Qualche settimana fa ho scritto una mail a
Roberto Recchioni.
Non è una cosa da me, ma era notte e autunno e avevo appena elaborato un pensiero abbastanza complesso, ramificato. Un pensiero che era all'improvviso sfociato in una sensazione.
Cioè, in quell'istante, nell'elucubrazione di tale ragionamento e a seguito di cose viste-fatte-lette, mi ero accorto di nutrire una insospettabile stima per il suddetto. E gliel'ho scritto.
Nonostante l'asocialità, il distacco e quel senso di stupidità adolescenziale che ancora un po' mi sento addosso.
Con Roberto ho avuto modo di incrociarmi in diverse occasioni. Qualche parola buttata lì, le solite cose.
In realtà la percezione è quella di una spietata incomunicabilità, come se due universi paralleli si sfiorassero senza riuscire a individuare il wormhole di Lorentz in grado di fare da ponte tra le loro differenti esperienze.
Ed è ovviamente un mio limite.
E posso anche ammettere che me ne dispiace, che mi avvincerebbe essere in grado di isolare il minimo comun denominatore, un contesto in cui instaurare un dialogo vero, uno scambio, un confronto, una dissomiglianza, se fosse.
Penso ciò perché credo sia una persona interessante. Non uno sceneggiatore interessante. Una persona.
Che quel manipolo di eroi con cui riesco a parlare mica vengono da me perché sono un programmatore interessante.
Lo so, il titolo lì sopra dice
Orfani e io mica ci sono ancora arrivato.
O meglio, forse un po' sì.
(comunque se volete leggere di cosa parla e com'è (o come non è o come dovrebbe essere o come avrebbe potuto essere o come sarebbe stato meglio se fosse stato o come potrebbe diventare o come purtroppo sarà o come sicuro che succede così) Orfani basta che vi facciate un giro per l'internet.
Scoprirete che è uguale ma identico a tanta di quella roba che è tipo il buco nero super massivo posto al centro della galassia dell'intrattenimento.
Imparerete che le armature sono copiate da un videogioco che però le ha mutuate da un film che si era ispirato alla copertina di un libro che era stata ricalcata da una miniatura che si è scoperto che era invece una macchia di sugo.
E poi vi sorprenderete nell'apprendere che quel ragazzino di sicuro è vivo e che è tutta una simulazione e che sono tutti morti prima e che in realtà sono sulla Terra e che gli orfani non sono orfani ma si scopre che gli alieni sono i loro genitori e che l'orso è quello di Lost e che non è un vaccino ma un potente allucinogeno e che la tuta del colonnello è quella di Sue Sylvester.
Ah, saprete anche che ne hanno stampato un milione di copie, che il bambino della copertina in realtà è un nano, che il titolo è sgrammaticato e che i fumetti li fanno col computer.)
Dunque, io stavo dicendo che un po' c'ero arrivato a parlare di
Orfani, ma solo perché l'impressione è che sia un enorme compendio a colori di quella che è la persona Roberto Recchioni.
Ma tipo una selezione di passioni, esperienze, letture, conoscenze, giochi, chiacchiere, notti, film, speranze, serie tv, cadute, scommesse, ossessioni.
Che poi, mica serve conoscere l'autore o il suo mondo per conoscere un'opera.
Eppure, se quello è il suo mondo ed è così distante dal mio, allora quel ponte di comunicabilità che mi permetterebbe di rapportarmi con Roberto dovrebbe essere la stessa via che mi conduce, se non ad apprezzare, quantomeno a comprendere il suo lavoro.
Sarà che l'ultimo videogioco a cui ho giocato aveva una gettoniera 100 + 100, sarà che la fantascienza per me è Clifford D. Simak, mica Heinlein, sarà che a lavorare in banca ho sentito così tante frasi a effetto che non mi fanno più effetto, insomma, mi sono accorto di partire forse avvantaggiato nel leggere questo
Orfani. Ma proprio perché non ho nessun riferimento, perché le cose che vedo sono ciò che sono e non la trasposizione vera o ipotetica di un qualcos'altro.
Ecco, da questo mio punto di osservazione "privilegiato" (o svantaggiato, chi lo sa) posso dire che questo primo numero mi ha appassionato. Più della prima puntata di Breaking Bad, e che il cielo mi fulmini per questo, più del primo Dylan Dog che proprio non si può leggere a mio avviso (che per dire, sono 25 anni che leggo Dylan Dog e a me l'horror fa da cagarissimo. Eppure nel mio modo di leggere i fumetti, attraverso la mia personale chiave di lettura, funziona. Altre cose no, ma quello sì, per dire).
Ma mi ha appassionato non tanto perché si legge bene, rapido rapido, e nemmeno per gli ottimi disegni di
Emiliano Mammucari, e i colori (che a me i colori), e i fucili, le astronavi, gli alieni col teletrasporto, e la guerra, la fine del mondo, e i ragazzini e gli esperimenti.
No, io la vera potenzialità l'ho trovata nei rapporti umani, nelle intercorrelazioni, i drammi, i moti d'animo. Non so, sia nel piano temporale dei giovani orfani sia in quello dei guerrieri superuomini ho scorto, o forse ho solo voluto vedere, una moltitudine di fili pronti a intrecciarsi, spezzarzi, soffocarsi a vicenda, oppure solo collegare, legare, rendere indissolubili.
Boh, magari è solo il mio come avrebbe dovuto essere
Orfani.
Fosse una serie di quelle che ti guardi in streaming sul pc, preferirei avere già tutte le dodici puntate lì pronte in modo da potermele sparare una in fila all'altra. Sì, la sensazione che mi ha dato è proprio questa, di voler sapere dove va a finire, anche solo per capire se mi piacerà o no.
Che poi, è un po' il senso del feuilleton. E questo lo è, no?
Che io me la immagino la gente a ogni capitolo dei Tre Moschettieri a chiedersi come sarebbe andata avanti, e Milady è buona no è cattiva no è bona, e quello muore, no ritorna ed è tutto un trucco di Richelieu e D'Artagnan è un eroe del cazzo (vedrai nella terza stagione!)
E se in parecchi si stanno chiedendo cose analoghe su
Orfani, beh, probabilmente significa che ci sono buone probabilità che funzioni.
Comunque, sono andato strafuori tema, non ho parlato del fumetto, che è un albo introduttivo, che ha solo seminato dubbi, inquadrato approssimativamente la situazione, presentato i personaggi, spiegato poco e mica tutto, anzi, quasi niente.
E allora si aspetta. Per capire se quel meh è una falla della sceneggiatura o solo un deficit di pazienza, per scoprire se è sospensione d'incredulità o abuso di posizione dominante, per dire io l'avevo scritto tre numeri fa, o magari solo per leggere, che pare niente, ma bisognerebbe far bene anche quello.
Oh, anche se non sembra, sono preparato. Se ci sono domande rimango a disposizione...
(cazzo, non ho nemmeno parlato di Caravan...)