31.3.12

Coffin & cigarettes ("grai spatn guminendd himnbero")





Vabbé, quando due ore fa ho scritto il titolo di questo post avevo in mente di scrivere un decalogo per aspiranti non fumatori.
Insomma, dieci buoni motivi per smettere di fumare.

Cioè, altri dieci buoni motivi, ché delle solite menate che il fumo fa male e ti vengono i polmoni incatramati come cormorani nel Golgo Persico* non gliene frega niente a nessuno, e se uno vuol fumare fuma anche se gli incolli sul pacchetto le foto delle autopsie dei personaggi famosi morti di fumo (cioè, se ci fossero le foto delle autopsie le comprerei anch'io le sigarette).

(* Lo so, non erano vere quelle foto. Ed è proprio nel '91, mentre urlavamo "il sangue vale più del petrolio", che ho deciso che la piazza è un inutile ingannevole palliativo. Che adolescenza di merda...)

Comunque, se come me non fumate ma nella vostra vita avete avuto occasione di limonare duro con una persona che fuma, avete capito cosa intendo.
Più o meno volevo fare una roba del genere
Ma alla terza stronzata mi ero già smaronato.

Fatto sta che mentre cercavo l'immagine di un pacchetto di sigarette sono capitato qui

E per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa troppo spesso mi dimentico che esiste. Ché tra loro e quelli di Militia Christi di nottate piacevoli me ne han fatte passare negli anni che furono.
(e no, non mi riferisco a quella brutta storiaccia  della suora, cioè io manco sapevo fosse una suora e i lividi sulle ginocchia pensavo fossero per il troppo pregare, vabbé, ero ingenuo... siete mai stati ingenui voi? E' che a 28 anni uno mica può sapere tutto...)

Il sito del CCSG.

Che il Norton evidentemente non bastava...
Un luogo dove le fantasie più sfrenate diventano realtà.
No, ho già guardato: non ci sono né le lame rotanti di Goldrake né tantomeno ti spiegano come fare un'onda energetica. Per gli amici animalisti, sappiate che per fortuna non c'é nemmeno la polvere di corno di unicorno (ma magari era solo finita). Mi pare ci siano le istruzioni per trasformarsi in Jeeg Robot dal Saio (ma sono in latino e non ho ben capito).

Dove si scoprono verità su leggende millenarie
Vampiri, licantropi, animali mitologici mezzi uomini e mezzi finocchi, il Laocoonte strozzato da un serpente: chiara allusione omosessuale?
Ma soprattutto, dove la musica che i nostri (vostri) figli ascoltano si rivela per ciò che è: un bivacco di manipoli di note sataniche che disposte su un pentagramma pentacolare in un'orgiastica esecuzione penetra subliminalmente nelle giovani menti fino a traviarle diabolicamente (e trasformandole in menti di ricchioni, che ci sta sempre come messaggio).

E voi penserete: Black Sabbat? Iron Maiden? Burzum? Marylin Manson? Intestine Baalism?
No, ancora più black, più death, più satanic



Eh, non ve l'aspettavate vero?
Eppure direi che le prove sono inequivocabili. Ho ascoltato e riascoltato perché da scettico non ci credevo. Eppure ho dovuto anch'io arrendermi all'evidenza.

Scioccati vero? Eppure è palese che il mefistofelico Tiziano pronuncia chiaramente le parole: "grai spatn guminendd himnbero". Alla faccia dei benpensanti che lo hanno giustificato per tutto questo tempo.

"grai spatn guminendd himnbero".

Robe da non crederci, non c'è più religione. (!)

Vista tanti anni fa e mai dimenticata.

29.3.12

Se non lo sapete... ve lo dico io! 2


Stamattina il blog è stato aggredito da un'orda disperata di questuanti alla ricerca della soluzione di quel giochino bislacco che di straforo si era infilato in un post che in realtà parlava d'altro.

Tutti lì, vi giuro. Centinaia.
"Questo problema impegna un bambino per 5 minuti". E tutti a chiedersi chi cazzo è 'sto bambino, e mica posso essere da meno di un ragazzino, cazzo battuto da un infante no!

E dunque eccoli lì, a rovistare in Google per averla quella risposta così inarrivabile.

La via breve è sempre la migliore?

A chi giova aver trovato la soluzione cercandola tra le pieghe dell'internet?

E soprattutto, dov'è la Curmania?

Ok, ok, la faccio breve. Servono risposte? E qui qualcosa si trova sempre.

Il test era questo.

Niente?
Ma quando spiegavano la trigonometria, il teorema di Ruffini, la serie di Fibonacci, Lagrange, Jacopini-Bohm, voi dov'eravate???

Guardiamolo così

Va meglio?
Col pallottoliere come ve la cavavate?

Devo esagerare? Esagero

Bene, adesso tutti fuori dai coglioni!

E per la soluzione alternativa ci sto lavorando.

Ho caricato un algoritmo fantastico che girerà per i prossimi 3 mesi e scoprirà che un'altra via è possibile... Cioè, lo sapevate che il più alto numero di decimali del Pi Greco se lo son calcolato "utilizzando un computer domestico modificato, con 2 processori Intel Xeon X5680 a 3,33 GHz (12 core fisici, 24 con hyperthreading), 12 banchi da 8 GB di RAM, per un totale di 96 GB RAM DDR3 a 1066 MHz".

E magari bastava cercarlo su Google...

Insert Coin 13



28.3.12

Che confusione! (L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello non parla di baratto)


Cercavo di raccattare qualcosa su cui scrivere, ma l'internet ultimamente non mi dà soddisfazioni.
Repubblica.it sembra aver fatto voto di castità in quanto a cazzate, facebook è diventato un covo di gattini, la mail non la apro neanche più...

C'era una mezza idea di riprendere un post che ho letto, per per discernere di DIY.
DIY dai. Do It Yourself.
Son quelle robe che dicono che siamo bravi anche ad arrangiarci e che ci sono un casino di modi per riuscire a soddisfare da soli le nostre esigenze.
(Chi ha interpretato maliziosamente questa frase alzi la mano. L'altra mano!)

Comunque,quando sento parlare di questo argomento penso sempre che di quel che sappiamo fare avremo sempre un surplus, un eccesso che conviene scambiare con il surplus di qualcun altro che sa fare qualcosa che noi non sappiamo. Sì, il baratto insomma. (Ecco, baratto è una parola che se aprite i dizionari etimologici non si capisce proprio da dove derivi).
Non che adesso non esista, è che barattare i miei 1 euro e 39 con una bottiglia di Estathè dell'Auchan, non credo che possa essere considerato alla stessa stregua. (Anche se ne vale la pena).

Se nomini baratto mi viene sempre in mente il tizio della graffetta rossa.
Adesso gli apparecchi li fanno più piccoli...

Presente? Quello che è partito barattando una graffetta rossa con una penna orrenda forma di pesce ed è arrivato ad avere una casa in affitto per un anno. Questo qui.

Ecco, narra la leggenda che il tizio canadese (esiste il Canada, ho controllato su Google Maps) abbia scambiato la graffetta con una penna orrenda, poi la penna con una maniglia orrida, poi la maniglia con un orripilante barbeque, e via dicendo passando per un pomeriggio con Alice Cooper, un contratto discografico, una parte in un film. Vabbé, avete capito: dopo un po' di tempo che questo cazzeggiava su internet a scambiare cose inutili con cose inservibili è stato notato da qualche sponsor e tutto è andato in vacca. Alla faccia dell'esempio edificante.

Ben più emblematico il caso del curmano Jep Dalai, che sull'onda dell'entusiasmo decise di seguire il percorso inverso. Tramite dei messaggi lasciati sulle porte degli autogrill scambiò dapprima la sua casa con un'autocisterna, poi un pascolo con 200 mucche, poi 20 bancali di telefonini e via dicendo, fino ad arrivare allo scambio finale: un cd dei Ricchi e Poveri scambiato con la famosa graffetta rossa già citata in precedenza. (O quantomeno lui pensava fosse quella originale, in realtà si trattava di un falso fatto, ironia della sorte, in Curmania).

Quindi, anche oggi abbiamo imparato una lezione.
Una lezione che ci insegna che bisogna farsi le cose da soli, bisogna usare una graffetta, la Curmania non esiste.
L'unione di queste tre cose, mi sembra addirittura superfluo dirlo, porta a questo
non è uno scherzo, esiste!
Di MacGyver parleremo in separata sede, ché merita un approfondimento.

Detto ciò, stavo scrivendo il post su quel che ho scritto qui sopra e mi arriva questo:


Allora, io sono un programmatore e quindi anche se non me ne fosse importato nulla mi sarei sentito comunque costretto a ragionarci su.
Quello che ne ho dedotto è:
- è vero che il problema impegna il bambino per 5 minuti, ma non è scritto che il bambino lo risolve. Infatti dopo 5 minuti si rompe i coglioni e se ne va.
- un programmatore ci mette 1 minuto a risolverlo e 59 minuti per cercare una soluzione alternativa che dev'esserci per forza un altro modo di risolverlo
- un'ora si scrive con l'apostrofo, la d eufonica meglio usarla solo in presenza della stessa vocale
- se uno non è una persona di cultura come fa a scoprire da solo quanto ci mette una persona di cultura?
- sono ancora convinto che si possa tirare fuori una soluzione alternativa
- la Curmania non esiste
- MacGyver avrebbe usato una graffetta per trovare una soluzione alternativa (MacGyver sa dov'è la Curmania)

Fine post (per i precisini).

Ah, la soluzione è qui!

25.3.12

Una stagione di fede assoluta (titolo copiato)


[ATTENZIONE: pezzo noioso su robe di fumetto abbastanza confuse, ma mi sembrava l'ora giusta per parlarne]


Come ogni tanto capita mi ritrovo a pensare all'idea che ho maturato sulle idee.

Stavolta il ragionamento parte da questo
 A sinistra Batman di Jim Lee anno 2003 a destra Nathan Never di Paolo Di Clemente anno 2012.
Che dire?

Stessa posa, stessa impostazione, stesse dita della mano. E' evidentemente un ricalco.
E fin qui nulla di strano, capita. A Di Clemente era capitato anche il mese scorso
Da Bat a Nat
Ma ripeto, son cose che si fanno. Piace una determinata immagine o addirittura si vuol fare un omaggio a un proprio mito o si gioca col pubblico a scovare le citazioni, insomma si fa.

Il punto è: quand'è che diventa plagio? (se lo diventa, s'intende).

Innanzitutto inquadriamo la situazione: stiamo parlando di professionisti che ricevono un compenso per il loro lavoro di disegnatori, quindi niente ragazzini che copiano Superman per fare la copertina del demo del loro cd, niente pizzeria Al Pipistrello che disegna Batman sulla vetrata.

C'è, o almeno credo che ci sia, un tacito accordo tra chi disegna e il pubblico, un accordo che dice che, se non specificato altrimenti, quel che hai disegnato è un'opera originale frutto del tuo ingegno.
Nell'eventuale ipotesi in cui non fosse così, il riferimento all'oggetto fonte di ispirazione potrebbe essere:
- dichiarato in forma preventiva o al limite immediatamente successiva, nell'albo, in un editoriale, nei contenuti speciali, sul blog dell'autore. In qualche luogo di pubblico dominio insomma.
- implicitamente manifesto a causa della celebrità dell'opera d'origine
- non espresso nella sostanza ma definito nella presenza (cercate bene perché in questo numero troverete un omaggio a un famoso supereroe con le orecchie a punta)

Se nel primo caso siamo al riparo da qualunque sospetto (per quel che riguarda l'omissione, la liceità dell'uso è altra cosa), negli altri due potremmo inciampare in alcune casistiche quantomeno ambigue.

Tanto per capirci, guardiamo un po' di copertine
Se per quel che riguarda Dylan Dog  il rimando all'Urlo di Munch è pressoché automatico, nel John Doe il riferimento al Saturno che divora i suoi figli di Goya non è poi così scontato.
Quindi, a parità di azione da parte del disegnatore potremmo avere una percezione differente dell'opera in funzione delle conoscenze specifiche di chi legge.
Più l'opera di origine è radicata nel sapere comune del pubblico, più l'opera di ricalco viene percepita come un omaggio.
E' nel bacino degli utenti, dunque, che peschiamo gli elementi per distinguere il come un'operazione di ricalco potrebbe essere individuata e accettata.

Se Di Clemente invece di ispirarsi a Batman avesse optato per un più nostrano Dylan Dog sicuramente ci sarebbero state meno indici puntati verso il suo lavoro
Cioè, non mi ricordo proprio che al tempo qualcuno se ne sia uscito con Ambrosini plagia Villa.
Le avesse viste mio nonno però mi avrebbe detto "uno dei dò gà copià!"

Per quanto riguarda invece la possibilità di interpretare la trasposizione di soggetti altrui come citazione nascosta per i fan, beh, il rischio è quello di ritrovarsi affetti dalla Sindrome di Luttazzi (e di quel che ne penso ho già detto nei commenti qui, che non ho voglia di riscrivere) e riempire compulsivamente quella vaghezza di intenti con troppi riferimenti, prenderci gusto, farsi scappare di mano la cosa. Soprattutto quando i risultati della rielaborazione si traducono in elogi verso un lavoro proprio solo in parte (ma questo lo sanno solo quei fortunati e colti in grado di decifrare tutti gli indizi).

E mi ricordo anche lì un Nathan Never in cui c'era tutta una sequenza omaggiata, all'interno di una barca, e per cui hanno dovuto dare spiegazioni nel numero successivo (ma non ho voglia di andarlo a  cercare).

Che poi, a guardar bene cos'è che non è copia di un qualcosa di precedente?


Io comunque faccio software. Se qualcuno prende il mio lavoro e se lo copia, ci cambia il nome e lo rivende mi arreca un danno. Un danno che è innanzitutto economico, ma che è anche un danno d'immagine, di rapporti con la clientela e quant'altro.

Copiare il lavoro di un qualcuno che non opera nel nostro stesso mercato, magari nemmeno nel nostro stesso ambito, reca un danno a quella persona? Probabilmente no... Ma allora come si misura la gravità di un plagio?

Mi direte, non sei stato capace di spiegarci cos'è e cosa non è plagio, figuriamoci se puoi illuminarci sui vari gradi di gravità.
Ovviamente no!

Di primo acchito mi verrebbe da dire che la linea di demarcazione è l'illegalità.
Se rientriamo nell'ambito del legale direi che l'etica, la professionalità, la correttezza potrebbero anche passare in secondo piano. Cioè, io di mio non vi soprassederei, ma posso anche capire che non siano necessariamente obbligatori.

E' che tra copertine la cosa viene anche facile, sì insomma, sono limitate, evidenti, è la prima cosa che vedi. Già a dover guardare 600 vignette la cosa comincia a risultare più complicata. Ma solo per un discorso di mole di dati, non per l'impossibilità di giudicare se un qualcosa sia copiato o meno.
In realtà è il disegno stesso che si presta alla comparazione, così come la musica, il linguaggio grafico utilizza dei segni che non sono  interpretabili: o si è uguali o non lo si è, esiste il quasi, ma difficilmente non si arriva a un risultato certo.

E se invece del disegno fossero le idee a essere state copiate. Cioè, se nel banco degli imputati adesso ci mettessimo gli sceneggiatori?
Una delle tipicità di parecchie testate del fumetto popolare italiano è proprio quella di attingere a continui rimandi, citazioni, ispirazioni, scopiazzature di opere cinematografiche
Perché tale prassi non dovrebbe essere trattata e giudicata con lo stesso metro di un disegno ricalcato?

Dico, il concetto non è lo stesso? C'è un mio predecessore che si è scervellato per trovare una certa soluzione, ha impiegato tempo, energie, lavoro per descrivere tale soluzione (graficamente o letterariamente poco importa), l'ha riaggiustata, rivista, corretta, modificata, limata fino a tramutarla in un oggetto (fisico o astratto che sia), poi arrivo io che la prendo e la uso così com'è. Per carità, la adatto alla mia storia (prima c'era Batman ora c'è Nathan Never, n'est pas?) ma di fatto rimane quella.

Mi viene in mente un vecchio Dylan che ho molto amato, "Il bosco degli assassini", in cui uno dei criminali fuggiva dal carcere indossando la pelle del viso che aveva strappato dalla faccia di un addetto del carcere. Paro paro a Hannibal Lecter ne Il silenzio degli innocenti.
Ecco, una pagina sceneggiata con l'idea di un altro (e non lo dico in tono accusatorio, è solo il primo esempio che mi è venuto in mente su centinaia di casi). Che, a non conoscere il film, si potrebbe anche rimanere stupiti della fantasia dell'autore. (Se adesso salta fuori qualcuno che mi dice che però esiste un mito sumero in cui un dio minore per scendere tra gli uomini indossa il viso strappato di qualcun altro... ecco, facciamo che gli rifaccio la faccia!).

Però il dubbio che a questo punto mi sorge è quello di capire come mai questa diversità di trattamento tra oggetto e concetto.
Sul disegno tutti integralisti, mentre sull'idea tutti  a dirsi che le note sono sette e dopo Omero e Shakespeare non c'è più nulla di nuovo e si ricicla sempre sulle stesse cose ed è il modo con cui lo fai...
Sarà che le idee mica si possono sovrapporre col Photoshop per vedere se sono le stesse, che le sfumature sono tante, che i topos son quelli (no, topoi mi rifiuto)

Ecco, arrivati a questo punto dovrei dire che l'idea migliore è quella che vince. In realtà è il modo che vince, il modo migliore di sfruttare un'idea, e gli utilizzi vincenti soverchiano immancabilmente i tentativi di imitazione.

Quindi non posso che ribadire che le idee sono nell'aria, se non le afferriamo noi lo farà qualcun altro, se le carpiamo e non le utilizziamo peggio per noi, se le carpiamo ma le utilizziamo male peggio per noi,  se poi arriva un altro e fa meglio, beh, avrà anche copiato ma di sicuro non ha copiato tutto pedissequamente...

Vabbé, ho fatto tanta confusione ma non sono arrivato a niente.
E' che stanotte va così, idee...

E comunque vale sempre la legge di Serra:
se pensi di aver avuto una idea originale un altro l'avrà avuta prima di te. E se l'idea ti appare geniale ci saranno certamente altri dieci ad averla avuta prima di te!

Copiosi saluti.

24.3.12

Lollipopup


Ecco, uno se ne sta tranquillo nell'internet a cercare una cosa per una cosa che vuole scrivere su una cosa, e finisce sempre che si apre quel malefico popup che ti dice che hai vinto un iPhone (io sono Androidiano di famiglia), la cittadinanza americana (ah! ah! Preferisco avere carta bianca che carta verde), che posso enlarge my penis (I' don't need it, baby!), e non sai mai dov'è il tasto per chiudere che poi parte la solita fastidiosa musichina e non capisci più in che finestra sia e alla fine non ti resta che staccare il pc dalla corrente, sradicare l'hard-disk e sigillare gli altoparlanti con la cera d'api.

Comunque son qui che cerco materiale per un post sulle copertine plagiate dei fumetti e mi appare questo

Sì, mi avete scoperto, quella lì sotto è l'icona di Internet Explorer... E' che ogni tanto mi coglie la nostalgia, lo apro e mi ascolto questo
Vabbé, fine del momento vintage.

Dicevo, mi si apre questo popup che con un velato giro di parole mi dice che ce n'é (sì, sì sto parlando di figa, che lo so che siete ancora lì con gli occhi sbrilluccicosi a guardarvi il modem, ascoltatemi un istante che l'argomento è serio)

La finestra che si apre merita alcune puntualizzazioni che ora vado a postarvi.
Prima però l'originale.

Ecco, io penso questo

Naturalmente per voi, ma solo per voi, ho accettato e mi sono sottoposto alle 4 fasi dell'iscrizione (no, Freud non c'entra! Cioè, ni!)
Flirto e mi diverto.

Un numero impressionante di provocanti membri. Promette bene... Chissà cosa provocheranno?

Gli incontri CASUAL sono quelli in cui non serve mettersi eleganti (Comunque non sapevano cosa photoshopparle e le hanno rifatto gli occhi!)

La quarta fase non ve la mostro, che sono cose private ;)

Bene, e anche 'sto giro il post sulle copertine non l'ho fatto!

Però ho incontrato la segretaria del mio ufficio... (Cosa vuol dire che sono un libero professionista e non ho una segretaria? No, non c'era nessuna allusione, ma, ma che vuol dire, no, nooo, ma da dove arriva tutta questa malizia adesso??? No, non ho detto libero professionanista...)

23.3.12

Insert coin 11


P.s. Prima o poi ricomincio a scrivere. Ora no.

21.3.12

Insert Coin 10


Equinozio


Quand'è che ci siamo persi? Dove?
E cosa? Quando?
 
Che il pensiero di te afferrava il mio respiro fino a farne polvere di vetro. 
Poi il silenzio.

Nessuna notte frinente d'estate, nemmeno il fruscio delle foglie marcescenti sotto ai nostri passi mattutini e autunnali, lontano da noi l'eco sorda delle rincorse sventate e ventose di neve e d'inverno.
D'inferno.


E ora chi sei? E dove?
Quanto di noi hai ficcato in questa lontananza e quali sogni hai perduto nei tuoi viaggi?


E io non lo so se la tua assenza è vera, "sia vera" ti correggerei, e arrossiresti sorridendo per nascondere il fastidio. Non so se sia stato vero tutto questo, non lo so:
mi acquatto nella penombra di questo vuoto di luna (sottile metafora penseresti, a ragione), e tendo la mia trappola al pensiero del tuo esserci.


Chissà, se è più quel che ci manca o quel che abbiamo, e se da qualche parte o in entrambi ci siamo noi e se hai sentito che ti ho pensata e se hai inciampato ancora nei miei se.
Come nei tuoi seni io, ma è di certo memoria apparente.


Non ci credo alla primavera, lo sai. E' mero inganno. Beltà illusoria.
Come quel giorno, forse.


Ma questa notte, ecco questa notte vivila ovunque essa sia, ovunque tu sia.
E' una notte giusta, equa. Vivila. In pace, ti prego. Se non con me almeno con te.
Se non con te almeno con quella luna smarrita che ancora si nasconde. Ancora.
Ma lo sappiamo che c'è.


Come me.


Ti lascio questa notte giusta, un panno di vento ha terso la vastità del cielo.
E a contare le stelle si finisce giusto a metà.

19.3.12

La Festa del Papa



E' la storia di un alunno distratto
che finì col non essere attento,
e giocando ogni giorno col gatto
a un tratto si perse un accento.

Non gli cadde dal pero però
né la meta divenne metà,
molto peggio quel che capitò
perché si perse la Festa del papà.

Se ne accorse un suo professore
e gli disse gran testa di rapa
era il giorno del tuo genitore
ora invece è la Festa del Papa.

La notizia fa il giro del mondo,
l'ha twittata perfino Saviano
e nel giro di mezzo secondo
tutti partono per il Vaticano.

Tutti in fila col proprio regalo
come tanti novelli re magi,
c'è chi porta persino uno squalo
già colpevole di molte stragi.

Mitre bianche e babbucce di Prada,
un diamante a forma di cuore,
una barca e un fuoristrada
regalatogli da un dittatore.

Una svastica dal suo paese,
tutta d'oro con grossi rubini,
nel cadeaux della Chiesa irlandese
un Groupon da duecento bambini.

Un collier di preziose esenzioni
dà lo Stato come fosse un trofeo,
pensa, pure gli amici ricchioni
lo vorrebbero al proprio imeneo.

E' la Festa del Papa tedesco,
si potrà fare il diavolo a quattro,
questa storia l'ha scritta Ionesco,
colpa di uno studente distratto.



 (Da uno scritto inedito di Gianni Rodari*)

*no, non è vero

Insert coin 9

18.3.12

Nathan Never n. 250 - ovvero ritorno a un passato futuro


Nel 1992 (Vecchio Calendario) avevo 16 anni.
Da qualche anno un amico mi aveva avevo scoperto Dailan Dog e ne stavo recuperando gli arretrati.
La domenica mattina prendevo la mia bicicletta rossa e giravo le edicole per cercare i numeri che non avevo, e quand'ero fortunato me ne tornavo a casa con la molla del portapacchi (quello fatto come le trappole per topi) bella tesa a stringere la mia colonna di fumetti.

Fatto sta che il giovane Mauro frequenta la terza superiore,istituto tecnico commerciale Gino Zappa, ed è un marzo abbastanza piovoso. Con la scuola è in gita, si chiamava ancora gita al tempo, tipo alle Cinque Terre, c'erano ancora le Cinque Terre al tempo, o giù di lì.
Cammina leggendo questo

quando sul bordo di una banchina, abbandonato tra due cassonetti, lo vede.

Si stava asciugando in bilico su uno spiraglio di sole, la copertina raggrinzita, le pagine ondulate che si abbracciavano l'una all'altra quasi a non voler distinguersi ma che nello stesso tempo si allungavano verso il sole a non voler estinguersi.

Il ragazzo abbandona per un istante il suo isolamento, c'è un mondo al di là dei suoi brufoli che si sta spalancando. Socchiude il colophon e scorge gli stessi nomi di quel fumetto che stava divorando.
E lui, che già allora non crede ai segni ma si diverte a inventarseli, decide che deve assolutamente leggere quel Nathan Never chiedendosi se c'entrasse qualcosa Anna Never, scocciandosi che i personaggi dei fumetti dovessero avere sempre la stessa iniziale per nome e cognome, e gustandosi la dinamica atleticità dei disegni di Castellini, che tanto l'aveva entusiasmato nella Casa Infestata.

Ecco, quando ieri il non più giovane Mauro si è ritrovato tra le mani un Nathan Never con la stessa copertina di quel lontano numero 1, beh, credo che non avrebbe timore nell'ammettere di essersi un po' emozionato. Perché tra le dita stringeva non solo un fumetto, ma sineddoticamente l'odore di quelle pagine raccontava i suoi ultimi vent'anni e tutto quello che gli hanno portato.

Ora, com'è questo nuovo inizio?
E' come in quei documentari in cui a un certo punto vedi il filmato del videoamatore che ti mostra la scena da un'altra angolazione, o forse come se qualcuno avesse montato i ciak differenti degli stessi episodi.
Fatto sta che il lavoro fatto dagli autori è stato quello di spostare la macchina di quel poco che si è dimostrato utile per svelare particolari che durante la prima visione risultavano impallati, o troppo in ombra, o magari sottovalutati.
Ecco, a riguardare il tutto con gli occhi di chi ha rielaborato quei momenti per ven'anni, li ha visti evolversi, spegnersi, ritornare, è ben più della nostalgia quello che sale.

E' la coscienza stessa di ciò che è un fumetto, è la realizzazione di quanto soggettivo possa essere quell'attimo tra una vignetta è l'altra, di come ogni closure viene riempita dalla nostra immaginazione in base a ciò che siamo nell'istante stesso in cui viviamo quella lettura. E di quella nostra storia nella storia occupiamo gli spazi fino a renderli un tutt'uno con il fumetto stesso, senza renderci quasi più conto del dove vada a collocarsi il punto di giuntura tra la nostra fantasia e quella degli autori. Come quei sogni che fai da bambino e che non riesci più a distinguere dalle tue memorie di adulto.

E così, quando torniamo indietro come in questo caso, quando sveliamo dei retroscena forse banali ma crudelmente profondi, quando c'è chi si è ufficialmente preso la briga di disegnare tra quei vuoti, beh, anche se a prima vista potrebbe sembrarti tutto solo un sottile strato di amarcord, intuisci che nasconde altro, che c'è un'altra storia da raccontare, un'avventura che ti era sfuggita e che ora reclami.

Non dice molto questo nuovo inizio, non in termini di rivelazioni. Dice tantissimo invece in merito alla potenzialità di rivelazione che i prossimi numeri potrebbero portare con sé.
Dice anche, o quantomeno vuol dire, che stiamo troncando il legame con tutto quel che è successo prima, nessun riferimento allo scorso 249 infatti, solo una storia, nuova seppur in un contesto conosciuto. Il modo degli autori per dire che è un nuovo fumetto che ha bisogno di nuovi lettori.

E' un primo numero in edicola. (Con tutte le vaghezze e le divagazioni dei primi numeri, tra l'altro).

Giardo intinge il pennino nei ricordi, in quel tratto prestante del primo primo numero che ripropone a modo suo in questo secondo primo numero. Nonostante il peso della responsabilità si diverte, stupisce, arriva addirittura agli easter egg. E inanella una prova spettacolare.

Forse scivola in qualche vignetta, Sigmund non è mai completamente a fuoco a mio gusto, certe scene appaiono troppo statiche anche se dal tratto perfetto, ma nel complesso è superba la sua prestazione.

Che altro dire? Che saranno passati vent'anni ma quel Nathan, quella Legs, quel Raiser... Indubbiamente sono personaggi che ancora funzionano. Quantomeno per il non più giovane Mauro.

Attendiamo il passato del futuro.

17.3.12

Capitolo III - Di discorsi fatti sui matrimoni gai e discorsi da fare sui matrimoni gay


[AVVISO: questo pezzo contiene delle elucubrazioni parziali che sono noiose anche per me che le sto scrivendo. Se passate di qui ritenetevi autorizzati a risparmiarvi la lettura.]

E' qualche giorno che vorrei scrivere qualcosa sui matrimoni gai.
Idee confuse naturalmente, ma più che altro la curiosità di addentrarmi nell'eziologia di un'eventuale gaiezza.
Cioè, qual è quel fattore che rende l'istituzione del matrimonio fonte di gioia per chi vi si avvicina, tanto da reclamarlo, pretenderlo, desiderarlo (e a questo punto a ragione, mi vien da dire).

Tralasciando l'ambito religioso, ma ci torno dopo forse, direi che è quantomeno improbabile che due persone necessitino della firma del sindaco in calce per manifestare in modo concreto i propri sentimenti e realizzare un percorso comune basato sulla condivisione delle proprie esistenze.

Ecco, sulla realizzazione di un proprio progetto all'interno della società civile, invece, l'essere riconosciuti come un'entità legittima potrebbe avere indubbiamente dei pro non indifferenti, e tale identificazione si rifletterebbe nel quotidiano di tali persone in termine di serenità, sicurezza, proattività nei confronti di un proprio agire virtuoso nell'ambito della collettività.

Ora, nel novero dei diritti che si acquistano contraendo il matrimonio (dico contraendo ma mi sa che è improprio, nel diritto italiano il matrimonio è un istituto regolato all'interno del primo libro del codice civile Delle persone e della famiglia, è quindi da escludere il fatto che si possa collocare all'interno di un contratto tra le parti, se così fosse l'avremmo trovato nel Libro Quarto, e la vita sarebbe più semplice per tutti), comunque, nel novero di quei diritti troviamo per esempio la successione ereditaria e la parentela (cosa non indifferente se per caso ci trovassimo nella situazione di dover decidere sulla salute dell'altra persona).

Che a pensarci bene, a 'sto punto, molti dei problemi derivano non tanto dal riconoscimento della coppia, ma prevalentemente dal disconoscimento dei diritti individuali relativi alla possibilità di poter disporre in modo assoluto e indiscriminato dei propri averi e della propria persona.
Dico, mi sta bene che venga normata la quota di legittima, ma solo nel caso in cui io non abbia deciso di destinare in modo differente ciò che lascio. Non mi fido di mio marito? Bene, esistono i contratti tra privati, tuteliamoci.
Stesso discorso vale per tutto ciò che riguarda l'ambito ospedaliero, altro cruccio di chi si sente escluso dalla vita di chi ama proprio nei momenti in cui più c'è bisogno della propria presenza. Potessi decidere io a priori chi e che cosa, ecco che tutto si risolverebbe. E ai parenti non sta bene? Se ne vadano pure a fanculo che l'essere di famiglia non può implicare il diritto di prelazione alla libertà individuale di decidere cosa farne del proprio corpo vivente. (Sul cadavere non mi esprimo, ché quello esce già dalla mia giurisdizione).

C'è molto altro lo so, che mica si può esaurire tutto solo a questo, ma a mio avviso già così una buona parte dei matrimoni sarebbe di fatto inutile.
Va da sé che sto facendo un discorso meramente egoistico, che sto guardando me e io con 'ste due cose sarei già più che a posto. Quindi se adesso state per dire ma che discorso del cazzo è mai questo che c'è anche questo e questo e non hai considerato quell'altro e che poi e tuttecose e le creature gli asili la casa la pensione. Se volete ditelo, ma sappiate che già lo so.

Quindi, sposarsi meno sposarsi tutti! (tutti quelli che lo desiderano, sia chiaro, che l'obbligo morale allo sposarsi spero sia stato superato ormai). No, che ci tengo a dire che sono contrario al matrimonio. Quantomeno al mio!

E per tutti intendo tutti. Cioè, devo parlarne davvero? Dai matrimoni gai ai matrimoni gay. Parliamone...

Però non adesso che a quest'ora è contronatura...

Facciamo che la prossima volta partiamo da qui.

EDIT: che pare che io sia contro il matrimonio. Io sono contrario al fatto che non esista una situazione giuridica che permetta a tutti di godere degli stessi diritti. E per tutti intendo la coppia ma anche gli eventuali figli della coppia. Poi se uno può sposarsi e non lo fa sono cazzi suoi, ma se quei diritti sono negati a chi invece saprebbe onorarli nel migliore dei modi, facendosi parte fondante e cellula virtuosa della società civile, beh, allora c'è un'anomalia che va sanata. E non mi riferisco solo alle unioni omoaffettive, che di impedimenti all'accesso all'istituto matrimonio anche per le persone sane ce ne sono alquanti. (E 'sane' era sarcastico e polemico, che meglio specificare coi tempi che corrono)

14.3.12

Innumerevoli


Oggi è la festa del Pi Greco.
Il ∏ Day, che si sa gli americani scrivono prima il mese e poi il giorno (e prima sparano e poi chiedono chi va là?), e oggi è il 03.14.

Che poi, per quel che mi riguarda, la festa del Pi Greco dovrebbe essere ogni giorno, che non è giusto ricordarselo solo una giornata all'anno, ché qui si parla di diritti matematici e non di un'occasione per uscire a andare a vedere dei numeri di Fibonacci che si riducono a fattoriale e si elevano a potenza.
Cioè, un conto è la ricorrenza (teorema della ricorrenza, dico), che ci sta, anche se ormai i tempi sono cambiati, e un conto sono quei Pi Greco che escono solo oggi perché il resto della loro vita lo passano in qualche equazione a ridursi ai minimi termini, servi di un rapporto irrisolto.

E allora i Pi Greco veri non sono quelli che oggi festeggiano, no, i Pi Greco veri combattono perché tutti possano essere  considerati per ciò che sono e non solo un numero. Cose serie, insomma.

Comunque, a leggerne su internet questa costante matematica desta sempre interesse e stupore.
Sarà l'irrazionalità, sarà quel suo essere trascendente. Sarà che a leggere le cose su internet tutto sembra figo (o una merda. O lol. O Repubblica.it.). Fatto sta che a essere Pi Greco oggi mica c'è tanto da stare allegri, che Standard & Poor's già sta pensando di declassarlo a 3,13 che quel che arriva dalla Grecia, si sa, se non è a rischio default neanche lo consideriamo più.

Se volete saperne di più c'è Wikipedia, ché mica posso mettermi qui a copiare e incollare ogni volta, manco fosse l'angolo del decoupage.

La notizia più interessante comunque è che "la più pressante questione aperta su π riguarda il fatto che sia o meno normale, cioè se la frequenza con cui è presente ogni sequenza di cifre sia la stessa che ci si aspetterebbe se le cifre fossero completamente casuali".  

Cioè, ho sentito gente dire le stesse cose di me.


(la sapete una cosa interessante? Esattamente tra un anno verrà eletto un nuovo Papa.
Il Papa della fine del mondo. Un Papa della pampa. Unpapaunpapa. Come faccio a saperlo?
Ho trovato un modo di utilizzare il Love Calculator di Jamba per predire il futuro)

[ah, sarà anche un Papa che odia gli omosessuali, gli atei ma non i dittatori. Inizia per Ber...]

12.3.12

Facecook: l'angolo cottura del mercoledì (fatto la domenica ma scritto al lunedì) 15


Ok, sabato avrebbe dovuto essere il 20 ventoso 220.
Avevo in mente gran dissertazioni sull'argomento, con un trionfale finale sul fatto che il 21/12/2012 sarebbe stato il 1 nevoso 221, e che la rivoluzione non la fermano nemmeno i Maya, a meno che non si intenda movimento di rivoluzione della Terra, che allora sì che sarebbe la fine del mondo (che significherebbe che la Terra sarebbe ferma al centro e a 'sto punto avrebbero ragione LORO.
E per LORO intendo le due signore che sabato mattina mi hanno impedito di dissertare di calendari.

Ecco, qui volevo metterci la foto di un calendario da camionista e scriverci sotto CALENDARIO MAYA(LA). Ma io non faccio di queste cose!

Quindi, ricapitolando: il post sul calendario non c'è, la seconda parte della testimonianza di Geova non ci sarà (mio nonno mi racconta sempre che un giorno che si stava vendemmiando suonarono alla porta LORO, mio padre che al tempo era ragazzino corse nella vigna gridando 'Mamma, mamma, ci sono  i testimoni di Genova che vogliono venderci la Libia'. Ma davvero mi sto rivendendo gli aneddoti di mio nonno?), dunque di che si parla?

Cena.

Tortino di farro con zucchine e gamberetti, polpette di miglio e zucca, tortini di farro e miglio con curry.

Allora, andiamo in ordine.
Sarò generico.
Prendete del farro perlato ("del" sta a indicare che avevo un sacchetto aperto e finalmente mi sono deciso a svuotarlo, sarà stato che so, un 200 gr) fatelo lessare in acqua bollente salata ma non troppo.

Nel mentre prendete una grossa zucchina e tagliatela a rondelle non molto spesse. Il fatto che la zucchina fosse grossa è un trucco che mi ha insegnato Freud, in realtà andavano bene anche due di medie. Comunque sia fatela rosolare con abbondante cipolla in olio d'oliva sale pepe. Aggiungete un po' d'acqua all'occorrenza.

Quando la zucchina sarà quasi pronta adagiate nella padella alcuni gamberi sgusciati e proseguite con la cottura.
Se nel mentre il farro risulterà pronto spegnete la fiamma e scolate l'acqua residua.
Se non risulterà pronto accendete la fiamma e maledite voi stessi di non averlo fatto prima. (e checcazzo vuol dire che non l'avevo detto, stiamo parlando di cucina non di riti voodoo!)

Non avendo sottomano una foto del farro, metto quella di Mia Farrow.. (Beh, se Gerry Scotti fa il testimonial del riso Scotti...)

Dottor Farro, certo che è suo...

Quando il farro si sarà raffreddato amalgamatelo con un uovo e utilizzatelo per fare il fondo in una pirofila da forno. Continuate con uno strato di zucchine e gamberetti, poi farro, poi zucchine e gamberetti, poi farro, poi zucchine e gamberetti... Ecco, magari fate in modo di non essere costretti a salire sulla sedia che dovete tener conto che deve starci in forno.

Per le polpette invece cuocete 250 gr di miglio in 500 ml di acqua. Il miglio si lascia lì e gli si lascia assorbire tutta l'acqua, quando non c'è più acqua il miglio è pronto.
Nel mentre fate lessare anche 500 gr di zucca. A fine cottura tagliatela a dadini e mettetela in padella con cipolla, olio, sale e pepe. Lasciatela lì fino a quando non si ammorbidisce definitivamente a creare una crema. (Ecco, non state ad ascoltare quelli che scrivono che la zucca basta tagliarla a dadini e metterla in padella un quarto d'ora perché sia pronta, a quelli Anonymous dovrebbe sequestrargli il blog!).
A questo punto aggiungete anche il miglio e terminate la cottura. Quando sarà tutto ben impastato spegnete e dopo un po'  addensate con un uovo. Se la massa non risulta abbastanza compatta per fare delle polpette, provate con un po' di pan grattato o meglio ancora con del mais in polvere.

- Wow! Una carrozza-zucca... Quanto fa con un litro?       - Un miglio! (ah ah ah)

Modellate sul palmo della mano delle polpette e adagiatele su una teglia (meglio usare la carta forno).
Potete prima spolverarle con semi di sesamo, semi di papavero, semi di semiotica, semi nterrati.

Ora prendete il miglio e il farro avanzati (lo so che ne avanza sempre) e speziateli a piacere: curry, curcuma, cumino, coriandolo. E mi sono limitato alla lettera C.
Mettete il tutto in uno o più stampini da forno.

Ora, se avete letto bene gli indizi, se avete sentito scivolare tra le dita la linea sottile che unisce tutte queste preparazioni, se non siete dei deficienti, avrete capito che adesso occorre mettere tutto in forno.
Cominciamo con mezz'oretta a 200 °C, e poi vediamo come va.

Ah, le polpette possono essere servite con una salsina di yogurt greco, olio d'oliva ed erba cipollina. Possono dico, che va bene anche senza, ma dipende dalla zucca, sì insomma, cioè, se volete fatela.

P.s. Dedico questa ricetta ai matrimoni tra gente che vuole sposarsi

I nostri fedeli commensali.

Il miglio si sposa con la zucca, la zucchina si sposa con il farro. Ma i tortini di miglio e farro io non li assaggio, che non vorrei mi piacessero troppo.

Meehehe!
Sono il giovane Freud e la zucchina me la mangio senza nessun complesso! (E si vede!)

Giovane Freud tutto questo è anzichenò imbarazzante, ché la zucchina è un chiaro simbolo fallico sviluppato a livello del subconscio e la tua voracità nel desinare con essa altro non rispecchia che la latente inclinazione della nostra persona al contatto disdicevole con l'altrui sesso, e quando dico sesso intendo cazzo.  Ora passatemi la cocaina che io mangio quella!