[...segue]
Vivere di lei significava vivere d'invenzione.
Ogni momento importante necessitava di un corrispettivo irreale, uno specchio deformante che ne ridisegnasse i bordi. Non perché il mondo non ci bastasse (il mondo era fin troppo per noi al tempo), ma per l'irritante consapevolezza che nel mondo così com'era non saremmo potuti esistere.
Non era neanche una questione d'improbabilità a dire il vero. Sì, gli anni di differenza erano un abisso in quel momento, ma era un abisso in cui il cadere era morbido e sfumato. E non era nemmeno il volersi o il piacersi, quantomeno non lo era per me.
Eppure c'era qualcosa che non funzionava nel reale.
O forse era soltanto una scusa per inventare. Costruire mondi e modi, personalità, situazioni.
Universi in cui perdersi e trovarsi, fantasie talmente nostre da essere addirittura imperfette, fallaci, avverse.
E tutto per un gioco d'anime che arrancava nell'illusione di aversi, senza trovare l'effettiva direzione in cui posizionare quelle due tessere del puzzle che sapevamo essere fatte per combaciare. Ma non ci siamo mai riusciti. Forse.
Quel giorno era il suo compleanno e io avevo una storia per lei.
[continua...]
Tratto da Q.C.D.A.
Aspetto il resto e poi ti dico...
RispondiEliminaOvvio che non esiste il resto... Anzi, non esiste neanche questo estratto :)
RispondiEliminaallora non è vero che continua!
RispondiEliminaMi riservo di leggerlo ed elaborarlo con più calma!
e non è vero neanche che segue :)
RispondiEliminaPerò mi sa che continuerà e forse seguirà.
uhm...mi sembra che tu non abbia le idee chiare!
RispondiEliminaidee chiare? io? ma per chi mi hai preso??? ;)
RispondiEliminaGrazie che passi ad allietarmi.