23.5.12

Sabbia (post che avrei dovuto scrivere il 23.05.1992, scritto come l'avrei scritto allora)


Piove.
E' da ieri che minaccia di piovere. Ma oggi è proprio un temporale.
L'estate improvvisa di questo maggio è implosa tra le litanie dei fioretti, e i misteri gaudiosi si nascondono tra le gocce  che contraggono l'asfalto accaldato.

Nuvole rosse, cariche di sabbia ocra, granelli impalpabili  scivolano sul manubrio della bici.
Pedalo.

Le mani in tasca e una polo bianca a garrire nel vento grigio d'asfalto, pedalo. Assaporando le variazioni del sapore della pioggia in funzione del dove sono arrivato.
Lì, le ciliegie selvatiche riempiono il naso dell'aspro rumore dell'eco di vespe affaccendate, là il bisticciare delle foglie di granturco spolvera l'aria di un greve affanno, e poi le ortiche. Pioggia e ortiche, così buono che istintivamente lascerei andare la bici fino a finirci in mezzo, fino a guardare il cielo nascosto dai vetri nuovi degli occhiali.

Miope hanno detto, ma oggi non c'è niente da vedere più in là di me.

Lei oggi ha sorriso. Mentre leggeva quel foglietto abbandonato sotto al banco ha sorriso.
E mi ha chiesto se sapevo chi poteva essere stato.
Parlava con una mano davanti alle labbra, raggomitolata nella manica sformata della felpa, fa sempre così. Poi, togliendosi li occhiali (anche lei ha gli occhiali), ha spalanacato le porte di quel sorriso arabo e arabesco, vero mistero doloroso di questo maggio sfogliato sul pavimento tremante della biblioteca.

"Sono stato io, l'ho scritto per te", me lo ripetevo dentro in dialetto respirando l'ambra della sua pelle.
Me lo ripetevo dentro, più dentro e più dentro ancora, lungo il sentiero inverso rispetto a quello che avrei voluto sentirlo percorrere.

Piove, ma in edicola ci passo lo stesso, magari qualche Dylan vecchio gli è arrivato e al limite posso infilarlo nella borsetta di nylon che uso per coprire la sella.
Niente. Ma tanto domani ripasso.

"Isagogica", me lo appunto su uno scontrino. Potrei usarlo.

Entrando nel bar l'impressione è di insolito.
Poi focalizzo, il Bubble Bobble è libero. Nessuno che si accalca, nessuno che infila di straforo 200 lire nella gettoniera. Ma c'è qualche partita? Sono le sei di sera, direi di no...

Eppure sono tutti di fronte alla tv. Sullo schermo polvere, calcinacci, terra smossa. Non capisco.
Poi l'immagine si allarga, si vede una strada divelta, una Lancia Thema con la porta aperta, poi l'altra cos'è? Una Croma?
E non capisco. I sottotitoli dicono strage, e c'è gente che si muove ancora trafelata lì dietro, e un giornalista col microfono in mano che dice bomba, dice mafia, dice giudice Falcone.
E inizio a capire, ma neanche troppo.

Ma rimango lì. A perdere gli occhi su quella terra rossa come la sabbia del deserto che sta cadendo con la pioggia, e mi immagino che sia la stessa, che il vento l'abbia portata da lì e cerco nell'aria fumosa del bar l'odore dell'esplosivo, della plastica bruciata, il gusto ferroso del sangue.

E non capisco.

Poi il pigolio di un videogioco mi distrae, giro lo sguardo e mi lascio trascinare da quel niente. La tv blatera ancora, si sente la sigla del tg1 e ancora bomba, ancora strage, ancora mafia.
E suona tutto così lontano. E non capisco.

Poi esco e sento la sabbia che graffia i palmi delle mani sopra le manopole della bici.
E di nuovo mi accorgo che è quello stesso rosso.

E non capisco. Ma non dimentico, non più.



9 commenti:

  1. Perché tu quando scrivi sai arrivare all'anima, ecco perché ora sento questa sabbia addosso. Ruvida e triste come quel giorno assurdo di maggio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. da domani ritorno a fare lo scemo, giuro...

      Elimina
    2. Va bene, dottore ;)

      Elimina
    3. però oggi rimaniamo così, con quella profondità che hanno i ricordi delle età di passaggio

      Elimina
  2. Sapevo chi era, sapevo cosa faceva...

    In casa si parlava di lui, come di un amico per cui stare in pena...

    Ascoltavo; ma mi parevano solo cose da grandi...

    Poi quel giorno, capii... capii che nessuno ti può proteggere dal male!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. già, cose da grandi... e noi sempre così piccoli

      Elimina
    2. Si, quel giorno, anche i miei e il mondo mi sembravano piccoli...

      Elimina
  3. Troppe verità sono ancora sepolte sotto quella polvere, quei calcinacci e quella terra divelta che ricordo bene...e non ci si fa alcun scrupolo nemmeno vent'anni dopo per far sì che rimangano sepolte, a prezzo della vita di giovanissimi innocenti (ma ovviamente queste sono solo illazioni senza fondamento, dietrologia irriguardosa nei confronti di uno stato che -mai lasciando soli i suoi uomini migliori- ha sempre condotto una cristallina e impavida lotta contro la criminalità organizzata)...

    RispondiElimina

È l'ultima cosa che potrete dire in questo posto. Pensateci bene prima di scrivere le solite cazzate...