8.7.11

Cassidy 15 - ovvero l'aspetto dell'aspetto


C'è un merito che devo dare a Pasquale Ruju. Anzi due.

Il primo è quello di aver ispirato le sopracciglia di Cassidy.


Il secondo invece è quello di saper farmi aspettare.
Leggo le sue storie e, per quanto alcune possano anche risultarmi insipide, non capita mai che io perda la curiosità di proseguire, di sapere come vanno a finire.

Che poi, mica è detto che i finali siano sempre all'altezza. Anzi, se devo soppesare le occasioni in cui i suoi epiloghi mi hanno lasciato completamente soddisfatto, beh, non so da che parte penderebbe il piatto della bilancia.
Sta di fatto però che, sia che si tratti di Demian, di Dylan Dog e anche di questo Cassidy, il gusto di sapere come si conclude il ciclo narrativo rimane inalterato anche di fronte a certe sbavature.
Sbavature che non sono tanto nel modo, quanto nel cosa.

Cassidy è un personaggio dal passato interessante, dal presente coinvolgente, dal futuro probabilmente segnato. Sa essere rude con stile, intelligenza, charme...E' un protagonista ben delineato, dal carattere giustamente sfaccettato, piacevolmente ambiguo.
 Eppure è inserito in una vicenda in cui tutto il resto del mondo sembra uscire dal manuale del perfetto comprimario. Non so se sia troppo affascinante lui, ma tutto ciò che gli gira intorno appare assolutamente piatto, stereotipato.

E non significa che non sia una lettura divertente, anzi, ma è lo stesso divertimento che si prova a vedere una puntata dell'A-Team. Rullata finale sul nero della sigla e di tutto ciò che hai visto ti ricordi soltanto i quattro reduci e il loro furgone nero. Di tutto quel che è successo non ti importa, perché non serviva, perché erano solo il fondale di un teatro. Finto.

E Cassidy mi pare tanto questo. Lungaggini, lungaggini, riempitivi, fogli di pluriball, per dividerci dall'agognato finale, per farci fare la strada più lunga in attesa che la cena sia pronta.

Che pare un giudizio negativo detto così, ma in realtà è un fumetto che mi ha felicemente accompagnato in quest'anno e mezzo.

Anche questa storia vive di quella mobilità statica che ti trascina verso il finale, per sapere quale sarà l'elemento in più che ti verrà dato per costruire la soluzione. E aspetti quello. Così come nell'A-Team aspettavi che fossero rinchiusi da qualche parte e accendessero la fiamma ossidrica.

Che dire. Anche questa volta l'attesa viene premiata.
Come avevo detto, Ruju è uno che va aspettato.

P.s. Postilla sui disegni di Elisabetta Barletta. Belli. Puliti. Perfetti. Eppure non so, è come se mancassero di carattere. Di una firma implicita che li guardi e dici "eh, questa è la Barletta...". Detto ciò: i disegni sono belli puliti perfetti.

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