26.5.13

L'intervista di Manuele Fior - ovvero chi c'è in ascolto?


Prima di mettermi a scrivere de L'intervista sono andato a rileggermi la recensione di 5000 chilometri al secondo (che poi, le chiamo recensioni per comodità. Recensire un'opera è una truffa bella e buona: o si esprime un giudizio in base ai propri gusti, o si effettua un'analisi in base a parametri precodificati. In entrambi i casi qualsiasi risultato estrapolato è nel complesso menzognero. Nel primo caso perché squisitamente soggettivo, nel secondo perché insensibile all'azione rivoluzionaria che un'opera d'arte rischia di generare nei confronti appunto dei parametri utilizzati per giudicarla. Quindi, facciamo che da oggi in poi scriverò degli 'inviti alla lettura', e siamo tutti più a posto con noi stessi).

Dicevo, mi sono riletto la rec  il vecchio post perché mi ricordavo di quanto mi avesse impressionato l'utilizzo meticoloso dei colori per scandire le diverse parti del racconto.
Quindi, con la sicumera degli stolti (e di quelli che non cercano mai prima in internet) ho aperto il libro per perdermi in quel caleidoscopio pigmentato  e che ti trovo? Notte. Fumo. Carbone. China.
Null'altro.
Solo fuliggine soffiata su fogli porosi.

Ed è il disegno stavolta lo strumento graduato con cui si misura la profondità di osservazione, la distanza a cui si pone l'autore nei confronti dell'intimità dei personaggi.
Più il tratto diventa nitido, le sfumature calibrate, i volti sicuri, e più ci si avventura tra le pieghe maggiormente sensibili dell'animo dei protagonisti, le loro debolezze meno raccontate.

E poi arrivano gli alieni.

Sì.
Perché siamo nel 2048 nel Nord-Est di un'Italia dis-unificata. E a modo suo questo è un libro di fantascienza.
Ma è soprattutto il libro di  Raniero, psicologo cinquantenne in crisi con la moglie e con la vita.
Ed è il libro di Dora, la ragazzina che gli spiegherà lei e il nuovo mondo.

Ecco, sul filo teso tra questi due personaggi scorre tutta la storia. Con la delicatezza di un funambolo, lentamente, ragionando su ogni passaggio, ogni incedere lieve.
Una storia che racconta di generazioni che si accavallano, smarrite in un'incomunicabilità fatta di anni e convinzioni, una storia che racconta di due persone lontane che si trovano, s'innamorano delle proprie distanze, si cercano dopo essersi trovate, si amano forse, di un amore vecchio, di quelli che nel 2048 potrebbero non esistere più.

È una storia da ascoltare. Per lunghi tratti silenziosa, sussurrata. E quindi a cui prestare ancora più attenzione.
Un libro che si ascolta. Nel fruscio scuro delle pagine.

Così.

E poi gli alieni.
Perché in fondo detta così non è altro che Storia: generazioni che si accusano di essere in errore, genitori e figli a desistere d'incompresione. Ma stavolta forse no.
Forse i giovani della Nuova Convenzione riusciranno a dare un senso ai loro rapporti poliamorosi, e Dora riuscirà a dimostrare che la telepatia è il modo migliore di conoscere le persone, e Raniero sceglierà finalmente di vivere, e tutti gli altri, a naso in su a chiedersi cosa cambierà d'ora in poi in quel mondo futuro così simile a tutti i mondi passati.
Gli alieni. Come fuliggine. Che entra nei polmoni, nelle ossa, che sporca la pelle e al tempo stesso pulisce, lava, rinnova...

E noi ad ascoltare.

(Ah, non ho mai citato l'autore. Manuele Fior. Quello che ha osservato la storia per noi che l'abbiamo ascoltata. Quello che ha rubato i gesti più comuni, intimi, per sfumare di vero ogni vignetta. Quello che ha disegnato la notte e delicatamente l'ha illuminata per mostrarci come va a finire. E gli alieni.)


4 commenti:

  1. Risposte
    1. see, voi giovani tutti così. dite che segnate e poi non comprate mai...

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  2. Sono off topic perché io sono un'analfabeta!
    Ma l'hai visto il pesce pene? Il giornale per cui scrivo ci ha fatto un pezzo e io ho pensato che tristezza, ma anche che ne avresti scritto meglio tu!
    Questione di stile...

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È l'ultima cosa che potrete dire in questo posto. Pensateci bene prima di scrivere le solite cazzate...