“Entonces Yahvéh-Dios formò al hombre del polvo de la tierra ….”
In principio fu la polvere,
soffocante sentiero che
porta l’uomo a essere uomo;
in seguito fu umanità,
umanità disumana: teste girate
verso una luce innaturale,
occhi dispersi nel nulla
di un futuro occidentale.
Le parole slavate sporcano
di limpidezza un presente
limaccioso: fango.
Troppo lente per raggiungere
le nostre orecchie,
troppo effimere per i nostri cuori.
E l’uomo lontano,
(che si nutre di fame
che si disseta di sguardi)
è qui: ancora nella polvere:
origine sabbiosa,
elemento primordiale che
secca il respiro.
In principio fu la polvere
e qui è ancora il principio
e forse è qui il vero
uomo: uscito dalla miseria
del non essere per vivere
la miseria di essere.
Tra queste case franose,
su questa terra molle,
nell’abbaiare costante del barrio
ho visto gridare un’umanità
umana, uomini di polvere su
cui soffiare un alito di
speranza, sorrisi sdentati
di bambini,
occhi troppo belli per vedere
tutto questo…
e fuori di qui occhi che
dovrebbero vedere e che
si chiudono accecati da
tutta questa polvere.
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