3.1.13

Chi udì un apparente sì?


Ci dev'essere stato un momento in cui mi sono confuso. Un errore di distrazione dicono, refuso, typo.
Per i più galanti coquille. Ma non ne cambia il senso.
È solo un'impressione, si badi, un'ipotesi basata sull'osservazione. La causa in funzione dell'effetto.
Una parentesi aperta, penso.
Un disequilibrio irrisolto, fendente, luna, sorriso ortogonale.

Perché è solo un inseguire, un rimediare disattento. E basterebbe chiudere.
Eppure si procede. Basterebbe un sussulto involontario del polso.)
Eppure si procede.

È questo una parentesi, una cornice che nasconde irrequieta, un rilievo che sommerge, prigione e teca, ostaggio e rapitore. È il maelstrom in cui si avvitano i significati, l'eclissi che svela la parallasse di ciò che s'intende.
Non di ciò che si capisce, ciò che s'intende.

() quando non c'è nulla da dire è così. Una teoria angusta, lo stretto, muto combaciare delle labbra socchiuse. Poi si apre, si allarga, fino a strappare il senso di quel che la circonda. Origine du monde, spingi, spingi fino a che le parole scivolano con sofferenza (solo un istante, eterno, distante, crudele. Si allarga. Per far nascere. Nel sangue). Perché ogni sillaba è una stilla. Ogni concetto una lancinante emorragia.

Che poi, per ataviche congetture t'incanti che tutto sia compreso in una parentesi.
E rimani lì, a ripensare a quella frase che spinge tra le colonne di un tempio instabile.
E pensi che è plurale e singolare.
E credi a tutto ciò che sta tra quelle due illusioni.
(

4 commenti:

  1. Le tue risposte sono sempre cristalline, bisogna ammetterlo.

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  2. A volte i tuoi post sono così amari da risultare dolorosi per le persone sensibili come me.
    Fortunatamente sono masochista :-)

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    1. cosa posso fare per addolcire questa amarezza? Suggerimento: ho dello Zabov e non ho paura di usarlo.

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È l'ultima cosa che potrete dire in questo posto. Pensateci bene prima di scrivere le solite cazzate...