17.10.13

Orfani ovvero Bildungsroman und Drang


Qualche settimana fa ho scritto una mail a Roberto Recchioni.
Non è una cosa da me, ma era notte e autunno e avevo appena elaborato un pensiero abbastanza complesso, ramificato. Un pensiero che era all'improvviso sfociato in una sensazione.
Cioè, in quell'istante, nell'elucubrazione di tale ragionamento e a seguito di cose viste-fatte-lette, mi ero accorto di nutrire una insospettabile stima per il suddetto. E gliel'ho scritto.
Nonostante l'asocialità, il distacco e quel senso di stupidità adolescenziale che ancora un po' mi sento addosso.

Con Roberto ho avuto modo di incrociarmi in diverse occasioni. Qualche parola buttata lì, le solite cose.
In realtà la percezione è quella di una spietata incomunicabilità, come se due universi paralleli si sfiorassero senza riuscire a individuare il wormhole di Lorentz in grado di fare da ponte tra le loro differenti esperienze.
Ed è ovviamente un mio limite.
E posso anche ammettere che me ne dispiace, che mi avvincerebbe essere in grado di isolare il minimo comun denominatore, un contesto in cui instaurare un dialogo vero, uno scambio, un confronto, una dissomiglianza, se fosse.

Penso ciò perché credo sia una persona interessante. Non uno sceneggiatore interessante. Una persona.
Che quel manipolo di eroi con cui riesco a parlare mica vengono da me perché sono un programmatore interessante.

Lo so, il titolo lì sopra dice Orfani e io mica ci sono ancora arrivato.
O meglio, forse un po' sì.
(comunque se volete leggere di cosa parla e com'è (o come non è o come dovrebbe essere o come avrebbe potuto essere o come sarebbe stato meglio se fosse stato o come potrebbe diventare o come purtroppo sarà o come sicuro che succede così) Orfani basta che vi facciate un giro per l'internet.
Scoprirete che è uguale ma identico a tanta di quella roba che è tipo il buco nero super massivo posto al centro della galassia dell'intrattenimento.
Imparerete che le armature sono copiate da un videogioco che però le ha mutuate da un film che si era ispirato alla copertina di un libro che era stata ricalcata da una miniatura che si è scoperto che era invece una macchia di sugo.
E poi vi sorprenderete nell'apprendere che quel ragazzino di sicuro è vivo e che è tutta una simulazione e che sono tutti morti prima e che in realtà sono sulla Terra e che gli orfani non sono orfani ma si scopre che gli alieni sono i loro genitori e che l'orso è quello di Lost e che non è un vaccino ma un potente allucinogeno e che la tuta del colonnello è quella di Sue Sylvester.
Ah, saprete anche che ne hanno stampato un milione di copie, che il bambino della copertina in realtà è un nano, che il titolo è sgrammaticato e che i fumetti li fanno col computer.)

Dunque, io stavo dicendo che un po' c'ero arrivato a parlare di Orfani, ma solo perché l'impressione è che sia un enorme compendio a colori di quella che è la persona Roberto Recchioni.
Ma tipo una selezione di passioni, esperienze, letture, conoscenze, giochi, chiacchiere, notti, film, speranze, serie tv, cadute, scommesse, ossessioni.
Che poi, mica serve conoscere l'autore o il suo mondo per conoscere un'opera.
Eppure, se quello è il suo mondo ed è così distante dal mio, allora quel ponte di comunicabilità che mi permetterebbe di rapportarmi con Roberto dovrebbe essere la stessa via che mi conduce, se non ad apprezzare, quantomeno a comprendere il suo lavoro.

Sarà che l'ultimo videogioco a cui ho giocato aveva una gettoniera 100 + 100, sarà che la fantascienza per me è Clifford D. Simak, mica Heinlein, sarà che a lavorare in banca ho sentito così tante frasi a effetto che non mi fanno più effetto, insomma, mi sono accorto di partire forse avvantaggiato nel leggere questo Orfani. Ma proprio perché non ho nessun riferimento, perché le cose che vedo sono ciò che sono e non la trasposizione vera o ipotetica di un qualcos'altro.
Ecco, da questo mio punto di osservazione "privilegiato" (o svantaggiato, chi lo sa) posso dire che questo primo numero mi ha appassionato. Più della prima puntata di Breaking Bad, e che il cielo mi fulmini per questo, più del primo Dylan Dog che proprio non si può leggere a mio avviso (che per dire, sono 25 anni che leggo Dylan Dog e a me l'horror fa da cagarissimo. Eppure nel mio modo di leggere i fumetti, attraverso la mia personale chiave di lettura, funziona. Altre cose no, ma quello sì, per dire).
Ma mi ha appassionato non tanto perché si legge bene, rapido rapido, e nemmeno per gli ottimi disegni di Emiliano Mammucari, e i colori (che a me i colori), e i fucili, le astronavi, gli alieni col teletrasporto, e la guerra, la fine del mondo, e i ragazzini e gli esperimenti.
No, io la vera potenzialità l'ho trovata nei rapporti umani, nelle intercorrelazioni, i drammi, i moti d'animo. Non so, sia nel piano temporale dei giovani orfani sia in quello dei guerrieri superuomini ho scorto, o forse ho solo voluto vedere, una moltitudine di fili pronti a intrecciarsi, spezzarzi, soffocarsi a vicenda, oppure solo collegare, legare, rendere indissolubili.
Boh, magari è solo il mio come avrebbe dovuto essere Orfani.

Fosse una serie di quelle che ti guardi in streaming sul pc, preferirei avere già tutte le dodici puntate lì pronte in modo da potermele sparare una in fila all'altra. Sì, la sensazione che mi ha dato è proprio questa, di voler sapere dove va a finire, anche solo per capire se mi piacerà o no.

Che poi, è un po' il senso del feuilleton. E questo lo è, no?
Che io me la immagino la gente a ogni capitolo dei Tre Moschettieri a chiedersi come sarebbe andata avanti, e Milady è buona no è cattiva no è bona, e quello muore, no ritorna ed è tutto un trucco di Richelieu e D'Artagnan è un eroe del cazzo (vedrai nella terza stagione!)
E se in parecchi si stanno chiedendo cose analoghe su Orfani, beh, probabilmente significa che ci sono buone probabilità che funzioni.

Comunque, sono andato strafuori tema, non ho parlato del fumetto, che è un albo introduttivo, che ha solo seminato dubbi, inquadrato approssimativamente la situazione, presentato i personaggi, spiegato poco e mica tutto, anzi, quasi niente.

E allora si aspetta. Per capire se quel meh è una falla della sceneggiatura o solo un deficit di pazienza, per scoprire se è sospensione d'incredulità o abuso di posizione dominante, per dire io l'avevo scritto tre numeri fa, o magari solo per leggere, che pare niente, ma bisognerebbe far bene anche quello.

Oh, anche se non sembra, sono preparato. Se ci sono domande rimango a disposizione...
(cazzo, non ho nemmeno parlato di Caravan...)

12 commenti:

  1. La mia impressione è che, a prescindere dall'avere o meno molteplici riferimenti durante la lettura, Orfani funzioni bene comunque (certo non dispiace notare, fra le altre cose, rimandi ad Heinlein -forse anche un pizzico di Haldeman- o ad Halo)...e le premesse perché continui a funzionare ci sono. Tecnicamente parlando poi è sempre piacevole vedere disegno e colore non fare a pugni tra loro, specialmente quando sono entrambi di livello molto buono).
    P.S. Quanto all'horror, credo che ben poche cose siano state in grado di offendere il genere e far fumettisticamente cagare quanto il terribile Dick Drago... :(

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    1. se fossi in grado, davvero aspetterei un anno per leggerlo di fila, anzi, magari anche per leggere tutte le prime parti e tutte le seconde parti in ordine cronologiche. Ma non sono in grado, quindi pace. Tra l'altro, da questo punto di vista trovo decisamente interessante l'operazione di pubblicazione BAO dei volumi raccolta con tre albi alla volta (più che altro per chi ne usufruirà senza nemmeno sapere che c'è il fumetto in edicola. Perché sì, c'è gente che non legge i fumetti da edicola)

      Dick Drago era terribile, è vero. Editorialmente.
      Però umanamente certi esperimenti, certe improvvisazioni, tentativi, azzardi... boh, portavano con sé un fascino crudele.

      http://dibernardocomics.blogspot.it/2013/07/di-dick-drago-e-di-augusto-chizzoli.html

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    2. Quasi più interessante questa su Dick Drago che la recensione degli Orfani.

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    3. ma infatti. Dovrei fare un blog solo di commenti.

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    4. Storia triste quella di Chizzoli, Mauro...a maggior ragione c'era da incazzarsi per il risultato che arrivava nelle edicole. Perché lo scorno per una occasione così malamente sprecata era molto più grande dell'intenzione di riderci sopra, almeno da un punto di vista soggettivo. Questo personaggio era conseguenza del fatto che a quei tempi Dylan Dog facesse proseliti? Inevitabile, oltre ad avere comunque -il DyD- una positiva funzione di stimolo nell'ampliamento del parco fumettistico orrorifico italiano. Quindi potevano essere ben accetti nuovi personaggi, magari anche di chiara ispirazione bonelliana, a patto di avere un prodotto finito almeno dignitoso (e a riguardo di questo purtroppo è evidente che -al di là dell'effettivo ruolo del povero Chizzoli- Dick Drago era progettato male fin dall'inizio)...risultato non facilissimo da raggiungere, certo.

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  2. cose fighe: i disegni, le aspettative che sa creare.
    cose meno fighe: per ora sa davvero un po' (tanto) di già visto ma spero di essere presto smentita.
    cose pessime: il prezzo. se il colore causa simili impennate, mi va bene anche il b/n

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    1. sì, anche se il timore che ho è che per lasciare spazio al colore i disegni risultino tutti abbastanza omologati. Ma mi sbaglierò.

      ma vedi, più sai e più tutto sa di già visto.

      No, per favore no. 'sta cosa sul prezzo dei Bonelli è davvero improponibile.
      Ogni volta che qualcuno dice "eh ma 4 euro e mezzo è un prezzo alto" muore un ornitorinco.
      Insomma, ti stanno dando al prezzo di uno spritz un fumetto di 100 pagine, 100.
      Uno sceneggiatore per scrivere 100 pagine di fumetto ci mette 3 mesi, poi bisogna disegnarle. A 15 tavole al mese ci vogliono 6 mesi di lavoro a tempo pieno di un disegnatore (se non è uno di quelli lenti che allora i mesi di lavoro sono 9-12). Poi c'è il colorista, il lettering, l'editor, il lavoro di redazione. Poi lo stampi, e la carta costa, lo distribuisci, gestisci i resi, il magazzino, l'ufficio stampa, gli avvocati, il commercialista, l'ufficio e tutto quel che ci sta dietro.
      E questo ogni mese.
      Al costo di uno spritz. Uno spillato dell'uomo ragno di 30 pagine ti costa 5 euro (e mica è roba inedita, è solo tradotto), il libro graphic novel di 100 pagine di fumetto dell'Autore te ne costa 20.
      Un romanzo economico, magari brutto, di 100 pagine ti costa minimo 7 euro, 100 pagine scritte, cioè 3 di quei 12 mesi totali che servono per un fumetto.

      Siamo abituati bene, è vero, e non posso che baciarmi le manine di ciò. Ma questo non è una scusa per perdere il contatto con la realtà...

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    2. non so che spritz bevi tu ma 4 e 50 per me restano un diavolo di tanto. e lo capisco il tuo discorso (e mi lamento anche dei graphic novel, eh, ci mancherebbe... mentre non leggo l'umo ragno quindi per quello taccio) ma uscire dall'edicola con quasi 10 euro per 2 fumetti mi pare lo stesso tanto. ok, potrei evitare di comprarli e invece no! invece decido di lamentarmi a vuoto. perdìo!
      sarà davvero che, come dici, siamo stati abituati troppo bene. colpa loro, quindi!

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    3. (http://it.wikipedia.org/wiki/UMO)

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    4. io bevo il crodino e me lo fanno a 3 euro e mi dura meno di un fumetto e la bottiglietta la butto via e mica ci mettono un anno a farlo

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    5. quando farai un post sul crodino, mi lamenterò del prezzo degli analcolici

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  3. Mi aspettavo molto da Orfani, ma, senza presunzione o voglia di tirare in ballo riferimenti/citazioni di alcun genere o antipatie nei confronti del suo autore di cui è piena la rete, mi ha deluso, la storia non mi ha agganciato e neppure i personaggi. Continuerò ad acquistarlo per un paio di numeri nella speranza che la delusione possa svanire.

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È l'ultima cosa che potrete dire in questo posto. Pensateci bene prima di scrivere le solite cazzate...