Ieri
Adesso dovrei dire quanti, in realtà non lo so. Probabilmente più di 90, forse era del '21.
Non mi sono mai preoccupato di saperlo, ci sono momenti nella vita di una persona in cui tutto ciò che la circonda sembra eterno, e di fronte all'eternità non ha senso preoccuparsi degli anni passati o futuri. Per questo non so quanti anni avrebbe mia nonna, perché lei era viva in quel periodo lì, quando essere non era un'ipotesi ma uno scontato sovrappensiero.
Mia nonna però è morta vent'anni fa. Anzi 21. E questo significa che ormai sono più gli anni che ho passato senza di lei rispetto a quelli in cui mi ha guardato.
Perché mia nonna mi guardava.
Aveva occhi grandi con cui parlare, e raccontava favole che non ho più sentito mai. Mai prima, e mai soprattutto dopo. Anche adesso, che pare che tutto il sapere del mondo sia contenuto in una barra su cui digiti, beh, quelle storie non si trovano.
Le sapeva lei. Le inventava, si capiva, che ogni volta se ne dimenticava un pezzo, o cambiava il finale, un personaggio. E a me andava bene così, che si dice sempre che i bambini hanno bisogno di ripetitività, io preferivo la meraviglia.
Non lo so quante cose io abbia imparato da lei, so però che non me le ha mai spiegate, non si è mai messa in cattedra, no mai, anche perché lei in seconda elementare l'hanno cacciata da scuola perché voleva uccidere la maestra con delle forbici. Rideva quando lo raccontava, e io non ci credevo, perché mia nonna era buona, davvero, superava con quei suoi sorrisi pieni qualunque altra esperienza di bontà io avessi mai conosciuto fino ad allora.
E poi mi ha insegnato a riannodare la lenza della canna da pesca, e a mangiare l'anguria col pane biscotto, a usare la neve sciolta per curare le scottature, e qual è l'ora giusta per gettare l'acqua bollente sui nidi di vespe.
Io non lo so come funzionano 'ste cose, cosa si eredita. Però, ci fosse mai qualcosa di buono in me, mi piace pensare che sia una prosecuzione di quel suo modo d'essere.
Mia nonna l'ultima volta che l'ho vista aveva sei anni.
Era leggera, solo un frammento di quella donna corpulenta che era stata.
Piangeva, come si piange per un giocattolo, con quei passaggi tra risa e disperazione tipici dei bambini piccoli. Era tornata indietro, con tutto. E viveva nei suoi anni venti, con la forbice in mano a inseguire la maestra.
E per un attimo, ricordo, l'ho invidiata. Ché anch'io avrei voluto regredire ai miei sei anni e rimanere lì, con lei, a giocare a carte e a tagliare col filo la polenta ancora calda.
Poi, boh, forse ho cambiato idea. Forse a vederla lì, consumata dall'incoscienza di sé, forse mi ha insegnato un'ultima cosa. E tanto di quel che penso arriva da quel momento.
Mia nonna si chiamava Jole Regina e ieri avrebbe compiuto non so quanti anni, è stata bambina, ragazza, adulta, nonna e poi di nuovo bambina. Cucinava il pane durante la guerra.
Ho letto da qualche parte: se uno scrittore si innamora di te, tu non morirai mai.
RispondiEliminaCome tua nonna, grazie a te
Mi hai commosso,
grazie :)
Senza nulla voler togliere agli scrittori, quelli son trucchetti di bassa lega. Quando si muore, inevitabilmente si muore. E va benissimo così.
RispondiEliminaRicordare è un incidente più che un surrogato...
^_^
Non credo sia un incidente: ricordare è una necessità del cuore. Siamo grazie a quello che siamo stati e ricordare serve a spiegarci, piaccia o no, lo facciamo tutti.
EliminaE quelli che, va benissimo eh, chiami trucchetti di bassa lega sono per me l'umanissimo tentativo, quasi tenero se vuoi, di tenere ancora con sé quello che, come dici tu, quando muore, muore. E punto :)
ma io dicevo 'incidente' nel senso di una cosa che incide molto ^____^
EliminaSo' bionda. Devi avè pazienza ;)
Eliminal'analcolico biondo
EliminaEravamo partiti alti eh: "Mi commuovi". "Incidente" come incidenza. Due giri di blog e siamo finiti: so' bionda, analcolico biondo, aggiungo che fa impazzire il mondo e ti ho distrutto l'allure di un post bellissimo.
Elimina;)
eh, ma io il pulsante dell'autodistruzione ce l'ho sempre premuto ^_^ e comunque meglio l'analcolico biondo del terribile analcolico moro
EliminaOttimo. Se gira e rigira non resisti alla tentazione di buttarla un po' in vacca condividiamo la stesso sguardo. Ridarolo.
EliminaBene. Vado. Prima della denuncia da stalker :)
a margine. ma poi. l'analcolico moro?!?
attenta, quello entra in circolo! ;-)
Eliminano, lascia perdere. è una di quelle che non sa cos'è. ormai è condannata.
Eliminami spiace, sembrava una persona meglio...
A te uno sguardo pieno d'affetto e comprensione per questo racconto - grazie.
RispondiEliminacomprensione? ma se non mi comprendo mai nemmeno io... né tantomeno mi comprimo, tra l'altro, che la rpova costume dovrò farla col costume di batman ^_^
Eliminamia nonna rideva guardando paper moon, chiamava mio fratello "eriico" e mangiava di nascosto pane e salame. è morta domani 12 anni fa senza riconoscermi e credo che questa non gliela perdonerò ancora per un po'.
RispondiEliminabeh, la mia, anche quando mi riconosceva ancora, ci metteva più o meno 4-5 nomi di altri nipoti prima di beccare il mio
EliminaAnche la mia aveva questa usanza. Faceva il giro di tutta la famiglia (ha avuto 8 figli e un numero non precisato di nipoti) prima di imbroccare il nome giusto.
EliminaQuello che mi faceva più ridere di lei era la sua mimica facciale. Un mito la nonnina.
Comunque gran bel post.
Meglio il pre...
EliminaSei un po' pirla eh :D
EliminaPoco però
EliminaQuel tanto che basta :)
EliminaTua nonna ti raccontava storie, tu racconti storie...continui la sua opera (e non è nemmeno un trucchetto di bassa lega dire che in questo modo la sua opera continui a vivere dentro di te)...
RispondiEliminama io non racconto storie, e ora di finirla con queste falsità... sapessi raccontare storie non sarei qui.
EliminaLa solita storia, devi sempre far finta di non essere una persona meglio
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