28.10.11

Erato o dell'incompletezza

Un giorno magari mi metto a fare un po' di ordine tra i ricordi. Per ora va così, estirpando coi denti le schegge appuntite di quello specchio infranto. Il riverbero indolente di dolori frammentati, in cui si moltiplica all'infinito una visione di me sempre più dispersa.

Per ora va così.

"Erato impersonificava una complessa equazione di cui potevi solo intuire una soluzione.
Lei era.
E in quel suo essere avviluppava come un panno umido ogni altra sensazione. Qualunque attimo vissuto in funzione di lei era una sinestesia incostante, che abbacinava il mio illusorio comprenderla.


Non c'era rimedio a lei. 
Non alla fitta delle sue unghie che squarciavano la stoffa pesante della mia malinconia, non al suo viscerale volere, incantevole disinganno del mio timido razionalizzare.


Lei era. Era e voleva. 
Con un sussulto del respiro, con il socchiudersi rugiadoso delle labbra, voleva nel rossore irruento di quella pelle nevosa, voleva. Nei percorsi delle dita, nell'arco perfetto disegnato dalla curva della schiena, voleva ubriacandomi nella liquorosa densità del suo sguardo... Senza rimedio.

Racchiudeva nei suoi occhi l'impeto di un poema, la somma di tutti i versi che fossero stati anche solo pensati, abbozzati, dimenticati, fin dall'originaria scintilla d'ingegno che il primo uomo potesse aver avuto.  

La carezza autunnale del suo sguardo percorreva le stanze di ogni componimento, ma mai nessuna parola era riuscita a raccontarla davvero.


L'inventai, abbandonando me stesso in ogni spazio tra lettera e lettera, consumando le notti così come avrei voluto consumare l'aria che ci divideva.


L'inventai, e forse inventai anche tutto ciò che successe dopo.


E nell'unico, infinito, attimo in cui il suo sguardo mi ha cercato..."


Q.C.D.A.S. un libro che, pur non esistendo, si interrompe sul più bello.


mai un bel tacer fu postato


Cose di cui non parlerò oggi:
Non parlerò dell'uccisione dell'ultimo rinoceronte di Java presente in Vietnam.

Non parlerò di quanto mi piaccia camminare per le vie di Padova di notte, lontano dal vociare delle piazze, e imbattermi in qualche Kenny Random.

Non parlerò di un gatto grasso infilato in un tubo.

Non parlerò d'amore, no.


Non parlerò neanche del fatto che stamattina, in tangenziale, sono stato inseguito per 2 km da Madre Teresa. E se avete visto Duel sapete di cosa sto parlando.

No, non scriverò neanche dei fumetti che ho intenzione di comprare a Lucca. Ma domani parto.

Ecco, non parlerò. Perché oggi, e ieri, e domani probabilmente, forse dopo e dopo ancora, riuscirei soltanto... vabbé... ho detto che non dirò niente. (in realtà ne parlo perché so che faccio sempre il contrario di ciò che mi dico di fare...).

26.10.11

Sesso, bugie e ginkgo biloba

 
Dopo lo spropositato successo del primo post, dopo le petizioni, le telefonate, i ricorsi in cassazione, il televoto, finalmente arriva la seconda puntata di "Le cose strane che la gente fa ma che alla fine sono strane per noi ma non per loro che magari per loro è strano quel che facciamo noi".

Lo so che, in questa squallida deriva della società, un altro post sulle pratiche sessuali curiose contribuisce soltanto ad alimentare quell'ondata di relativismo corrosivo e malevolo che svilisce corpo e anima, facendo sprofondare la moralità e l'etica nelle sabbie mobili di uno squallido impoverimento di valori.

D'altronde oggi lo ha detto anche lui sul Corriere
Cioè, Rocco Siffredi che viene a dirmi che è contrario al troppo porno?
Come se Giacobbo dicesse che non se ne può più di tutti questi misteri...

Vabbé, dicevamo:
[ATTENZIONE: per qui si va ne la città dolente, per qui si va eccetera, eccetera... CONTINUATE A ESSERE MAGGIORENNI]

Andromimetofilia

















Che altro non è che la passione per le donne vestite da uomo.
Adesso è il momento in cui dovrei dire qualcosa di simpatico per dare quel risvolto goliardico alla cosa, fare la battuta che non ti aspetti, svelare il lato comico di questa pratica. In realtà ho in mente solo Platinette quando si traveste da uomo e devo ammettere che non è così eccitante come credevo...

Acrotomofilia











Pare che ci sia chi è particolarmente attratto da partner mutilati, senza arti e affini, l'ho visto anche in una puntata di C.S.I. quindi sono ferrato sull'argomento. Detto così, comunque, sembra macabro (soprattutto se quando entri in camera gli arti sono tutti attaccati), eppure non riesco a non vederci un lato tenero, una sorta di accudimento materno al bimbo in fasce (sì, non ho mai detto di essere normale). Che poi, stare con uno che non può scappare può avere i suoi vantaggi.

Dendrofilia











Naturalmente stiamo parlando dell'attrazione sessuale per gli alberi; essa può comportare il desiderio di congiungersi sessualmente, fisicamente, con gli alberi stessi, ovvero l'adorazione degli alberi come simboli fallici. Io una volta stavo con una betulla, ma mi ha piantato! (ahahahah!)
Cioè, scherzi a parte, ma tipo che si va lì e si scopa o servono comunque tutti quei rituali metrosexual dell'invitare a cena, portare al cinema ("E venne il giorno"?), e che splendida corteccia, ma che che colore particolare hanno le tue foglie, ma cos'hai fatto ai rami? stai beniiiissimo...
Che poi a me l'anno scorso è morto l'aloe, giuro che non è stato durante un gioco erotico!
("Sai, amo le piante, ho il pollice verde!" "Per carità, non voglio sapere dove l'hai messo!").

Gregomulcia












Dice che è "l'eccitazione provata dal farsi palpeggiare, comprimere e trascinare dai corpi di una folla".
"Mi bagno di folla" è il motto del C.A.L.C.A. (Congregazione Amanti Libere Compressioni in Assembramenti).
Particolarmente rinomati come mete per il turismo sessuale i treni dei pendolari.

le selezioni del Grande Fratello

e soprattutto i punti di ritiro dei braccialetti al Lucca Comics & Games (sabato si parte!)

Bene, anche per oggi la GDA di stronzate è coperta.
Alla prossima mirabolante puntata.

25.10.11

alla notte e ai suoi occhi


Sverisce la notte,
grinosa, sostende nei grabi linosi
di un mèreco niente.
Attunde scerzante,
smarendo nei lei diamarosi
dei tuo occhi rimanti.

S'arriglia,
cormando i roselli,
tralando i bareni:
saprosi,
diprenti,
sfimati di te.

E quesce smarnita,
sdilando la prenìca ormenza,
sdilando la vita.

23.10.11

Verrà la morte e avrà i tuoi like

Probabilmente non dovrei mettermi a scrivere di questo argomento, ma oggi sono stato a casa da solo, a non fare un cazzo, per tutto il giorno, e ho avuto modo di essere travolto dall'onda anomala di cordoglio che eventi del genere immancabilmente suscitano.

E' morto un ragazzo di ventiquattro anni, tra l'altro è morto facendo il proprio lavoro. Non che la cosa mi sconvolga più dei morti del recente terremoto in Turchia, o dell'ennesimo suicidio alla Foxconn, o del tipo che hanno investito sotto casa mia l'altro giorno, o Zanzotto. Non li conoscevo, non avevo un legame, un'empatia. Erano degli sconosciuti che sono morti, capita, le persone muoiono.

No, non voglio andare a parare lì. La gente ha i propri sentimenti, a volte intimamente individuali, altre volte smaccatamente collettivi, veri, falsi, sentiti, ipocriti, ce li ha.
E li manifesta come crede, magari si può criticare il metodo, addirittura il contenuto a volte, ma quel che resta è che è insita nella società un'esigenza di addolorarsi, l'innato bisogno di sentirsi partecipi.

Naturalmente la costante interconnessione digitale diffusasi negli ultimi anni ha sicuramente contribuito ad agevolare questa peculiarità umana. Scrivere un commento su facebook è facile, più che inviare un telegramma, più che prendere la macchina per recarsi in un luogo, più che portare un fiore sulla tomba. Eppure ha assunto ormai la stessa valenza.

Aggiungersi a una pagina Facebook, accendere una candela di fronte a Buckingham Palace, lasciare una mela morsicata davanti a un Apple Store, sono gesti che derivano dalla stessa matrice e subiscono l'effetto valanga tipico di tali manifestazioni.

Tra l'altro sono arrivato fin qui senza esprimermi sul fatto che sia giusto o sbagliato, ammirevole, ipocrita, vergognoso, lodevole, scandaloso, umano o checcazzo ne so. Non mi interessa esprimere un giudizio sulla cosa sinceramente.
Posto che, mi fa quantomeno sorridere che ci sia sempre qualcuno pronto col ditino per essere il primo che aggiorna la data di morte su wikipedia, che apre una pagina facebook, che scrive il suo commento da qualche parte.

Mi viene da pensare quasi che il famoso quanto d'ora di celebrità ce lo si stia prendendo a piccole dosi, a istanti digitati su qualche bacheca, secondi strisciati sul muro di qualche sito.
Mi viene da pensare anche che se stimiamo una persona, la amiamo, ci fa impazzire e siamo sempre con lei, forse dovremmo dirglielo finché è in vita, cogliere quell'attimo e abbandonare al suo esistere i nostri pensieri.
Farlo post-mortem a chi cazzo serve?

Eppure oggi mi sono appassionato nel monitorare questo






Non che significhi niente, per carità. Anzi, ribadisco, ognuno ha il diritto/dovere di esprimere ciò che sente nell'attimo esatto in cui lo sente, ecco sì, forse è proprio questo che non mi torna.

Sia chiaro, per me scrivere 'Sic, sono sempre i migliori che se ne vanno', o costruire una piramide, o recitare l'eterno riposo, pari sono.

(apro una parentesi: anche i peggiori se ne vanno, anzi statisticamente, visto che siamo circondati da teste di cazzo, sono proprio i peggiori che se ne vanno più spesso, è che non ce ne frega un cazzo e intimamente ce ne rallegriamo. E aggiungo anche qualcosa per il 'non è giusto': tralasciando il caso specifico, ché se vai su una roba a due ruote ai 300 all'ora l'ipotesi che tu possa morirne non è così remota [se io che sto 10 ore al giorno in ufficio morissi soffocato dal filo del mouse cadendo dalla sedia svedese, cazzo, quello non sarebbe giusto], dicevo, tralasciando il caso specifico, quando cazzo è che è giusto morire a 'sto punto? Si muore, fa schifo, non vorremmo, ma si muore, in tanti modi. Chi rimane ne soffre, si dispera, muore a sua volta, ma non ci vedo proprio niente di non giusto, no perché il giusto cosa sarebbe allora?... vabbè, chiusa parentesi).

Mi sono perso, non lo so cosa volevo dire, ah, sì, lungi dal giudicare mi ritrovo incuriosito.
Incuriosito da tutto questo vociare, questo dover esserci, dirlo, dirlo a tutti.
Già, a chi stanno scrivendo? A chi lo dicono?

Se la necessità è quella di comunicare con il caro estinto perché non scrivergli un messaggio privato?
A lui arriverà nell'identico modo, i parenti probabilmente potranno accedere alla pagina e troveranno conforto in tale manifestazione d'affetto, non muterà lo status quo delle cose e non avremo mostrato a centinaia di migliaia di persone di non essere capaci di scrivere due righe in italiano corretto.

Vabbé, più rotolo verso la fine del post più mi accorgo di quanto inesorabilmente si stia spostando verso il basso.
Mi fermo. Ma ci ritornerò.

Spero.

P.s. Se improrogabilmente non dov'essi ritornarci, il primo che sciverà R.I.P. sulla mia bacheca di Facebook, è una testa di cazzo!

22.10.11

Un post della Madonna!


C'è qualcosa di ipnotico nella colonna di destra del sito de La Repubblica, e anche se ogni volta mi ripeto che devo evitarlo, che no, che non mi fa bene, che poi non ne esco più, niente. Alla fine ci casco sempre.

Oggi l'occhio mi cade qui:
Jesolo è qui dietro, mi incuriosisco, clicco. Leggo addirittura l'articolo de La Nuova Venezia.

Allora, il mio rapporto con dio, facendo un brutale riassunto, è che io penso alla mia esistenza, lui pensa alla sua e vicendevolmente ci prendiamo per il culo.

Vabbè, lungi da fare un discorso sulla religione, lo farò, prima o poi lo farò, ero più che altro interessato dall'articolo e dal modo delirante, parziale, inefficace e sottilmente ridicolo di raccontare la cosa.

Tralasciando il fatto che Medjugorje non è in Serbia e che suppongo che le apparizioni, se fosse, non sarebbero un premio per l'autentico successo di un incontro, evitando assolutamente di mettersi dalla parte degli scettici e nella convizione che sia una foto tragicamente autentica, leggo questo "con la pubblicazione della foto che sta facendo il giro del Veneto e presto varcherà, se non lo ha già fatto, i confini regionali e nazionali" e mi chiedo: ma davvero un giornalista (giovane) è convinto che esista un circuito veneto di Facebook? Che il percorso di diffusione di una foto pubblicata in un social sia misurabile in chilometri? Che si possa parlare del varco dei confini nazionali per un qualcosa che risiede in un mondo che confini non ne ha?

E' sabato mattina e oggi sono polemico.

Comunque, la foto è questa


 Che ingrandita diventa così

Casualmente della pareidolia ho già parlato qui, (cazzo, mi sento molto Giacobbo), e in effetti è impossibile negare che, citando un giovane jesolano, "è stato chiaro a che non si trattava di una nuvola qualsiasi. Era la Madonna...". La somiglianza in effetti è impressionante.

Tra l'altro nella stessa giornata a Jesolo si sono tenuti anche degli altri incontri, da cui provengono queste foto
Congresso nazionale dei portatori di mocassini dai colori improbabili

Convegno dell'associazione micologica veneta dal titolo "Utilizzo dei finferli nell'atomismo greco come origine del materialismo storico"
Addio al celibato Jedi "L'imeneo colpisce ancora"
Proiezione consecutiva non-stop del film "Rapa-nui"  per aggredire il record del mondo di visione "Rapa-nui", attualmente detenuto dall'israeliano Ister Ailand con 129 ore

Non pubblicabile ma comunque pervenuta la foto del raduno internazionale andrologi.

Fine polemica.

[ah, spero non si sia offeso nessuno (no, in realtà non lo spero), non per così poco almeno...]

'notte



Buonanotte di spine e sangue
avvolti in un silenzio che langue,
di delirante luna dea di sbagli
soffoca la penna sui miei fogli;

buonanotte di vento e nulla
di nubi che coprono l’ultima stella,
di crudi strepiti di cuore
di labbra svinte di piacere…

buonanotte a un’altra rea,
un angelo che porta in sé l’inferno,
la cieca furia di un’idea
la bianca stretta sul mio sterno,

l'attesa confortante di un bersaglio,
che inebria e uccide e muore e muoio,
l’etereo sospirare del suo viso
è un sogno che mi svela il paradiso.

Buonanotte di suoni sparsi,
del battito di questi tasti spersi;
buonanotte a un viaggio senza orme
che sfiora l'alba di un giorno che non dorme.

21.10.11

Ceci n'est pas un post!

Perché di solito dura solo qualche giorno. Attimi.
Poi ricominci a vederti solo di spalle, che te ne vai.

E l'immagine di te che vedi riflessa in quello specchio è un abbandono.

Per questo oggi non scrivo, e questo non è un post.

20.10.11

Giovedì: forza-gnocchi


Oggi è stata una giornataccia. Poco, poco tempo per fare qualsiasi cosa.
E il post che non avevo in mente e che non avrei scritto comunque, non l'ho scritto.

Però, visto l'approssimarsi di quella deprecabile festa pagana di Halloween, una mia amica mi ha chiesto la ricetta degli gnocchi di zucca.

Dato che questa ormai l'ho scritta, perché sottoporsi a un ulteriore stress per pensare ad altro?
Bene, indosso il mio cappello da cuoco e procedo.

Ecco qua!

Quella degli gnocchi di zucca è una ricetta che si perde nella notte dei tempi e bla, bla, bla… saltiamo l’introduzione (anche se “l’isogenesi degli gnocchi di zucca nell’eziologia dell’atomismo” era un trattato interessante) .
Allora, io li faccio in almeno tre modi a seconda di come mi gira.

Comunque alla base di tutto c’è la zucca, che se non è buona conviene buttare via tutto.
Metodi conosciuti per capire se una zucca è buona: nessuno!
Va esclusivamente a culo, come si suol dire tra noi chef.

Allora, i puristi la sbucciano prima di cucinarla, io dato che non ho più molte dita sane ho abbandonato questa usanza e faccio tutto dopo. Comunque per sbucciare a crudo, al posto del coltello si può usare un pelapatate.

La zucca la tagli a pezzi, togli i semi e la cucini.
Puoi metterla in forno per mezz’oretta a 200 °C in modo che si ammorbidisca e che si asciughi per bene.
Oppure puoi lessarla in acqua o al vapore. Io la faccio al vapore, anche se a cucinarla così rimane piena d’acqua e per gli gnocchi non è proprio la più indicata, più che altro perché si tende ad aggiungere più farina.
Quindi diciamo che per praticità la fai al forno.

Una volta cotta la metti in una terrina (senza scorza), la schiacci con una forchetta e aggiungi un uovo (l’uovo è facoltativo, se sei vegana o non hai galline a portata di mano vengono buoni lo stesso). Se sei pigra, non hai forchette o la zucca è abbastanza grumosa, la passi nel mixer.

Per l’impasto classico uso anche delle patate lesse, le proporzioni sono 2/3 zucca 1/3 patate. Sale, pepe, noce moscata e un po’ di cannella. Aggiungere un po’ di parmigiano non fa mai male, ma dipende dai gusti.

Quando l’impasto si raffredda (meglio a freddo che serve meno farina), lo amalgamo con la farina (per gli gnocchi meglio se farina di semola, ma la 00 va benissimo) fino a che non diventa abbastanza compatto da poter essere lavorato per stendere su un piano infarinato  un rotolino di circa 1,5 cm di diametro (indicativamente comunque dovrebbero bastare 200 grammi di farina, ma dipende da quanto liquido è l’impasto).
A quel punto basta tagliarlo a tocchetti e gli gnocchi sono pronti.

Se l’impasto non è abbastanza compatto, invece di aggiungere ulteriore farina (che oltre ad appesantirli rischia di rovinare il gusto) il trucco è quello di mettere il tutto in una sac à poche e stenderli così, o addirittura farli cadere direttamente in acqua dalla sac à poche stile spatzler.

Stanno benissimo anche senza condimento, oppure con burro e salvia o per esagerare con del gongorzola sciolto nel latte.

In alternativa si possono seguire queste due varianti:
se amiamo i sapori dolci possiamo aggiungere all’impasto degli amaretti sbriciolati (diciamo 100 gr di amaretti ogni Kg di zucca).

Oppure al posto delle patate possiamo usare della ricotta.

P.s. Se serve un cuoco a domicilio vengo via con poco.

San Gordon Ramsay dal fornello acceso, non ti avessi mai offeso!

19.10.11

Frustazioni ovvero del perché ho una frusta nel baule


E' bastato pubblicare un'innocente foto del baule della mia auto (vedi post precedente), che tutta la blogosfera (vabbé, 'sti quattro gatti quello sparuto drappello di valorosi che passa di qui ogni tanto) si sta chiedendo come mai, in quell'accozzaglia di oggetti che manca solo che ci sia il merlo parlante de La settimana enigmistica a dire "ov'è la  cui Ma   to quel    o so d   frusta con    che io so    uro ha fat Solo i", dicevo, come mai lì in mezzo ci sia una frusta.

E per frusta non intendo il pratico utensile da cucina utilizzato per sbattere le uova, dopo averle mirabilmente sgusciate con Egg EZCracker, e di cui ora la nostra simpatica Ilaria ci mostrerà l'utilizzo
Chi mi sbatte,      le uova?

E non intendo nemmeno la frusta subacquea, cioè quel tubo flessibile che unisce il respiratore alle bombole, e di cui invece Karen ci mostra un utilizzo pratico
Dimmi che sei tutta bagnata... ahahahahaha! XD

Va da sé poi che, pur essendo io residente da generazioni nelle floride Venezie, non mi riferivo alla famosa rivista quindicinale veneziana La frusta letteraria, tra l'altro lettura preferita di Paris Hilton da sempre fan di Aristarco Scannabue
Wow, ci sono le letterine anche per dentro...

Naturalmente non mi riferisco nemmeno al famoso colpo di frusta, di cui Meredith, la nostra modella a tre teste, vi illustrerà la dinamica (e volendo anche alcuni trucchi per turlupinare l'assicurazione)
Ho mal di testa, ma non so quale

No e no, la frusta di cui parliamo è quell'arma bianca formata da una corda o una cinghia e che serve appunto per frustare. Lo dice il nome stesso, frustare deriva da frusta, e viceversa. E' nato prima l'uovo o la gallina? L'uovo (di dinosauro!).

Comunque eccola qui, la nostra versatile Debbie si è truccata per mostrarci al meglio le potenzialità di questo arnese, così semplice eppure così affascinante ed evocativo
Spero che non mi si spezzi un'unghia!

Ecco, fine della lezione sulle fruste.


Ah, quasi mi stavo scordando.
Mi capita di vestirmi da Indiana Jones ogni tanto. Cioè, è capitato venerdì sera e non è stato nemmeno così eccitante come pensavo ^_^

Ma la frusta, eh, la frusta... Voi non sapete proprio in quanti modi si può usare una frusta.
Prima o poi ci faccio un post.

Disordine religioso


A un certo punto qualcuno si è azzardato a dire: ma che ordinato che sei.
Era in qualche commento e si parlava di un qualcosa che avevo scritto.

Ecco io appena esco dal foglio sono così.
Ho aperto il baule della macchina e ho ripensato a quelle parole, di fronte a me questo (da sinistra a destra):
- 10 Lt di sabbia per i gatti, non so se la sabbia abbia una scadenza ma potrebbe essere abbastanza vicina, perché è da un po' che me la ricordo lì;
- 5 metri di corda nera elegantissima
- cappello da pescatore in similpelle (non che io vada a pescare, al limite compro i bastoncini surgelati)
- scarponcini da trekking, che non si sa mai dove la macchina ti può portare
- borsa della macchina fotografica, con macchina da tot euro e due obbiettivi da tot euro al quadrato (tanto mica si rovinano...)
- frusta (anche questa perchè non si sa mai dove la macchina ti può portare)
- 4 sedie pieghevoli imbottite, perché la comodità è una virtù
- Maxi Dampyr (ecco dov'era che volevo recensirlo), mi sa che mi mancano ancora alcune pagine da leggere, comunque Cajelli sempre appassionatamente accurato e ricercatore, esordio di Crippa compagno di superiori di una mia conoscente, e mi perdonerà il terzo sceneggiatore, disegni di qualità eccelsa per tutte e tre le storie
- un biglietto della metro (nuovo)
- una felpa nera da black bloc
- un ombrello enorme che ho comprato a Milano
- un atlante stradale (che la macchina occorre anche portarla da qualche parte a volte)
- Tommy, il Tom-Tom. Che non sempre le cose vanno come si spera.
- scarpe da ginnastica e scarpe eleganti (a seconda di dove ti ha portato la macchina)
- nascosti ma presenti: un volantino di un corso di inglese che non farò, una scatola di preservativi incellofanata, qualche bottiglietta d'acqua, una pompa della bicicletta, un Julia (che ho letto), un Svegliatevi! (che devo finire di leggere), la carta di un Kinder Bueno (che non avrei dovuto mangiare), altro, un alimentatore universale 19v per notebook, dei cd a caso, non sa/non risponde.

Ecco, solo per dire che non sono ordinato.

18.10.11

Un uovo nuovo


In un momento di euforia mediatica, ieri sera abbiamo acceso il tivvù.

Nell'era del digitale terrestre il trucco è quello di rimanere su un canale soltanto il tempo necessario perché compaia il titolo di ciò che stanno trasmettendo, non un secondo di più. Tergiversare un attimo, distrarsi, scivolare sul tasto del CH+, può rivelarsi nella maggior parte dei casi fatale.

Se per qualsiasi motivo il flusso di scorrimento dei canali dovesse involontariamente interrompersi, abbassate il volume e distogliete subito lo sguardo dallo schermo: il rischio è quello di venire rapiti da un fatale raggio della morte che inibisce ogni capacità di discernimento e ci costringe a guardare, guardare, guardare...
a me gli occhi!

L'indugio di un istante spalanca le porte a quel canto di sirena che immaginifico ci travolge e accoglie nel caldo buono della sua demenza. E d'un tratto ti ritrovi a puntare sul rosso di roulette immaginarie, appassionarti ad acquisti di case da milioni di euro, scoprire i punti psicologicamente deboli di un pincher indemoniato.

Oppure di ritrovi di fronte a  questo (l'ho visto su La5, giuro!):


Decisamente maestoso, impressionante direi nella sua semplice genialità.
Con solo 29 euro potrete per sempre (PER SEMPRE!) risparmiarvi la fatica di battere l'uovo sul bordo della terrina.
Cioè, pensiamo a quanti bordi potremo preservare con questo pratico oggetto.
Mai più dita mozzate nell'insana insolenza di rompere un uovo a mano.

Il solo pensiero di come potrebbe migliorarmi la vita un utensile del genere è mirabolante.

Ma allora mi chiedo, se esiste il rompi-uova perché non dovrebbero esistere che so:
- De-grape lo stacca-acini: mai più dita che si insinuano nella selva molesta di un grappolo d'uva, mai più la molesta sensazione di un chicco troppo maturo.
- Twisteak il gira-bistecca: basta usare la forchetta in modo improprio, è ora di smetterla con le bistecche che magari si girano e si piega un angolino, con il nuovo twisteak e il suo manico allungabile riusciremo a girare le bistecche fino a un metro di distanza.
- SaleQB lo spizzica-sale: mai più dosi approssimative, il quanto basta da oggi ha la sua misura! Finalmente un pizzico di sale sarà effettivamente un pizzico di sale. Il dosatore di pizzichi è un brevetto tutto italiano, l'ennesima eccellenza del Made in Italy nel mondo.

(io non ho avuto cuore di cercare con Google se effettivamente queste meraviglie dell'ingegno esistano davvero, nel qual caso mi scuso con gli inventori, non volevo assolutamente appropriarmi indebitamente del loro brevetto. Bravi e grazie!)