14.7.11

Appunti per una storia di guerra - ovvero formò dunque Gipi l'uomo dal fango della terra

Di Gipi ho già parlato qui.
Ma questa è un'altra storia. Completamente un'altra storia.

"Appunti per una storia di guerra" non parla di guerra. Dice che c'è, ci mette in guardia sul fatto che arriverà anche qui, uscirà dai televisori, dalle console, dai computer.

Come un fiume che straripa dalla nostra sufficienza, dal nostro guardare da lontano.
Arriverà la guerra e non sarà quella ipertecnologica dei film. Sarà solo fame, miseria, incertezza, rabbia, inselvatichimento, polvere.

Polvere. E dalla polvere il fango.
Una melma grigioverde, di quella che trovi sul bordo dei fossi, quella che sa di metallo e marciume.

E' in questa melma che intinge i pennelli l'autore toscano. In quei grigi scivolosi, in quel verde lercio di vita e solitudini.

Gioca a fare Dio Gipi. Usa il fango per plasmare un uomo.
Per crearlo dal nulla della guerra. Per soffiare in lui un alito di vita così incerto da sciogliersi nella leggerezza degli acquerelli.

E' un romanzo di formazione.
La storia di tre ragazzi che abbandonano i propri 17 anni per crescere. E lo fanno nel mezzo di una guerra che non c'è, che non si vede ma si percepisce, un appunto di guerra appunto.

Ce la racconta Giuliano questa storia. Lui che è diverso dagli altri due. Lui, che ha abbandonato la sua famiglia "ricca" per aggrapparsi all'ombra di Stefano (detto Killerino). Lui che con Christian, lo scemo che non aveva niente da abbandonare, si è abbandonato al carisma del giovane e promettente criminale.
Una banda. Per rassicurarsi, per credere di avere una possibilità in quella desolazione, per sentirsi forti.

Ma la criminalità è una cosa seria, Killerino lo sa, lo sapeva già ma lo impara di nuovo quando si accoccola sotto l'ala protettrice di Felix, un miliziano di periferia, un boss di un mondo infimo, tristemente impalpabile.
Lo impareranno tutti e tre, ognuno a proprio modo, ognuno diventando l'uomo che l'adolescenza aveva seminato dentro loro.

Lo sguardo scivola attraverso le vignette come una goccia d'olio. La regia è perfetta.
Gipi sa sempre cosa mostrarti, dove mettere le parole, dove cadrà l'occhio per accalappiarlo e portarlo verso la vignetta successiva.
In questo senso è magistrale!



Ci risveglia bruscamente un epilogo che stride. Poche pagine che sono come uno spintone, una spallata che ti scosta dalla linea narrativa.
E' solo un attimo però. Poi ritorni sui tuoi passi, ricominci a respirare quell'atmosfera d'insensato, di irrisolto.
Raccogli un po' di fango e plasmi un fantoccio di quel che avresti voluto. Di come avresti sperato le vite dei tre ragazzi.

E poi rimani lì, con Giuliano e i suoi sogni di uomini senza testa.

1 commento:

  1. Un altro gioiellino del Gipi che mi fa rimpiangere di aver perso di vista il suo lavoro per anni...devo rifarmi del tempo perduto, decisamente...

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È l'ultima cosa che potrete dire in questo posto. Pensateci bene prima di scrivere le solite cazzate...