27.1.12

Raccontami una favola...


Quando ti siedi lì sai già che ti tocca.

E' sempre all'improvviso, senza un avvertimento, un gesto.
Sembra quasi che attenda per prenderti di soppiatto. Si nasconde dietro ai racconti della quotidianità per assalirti spalancando le fauci dei ricordi.

Non c'è una parola che lasci presagire l'inizio del discorso, nulla se non un impercettibile mutamento del silenzio.
D'un tratto quegli occhi azzurri si perdono in un vuoto differente.
Estremamente vivi, tra le pieghe rugose del tempo.
Così diversi dai miei, e sempre arriva il momento in cui mi lambicco su quelle differenze, li avessi io così speciali. Ma lui sta già raccontando.

E anche se un sorriso svela il mio "ancora...", lui va, cammina svelto su quelle strade lontane, la voce è incerta ma non le gambe, non in quel narrare almeno, secche anche allora. Lo portano lungo percorsi impervi eppure conosciuti ormai, rivissuti, rivisti, immaginati. Da sempre. Da quando mi ricordo di essere stato in grado di ascoltare qualcosa.

E mi ripeto mentalmente i passaggi, lo controllo sì, ché non si perda niente, che la reciti tutta perfettamente quella poesia, lo controllo. Perché a novant'anni (ma lui dice già novantuno), si sa, qualcosa può anche sfuggire. Ma io non voglio. Mi piace sentirmela narrare uguale uguale, altrimenti non è la stessa cosa.
E poi, se non fosse così mi proccuperei.

Perché la memoria funziona così, devi domarla con le ripetizioni, ripiegarla su sé stessa, ripercorrerla avanti indietro, come quando da bambino correvi senza un senso, su e giù nel corridoio freddo di quella casa di campagna.

E lui racconta. Lui che è del '21, un anno in più del Papa, l'altro, quello morto. E l'inverno, i treni, l'infermeria in Jugoslavia, le andate e i ritorni, e quell'ufficiale tedesco che mi ha fatto saltar giù dal vagone, e ci stavano portando in Germania. E le strade percorse, le bombe nel giardino che si è salvata solo la statua della madonna, e il nascondersi nei fossi con le canne in bocca per respirare.

E ripasso anch'io tra quelle parole, ruvide come asfalto. E mi immagino sempre i se. Fino a non esserci, fino a scomparire io stesso in un'ipotesi.

E mi sento più vivo, sopravvissuto forse anch'io, anacronisticamente superstite di una tragedia sempre così lontana.

La memoria è così. Noi inganniamo lei e lei ci ripaga d'inganni.
E ripetere è il trucco, ripetere anche quando sembra ovvio, ripetere fino ad arrivare oltre l'imparare.

E lui è ancora lì che racconta.


Poi toccherà a me.

12 commenti:

  1. Anche mia nonna era del '21.
    È morta nel suo letto con addosso un pannolone e senza riconoscere neppure sua figlia.
    Io voglio morire prima!
    (isso)

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  2. Bellissimo pezzo, grazie. Sapevo che dietro il cialtrone c'era una persona con uno sguardo raro.
    Storie simili nella mia famiglia, ed è vero: quella era molto più vita della necrofila sedazione in cui stiamo vivendo noi.

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  3. @Isso Mi tormenta un pensiero...

    @Farneticazione Beh, grazie... naturalmente non è merito mio.
    Che poi ogni volta che scrivi penso almeno a un paio di persone che conosco che potresti essere.

    @Minerva Sono un cialtrone, ci tengo, quasi quanto Isso al suo 'psicopatica'

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  4. Mi tormenta un pensiero,
    morire in letto da solo,
    consumarmi come un fiore,
    che mangia un oscuro verme,
    consumarmi lento come una candela
    lasciata sola in una stanza vuota.
    Oh Dio! Non darmi una morte così!
    Voglio essere un albero
    che da bufera viene strappato,
    voglio essere una roccia,
    che da monte a valle
    viene spinta giù da un tuono rimbombante.

    ...[continua]

    Sàndor Petőfi

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  5. L'idea di consunzione... l'assistere testimoni alla sfacelo, alla decomposizione mentale e fisica... la regressione di un essere che un tempo era stato splendente, femmina di un metro e ottanta che ha fatto girare la testa... e poi... scricciolo in un letto, incapace e inconsapevole...
    Voglio morire di morte violenta, la mia paura è consumarmi per vecchiaia o malattia!
    (Sorry, certi argomenti mi rendono più prolissa del solito...)

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  6. la prolissità non è un difetto nel caso di discorsi interessanti...

    Concordo con te, la consunzione porta con sé di un limite oltre il quale non è neanche più da considerarsi vita. Così come un vestito logoro non è più indossabile pur restando un vestito. Naturalmente il limite è personale e individuale.

    Se arriverò a quel limite senza che qualcosa m'ammazzi prima (maledetti integralisti religiosi) allora deciderò io cosa farmene di me...

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  7. Già, Mauro, gli integralisti religiosi...pretendono comunque di decidere della tua morte, sia che si tratti di uccidere qui e ora o di difendere a spada tratta (sì, la violenza c'è sempre) il "sacro" valore di una vita ormai ridotta alla negazione della vita stessa, del resto un "vestito" logoro è testimonianza di fede e martirio, no? A diversi integralismi non corrispondono forse diversi gradi della distruzione della vita, fisica e psichica? I fondamentalismi conclamati sono più diretti e veloci nell'annientare, le cosiddette religioni "pace e amore" sono più lente e astute...di principio comunque tendo a non considerare l'opzione della morte violenta (semmai rapida e indolore, Isso, che per me il dolore non testimonia alcunchè di superiore)...
    Il tuo post mi ha riportato alla mente storie che non sento più da anni perchè chi me le raccontava se n'è andato da molto tempo, e mi chiedo cosa potrò raccontare io quando sarà il mio turno...SE qualcuno ascolterà.

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  8. Nel dolore non c'è "superiorità", nè gloria, anzi... il dolore vero è solo umiliante... intendevo rivendicare solo il mio PERSONALE sebbene inutile desiderio di voler morire senza lo strazio (per me e per chi mi dovesse stare intorno) della lunga malattia...certo, se prima o poi qualcuno mi strangola guarda che non è improbabile ;)

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  9. Isso, ma secondo te IO potrei permettere a quel qualcuno di fare una cosa del genere? :) E sì, ho capito cosa intendevi rivendicare...è che sai, mi urta parecchio l'idea di una tua dipartita, son fatto così ;)

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  10. Giuseppe, innanzitutto racconta le storie che hai ascoltato, tramandale, falle rivivere, consegnale a chi viene dopo. E poi magari anche le tue, ché comunque viviamo in tempi interessanti...

    Probabilmente il togliere la morte è violento e deprecabile quanto il togliere la vita, o almeno, per me e per la mia vita e morte.

    Che poi, difenderò strenuamente il diritto di ognuno di poter disporre secondo le proprie volontà del proprio corpo e del suo esistere, e rimango convinto che ognuno debba poter scegliere in qualunque momento di abbandonare.

    Io di mio non so se mi avvarrò di tale possibilità, e non tanto per il valore sacro della vita (essendo senza dubbio più votato al sacrilego), ma quanto per una curiosità intrinseca che riesci a manifestarsi anche al di là del dolore. O forse è solo ostinazione.

    Isso, saresti da strangolare a volte ^_^

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È l'ultima cosa che potrete dire in questo posto. Pensateci bene prima di scrivere le solite cazzate...