17.7.11

N.O.X. - ovvero da domani la smetto col fumetto





Prendete Martin Mystère, imbottitelo di Ritalin e Pentotal, bendatelo, bollatelo come una raccomandata con francobolli di LSD. A questo punto chiedetegli cosa sta vedendo.

Direi che con questo semplice trucco riusciremo ad avvicinarci al concetto di verbosità di N.O.X.

Troppe parole, troppo scritto, didascalie inutili, dialoghi strabordanti, baloon gonfi come a una gara di Big Babol.

Gli argomenti trattati?
Interessanti, attuali, vissuti da un punto d'osservazione che forse si era visto solo nel compianto Lazarus Ledd.

I protagonisti?
Un gruppo variegato, con dinamiche diversificate e un ruvido melange di caratteri.

I disegni?
Quando non sono coperti dai dialoghi sanno difendersi. Più quelli del primo che non quelli del secondo, a mio parere.

Quindi cosa c'è che non va?
Semplicemente il medium.
Se per leggere 94 pagine di fumetto ci metti lo stesso tempo di un libro di 50 pagine, beh, i casi sono due:
- il libro è scritto con font 42
- il fumetto ha troppo da dire

N.O.X. non è fatto per essere un fumetto.
Non ne usa il linguaggio. Non segue le regole classiche ma non ne definisce di nuove.

Potrebbe essere un buon libro. Di quelli da leggere in spiaggia, con la sabbia che si incastra tra le pagine.
Un Forsyth, un Ludlum.

Ma un fumetto, no.


E dato che qui non si parla di libri...

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