ovvero l'imprescindibile necessità di scrivere qualcosa (nell'attesa di una buona idea)
e comunque questo blog si sarebbe dovuto chiamare "dalla Parte di Topper Harley"
26.11.11
Casi di vita apparente
Qui non esisti davvero.
Non sei niente di tangibile, nulla di dimostrabile.
Magari hai gente che ti ascolta, gente che ti legge. Addiritura masse di gente se sei uno di quelli che contano.
E se sei talmente acuto, o interessante, o eccitante, queste masse riesci talvolta anche a indirizzarle, guidarle, trasportarle, assuefarle.
Eppure non esisti.
Non importa quanto vera possa essere la tua realtà, quanto sfacciatamente irrompa la veridicità nelle tue parole, quanto te c'è in ogni riga. Sarà sempre falso.
Perché sei un nome inventato dietro a cui mostrarsi. E poco importa se il nome è proprio il tuo.
Non sei vero, non qui, non nel dubbio biancastro di ogni pagina, non nell'ombra digitale di questi pixel luminosi.
Quando scrivi di essere studente, puttana, casalinga disperata, fumettaro, giornalista, cassiera, non lo sei davvero. Non lo sei nemmeno se lo sei. Perché qui non esisti, e la non esistenza annulla tutto ciò che avviene in questo limbo etereo dove il principio di indeterminazione è l'unica legge determinante.
La non esistenza ti impregna di un'ubiquità caratteriale, sociale, antropologica che, pur ipotetica, soverchia il reale; e in quanto non esistente tu sei Dio, e il tuo essere o non essere si concatena senza soluzione di continuità come un fiume di verità fasulle che scorre parallelo agli imbrogli della vita.
E quando non esisti non puoi nemmeno morire.
Non basta sparire, non scrivere, cancellare, cancellarsi, annientare in un click la propria vita innaturale in questo mondo circolare fatto di quel tu che mostri più che di quel che sei.
Eternità. Come se un frammento di dna rimanesse impigliato tra le pieghe di questo mare fumante di lava e parole, che travolge le nostre esistenze giorno per giorno. Rimane lì, eco del nostro passaggio, lì in un link, un commento, un riferimento, una citazione, un plagio.
Rimane lì. Forse per sempre.
Tutto questo per dire che oggi sono entrato in uno dei blog che leggo di solito e non c'era più.
Finito, cancellato, deletato.
Magari solo per un attimo, per un giorno, per errore, per sempre. Non lo so.
Non lo so perché chi lo scriveva non esiste.
Come me.
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Me ne sono accorto già ieri...e, francamente, è uno di quei rari casi in cui non sapere (per un attimo, per un giorno, per errore, per sempre) mi lascia l'amaro in bocca...che noi si esista davvero o meno.
RispondiEliminagià, it's so hard to see
RispondiEliminaVi tranquillizzo.
RispondiEliminaColei che non esiste sta bene.
beate lei...
RispondiEliminaL'amaro in bocca se ne sta andando...Isso resiste...
RispondiEliminabeh, se c'è l'amaro in bocca siamo a fine cena... adesso c'è il conto
RispondiEliminaLo sapevo, alla fine il conto torna sempre...quanto le devo, buon uomo?
RispondiEliminabeh, te la sei cavata con poco: un po' di vino, del pane, dei pesci: il resto l'ho moltiplicato io, ma quello è gratis
RispondiEliminaMi ritengo soddisfatto...e spargerò la voce che da te si mangia e si beve da Dio :)
RispondiEliminaE questa come la spiego al mio psichiatra?
RispondiEliminapuoi scriverglielo nel suo blog ^_^
RispondiEliminaMa guarda ... è il giorno del mio compleanno :) Non c'entra nulla lo so ...
RispondiEliminaTutto c'entra
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