28.2.13

Storia di un i piegato


A un certo punto dell'oggi mi ero messo in testa di scrivere un post che parlasse della i.
La vocale, tanto per capirci.

Non che ci fosse un motivo ben preciso, nemmeno mi accorgo di usarla di solito, cioè, sembra una di quelle cose come l'aria, che ti rendi conto che ci sono solo quando mancano. Eppure c'è, e si vede.
Più dell'aria tra l'altro.

Comunque, volevo fare 'sto post e vai a capirlo perché.

Non è una banale scusa per comporre un testo senza l'uso della lettera scelta, elaborato che tra l'altro non avrà un nome che potrà essere detto dentro a questa frase, pena la rottura della purezza del proporre un documento - nel caso che avete al vostro cospetto un passo - che non contenga la suddetta vocale.

Ecco, si chiama lipogramma. Ma non è quel che volevo fare.

La i, vocale anteriore chiusa non-arrotondata che pare derivare dalla lettera fenicia/ebraica Yodh, rappresentata da un braccio. I = braccio. Vabbé, non avete colto.
Comunque, passando dal greco ha contribuito a formare la iota (e se qualcuno qui è stato per caso un fortunato possessore del Grillo Parlante sa di cosa sto parlando).
[ok, non ce l'avevo nemmeno io quindi posso capire la perplessità degli sfortunati. Nel Grillo Parlante la lettera J veniva pronunciata come jota. A quel punto il gioco era scaricare la batteria a forza di fargli dire I-D-JOTA.]


In italiano è facile, wikipedia dice che 'ha quasi un ruolo particolare', quasi.

Allora, quando quando si trova fra due consonanti c'è poco da fare, è una vocale. Fa però la semivocale in coda ai dittonghi discendenti (che non c'entrano con il dugongo, ma quasi. Quasi).
Se invece si sente attorniata da altre vocali la i, che pare tanto calma ma di sicuro non è farina da far ostie ('na bronsa querta si direbbe da 'ste parti), diviene talmente piena di sé da sembrare semiconsonantica.
Gli antichi la trasformavano in J, e infatti io vivo a Mejaniga (ma questo è solo un messaggio subliminale per condurvi qui come il pifferaio di Hamelin).

Quando è muta la i è diacritica.
(il significato di diacritico ce lo spiega benissimo wikipedia con un esempio: nel turco è presente una i senza punto - "ı" - che differisce dalla "i" per l'assenza del punto (dal nostro punto di vista si può considerare un diacritico "alla rovescia"). "I" e "İ" sono considerate in turco due lettere diverse. Punto.) Quindi, ci, gi, sci, gli.
In cie, gie e scie invece non ha nemmeno un ruolo diacritico, ha l'unico scopo di generare errori che zelanti grammarnazi si premureranno di correggere caparbiamente e immantinente.

La domanda che credo tutti si stiano ponendo in questo momento è quindi: e?

E niente, a volte la guardo e penso che ad afferrarla per il punto e tirarla in giù, assaporando tra le dita la resistenza feroce che solo le vocali sanno osare, si rischia di formare un bel punto interrogativo.
Ecco, tutto lì.
Che pare niente, ma l'aggrapparsi a un'(i)dea fino sviscerarne ogni dubbio, ogni squassante interrogativo e avercela ancora lì, spiegazzata, ciancicata eppure viva nel suo percorso inverso da risposta a domanda, beh, a volte mi sembra rimanga l'unico motivo per non arrendersi.

i.

11 commenti:

  1. apprezzo l'intento ma "nel caso che avete" ammetterai che è forse un pochino forzato

    (un ragazzino con un ritardo mentale, che veniva in vacanza nel paese di mia nonna, aveva il grillo parlante. per due mesi ha composto solo e soltanto "a ci qu u a. acqua". ancora oggi, ogni volta che la scrivo, risento in testa la voce robotica)

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    1. IL CASO

      Ieri leggo questo commento dal cellulare e non noto il link dell'ultima parola.
      Questa mattina salgo in macchina e nella testa c'ho le parole 'just a family name'. Allora mi dico, ah devo ascoltarla. Metto su un cd ma non è quello, è studentessi, ne metto su un altro ma è crikrakrekr, allora mi rendo conto che è in cicciput e so bene dov'è, è in casa, sulla radio, sotto al cd degli abba. A quel punto mi dimentico che nella chiavetta usb che ho in macchina c'è e lascio perdere.
      Poi arrivo qui, clicco il link è c'è.

      Allora, la domanda è: ma perché invece di queste stronzate non mi capita 'na roba tipo superenalotto o eva green che viene a farmi la venere di milo a casa o che mi fanno papa?

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    2. perché devi sempre puntare basso. solo così si sopravvive. a desiderare troppo, rischi che venga eva green a farti sandra milo.
      (il mio cicciput se l'è fregato l'ex sostenendo la tesi farlocca che gliel'avessi regalato. figurarsi. ricordo che nel libretto c'era una delle meglio foto di faso di sempre)

      forse per il papato sei ancora in tempo.

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    3. eva green può farmi quel che vuole...

      (il mio cicciput è qui ma il libretto non so proprio dove sia...)

      [meglio di no, il bianco non mi dona]

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    4. con gimp - che non so usare minimamente - ho tentato uno splendido connubio tra la green e la milo ma il risultato è stato una specie di alien poco adatto allo scopo che è meglio nessuno veda mai. ho sonno, ho mal di testa e mi perdo così. i tristi piaceri della vita.

      (ma ti donerebbero altri)

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    5. facciamo che me lo immagino da solo ;)
      Che poi, Gimp, dico, una come te Gimp? Falle fare a me 'ste cose...

      (in effetti col senape sono un bijoux)

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  2. la forzatura è vedere i congiuntivo dove non c'è, al limite c'avrei messo una virgola dopo cospetto, ma per il resto rimane indicativo presente

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  3. ahhhhhh, l'ho riletta. non avevo capito nulla. chiedo scusa

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È l'ultima cosa che potrete dire in questo posto. Pensateci bene prima di scrivere le solite cazzate...