1.10.14

Adultere



Quando avevo diciott'anni leggevo Richard Bach.
Per gli ignoranti: Richard Bach è quello del gabbiano Jonathan Livingston. Per quelli più ignoranti ancora: il gabbiano Jonathan Livingston è un libercolo new age che ti spiega che se ci metti gioia, abnegazione, sacrificio diventerai una persona migliore delle altre.
Quando sei un adolescente è figo scoprire le metafore sulla crescita, ti fa sentire il tuo stare al mondo meno scomodo.
I personaggi inquieti, mai a loro agio, reietti, isolati, non capiti, diversi, sono ottimi per immedesimarsi. C'è chi sceglie gli X-men, chi il piccolo principe, chi Gesù.
In ogni caso la tendenza è quella di pensare di fare schifo perché si è in qualche modo speciali, qualcosa d'altro rispetto alla normalità. E pur percependo quel moto di cambiamento l'idea è quella che tutto potrebbe rimanere fissato in quel periodo. Adolescere significa crescere e gli adulti sono dunque quelli che hanno completato il loro percorso di crescita. Cazzate.

Comunque leggevo tutto quello che Richard Bach scriveva, Illusioni, Un ponte sull'eternità, Biplano, Illusioni, Illusioni e altri libri che non cito qui perché negli anni mi sono poi ricostruito una reputazione. Il punto è che erano tutte sensazioni in cui credevo.

Cioè, avrei potuto credere in Dio, o in Satana, o nella moda, nei computer, nella figa. E invece no, mi è capitato di iniziare a credere nella capacità umana di cambiare, nelle frasette illuminanti, nel fascino erotico della saggezza.

Per un po' è durata. Poi boh, forse gli ormoni, forse quegli stessi processi chimici per cui una mattina ti svegli col cazzo duro e cambiano le tue priorità, mi sono addormentato un pomeriggio sul divano e quando ho riaperto gli occhi non credevo più.
In niente

Mi limito a credere a qualcosa, senza nemmeno troppa convinzione a volte, ma credere in qualcosa proprio non mi riesce.

Ora, saran passati vent'anni da quel giorno, mi sono trasferito a Milano e il sabato mattina esco e cammino tra i sacchi di immondizia allineati ordinati sui marciapiedi, sono trasparenti e raccontano storie.
Mi parlano della festa durata fino a poche ore prima, di un pianto soffocato in un nugolo di fazzolettini, di giocattoli rotti, di dieci scatole di fiesta mangiate per scommessa. E cammino, e spio, e non credo, non credo nemmeno che sia tutto vero, che esista il concetto stesso di immondizia, di cose che si buttano via.

E ripenso a quando da ragazzino leggevo i miei libri e credevo che il mondo fosse tutto lì.

5 commenti:

  1. Anch'io da giovane leggevo Bach, Il Gabbiano Jonathan Livingston,Illusioni, Un ponte sull'eternità, Biplano, Illusioni, Illusioni ; ma puoi anche non crederci.

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  2. Ricordo quanto Il Gabbiano Jonathan Livingston fosse considerato lettura caldamente consigliata (obbligatoria, dai) in quanto pregna di valori positivi, per me studente di scuola media sperimentale fine anni '70. Io, francamente, già a tredici anni gli preferivo di gran lunga La spada di Rhiannon di Leigh Brackett; sarà che nemmeno all'epoca trovavo granché convincente il suo stile di volo. A ciascuno le proprie Illusioni, comunque...

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    1. vabbé, dalla new age ai rettiliani...

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    2. Era Leigh Brackett, mica David Icke. ^_^ Che poi, all'epoca, ai rettili già ci pensava il teutonico Perry Rhodan con i suoi Topidi...bei tempi, quelli della collana curata da Antonio Bellomi. Il gabbiano, in confronto, volava basso assai

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È l'ultima cosa che potrete dire in questo posto. Pensateci bene prima di scrivere le solite cazzate...