20.10.13

Storione



Il primo libro che avrei voluto scrivere aveva un titolo.
Avrò avuto sì e no diciassette anni e avevo un titolo.
Anzi, avevo di già accantonato il progetto di Genesis, un racconto di fantascienza scritto in corsivo su un quaderno di Roger Rabbit, e probabilmente era già passato il periodo in cui scrivevo solo con una pilot rossa. E quello della bic nera.

Insomma, avrei voluto scrivere un libro e avevo un titolo.
Era una roba tipo un paradosso o qualche gioco di parole equivalente.
Mai scritto una parola.
Nemmeno il titolo. Anche quello era rimasto solo un'etichetta sul barattolo vuoto di qualche pensiero.
Cioè, la storia ce l'avevo anche tutta in testa, come quegli scacchisti che vivono venti mosse nel futuro e si tengono stretti a quella realtà inventata come al manico di un trolley, però non era scrivibile, non con le parole che avevo in mente.

Poi successe quel che non ti aspetti, la mossa che non avevi calcolato, il colpo di genio dell'avversario (oppure solo una tua supponente distrazione). Uscì un libro con proprio quel titolo.

Una storia d'amore, penso.

Credo fosse il 1998 e io ero innamorato nel peggiore dei modi.
Tra l'altro, a renderlo peggio del peggiore che già era ci si metteva quel mio cocciuto convincimento che invece non fosse proprio il peggiore, e che anzi dovesse davvero essere così per essere certificato come amore vero.

Nel 2013 poi, quindici anni dopo, ho visto su un giornale online un titolo e ho pensato che semmai un giorno avessi trovato le parole per quella storia, allora il titolo sarebbe stato quello.


Il punto è che in quei cinque lustri ho imparato un po' di cose:
- la mia visione da scacchista ha una proiezione che si limita alla mossa che devo fare, e nemmeno sempre
- la tipologia di narrazione in cui mi esprimo meglio è la parola. Non il romanzo, non il racconto, non l'aforisma, ma la parola. Posso scrivere "obnubilazione" meglio di Joyce, ma su qualsiasi altra misura mi frega. Anche da morto.
- Un titolo è solo la prima bugia che racconti
- Scrivere non mi piace. Mi piace mangiare, strascicare i piedi nelle foglie secche, ascoltare la radio in macchina. Scrivere è come bere l'acqua. Non è che mi piaccia bere l'acqua, eppure è una delle poche cose di cui non posso fare a meno.
- Ho un blog, e avrei dovuto scrivere un post sul crodino, ma ho reputato incauto scherzare sugli analcolici
- I diamanti liquidi sono i migliori amici delle ragazze liquide

23 commenti:

  1. sarebbe decisamente una cosa carina se tu ora scannerizzassi (di) genesis e ce lo facessi leggere.

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    1. almeno non hai detto 'scannassi'

      la cosa terribile è che non butto mai via niente e quei quaderni ce li ho davvero da qualche parte in casa... faccio il vago ma so in che cassetto sono.

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    2. dai, una pagina! magari l'incipit

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    3. bellissimo! e l'avevi anche diviso in parti! però l'incipit va almeno fino al punto, eh.

      (sotto la cancellatura che c'era?)

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    4. guarda, è solo perché ormai è andato in prescrizione...

      sotto la cancellatura c'era Capitolo 1. Che evidentemente quando mi sono accorto che mi stavo rompendo i maroni ho trasformato il romanzo in un racconto in due parti...

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  2. La fantascienza di casa nostra va sempre incoraggiata...

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    1. no vabbé, l'ho riletto adesso e l'unica cosa fantascientifica è l'utilizzo dell'italiano. C'è tipo un risparmio sugli apostrofi che è ammirevole

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    2. Beh, l'uso di un linguaggio alieno poteva già essere un buon punto di partenza ;-)

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    3. vabbé, su insistenze di Ciku vi posto l'incipit

      
      

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    4. fiiiico! (direbbe un mio alunno di prima)
      e come finiva? puoi anche scriverlo con parole tue contemporanee.

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    5. Beh, dai, pensavo peggio

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    6. Sarebbe interessante sapere cosa è successo dopo...visto che avevi posto delle buone premesse.
      P.S. Dato che qualcuno pensa che King potrebbe anche aver preso spunto dallo Zeder di Pupi Avati per il suo Pet Sematary, non si può escludere del tutto la stessa mossa nei tuoi confronti per The Dome... ;-)

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    7. è la storia di 5 ragazzi che durante una gita scolastica rimangono bloccati all'interno dello Skydoor.
      Allora, lo SkyDoor è una roba tipo the Dome ma molti anni prima di Stephen King, un'immensa area all'interno della quale sta per iniziare un esperimento strabiliante: ricreare le condizioni che fecero nascere la vita sul pianeta milioni di anni prima. Quello era l'ultimo giorno di visita del pubblico, poi si sigilla tutto e si lascia spazio alla simulazione che durerà anni, secoli, magari millenni. E i ragazzi, 'sti sbadati, sono rimasti chiusi dentro.

      (oh, mancava un apostrofo, non ce la facevo a vederlo così...)

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  3. Nel 1998 stavo nella medesima situazione.... Ci stavo dal 1995 circa e ho proseguito fino al 2000 circa...
    Avrei potuto scrivere poemi e poemi sul mio fottuto amor perduto, irraggiungibile e vano.
    Ma non l'ho fatto.
    Meglio così...

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  4. Sì ok, nel 1995 ero una bambina! Ma nel 1998 ero già poetessa romantica... senza poesia, solo romanticismo... platonismo a iosa e struggimento quotidiano...
    Oggi mi pigliasse a paccheri...
    (Licenza poetica appunto) ma poi te che ne sai? :D io ho una certa età sai! Tzè!

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  5. Certa età nel senso che è certa, cioè, sappiamo qual è...

    Preparo i paccheri

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  6. il più bel libro che abbia mai letto è un libro di fantascienza autopubblicato dal professore di fisica del liceo di un mio vecchio compagno di università. era fantastico, nelle prime dieci pagine i protagonisti avevano già incontrato Dio con tanto di propinamento della morale cattolica, avevano visto gli alieni e la trama si era incastrata in un buco nella roccia.
    naive è la parola giusta. onesto e molto ingenuo.
    ovvero fantastico.
    chissà dove ce l'ho..

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È l'ultima cosa che potrete dire in questo posto. Pensateci bene prima di scrivere le solite cazzate...