7.10.12

Pizza al tallio








Ben Stiller dovrebbe interpretare un film su Roma, scritto da Alessandro Bergonzoni. Me l’ha detto uno che gliel’ha detto il cugino del bidello della scuola dove porta le cialde di caffè  un cugino di Bergonzoni che l’ha letto su una rivista dal parrucchiere (sì, va dal parrucchiere perché ha i capelli lunghi e i barbieri, si sa, non sono capaci di trattarli che poi si rovinano).

Niente a che vedere, comunque, con le cartoline alla W.A. ma anzi il soggetto sembra imperniarsi su un plot abbastanza fantasioso: praticamente è la storia di Armandino, un pizzaiolo acrobatico napoletano trasferitosi a Roma, che scopre di essere in grado di far girare la pasta della pizza in modo talmente vorticoso da aprire un varco spazio-temporale che gli permette di accedere a una Roma alternativa.
Scoperta questa abilità la sfrutta per portare attraverso i due universi dei particolari ingredienti che renderanno le sue pizze estremamente speciali, permettendogli di diventare famosissimo.
In particolare farà furore la pizza con la mozzarella di gufala, un enorme mammifero alato con gli occhi a palla e lo sguardo saggio (divertente la scena in cui Armandino munge la gufala appeso a un’altalena, mentre questa vola sopra piazzale Flaminio).

Fatto sta che, a un certo punto, la pasta della pizza viene manomessa da Pietro, un pizzaiolo del nord interpretato forse da Lorenzo Giuseppe Battiston.
La sovrabbondanza di lievito impedisce ad Armandino di aprire il portale per il ritorno e questi si ritrova bloccato nella Roma alternativa.

L’unico modo che ha Armandino di ritornare alla propria realtà sarà quello di recuperare tutti gli ingredienti necessari per far lievitare una nuova pasta e tramite quella riaprire il varco.
Piano piano scoprirà le piccole differenze che separano i due mondi, essenzialmente basate su qualche errata grafia nella scrittura del nome dei luoghi.
Così, quando dovrà andare a comprare la farina in Campo dei Fiordi dovrà attraversare gli scogli che circondano il perimetro della piazza fino a raggiungerne il centro, occupato dalla statua di Lisander. Lì si scontrerà con la saccente ignoranza di Piotr Jorgesson, imponente vichingo dall’elmo cornuto, capo della comunità nordica che ha colonizzato la piazza e padre dell’abbondantemente affascinante  Uria Valchiria (un incrocio tra Thor e Carmen Sandiego).

L’acqua per l’impasto invece dovrà essere rubata dalla fontana di Tremors, difesa da aggressivissimi vermoni che Armandino farà letteralmente esplodere rimpinzandoli di cornetti non ancora lievitati confezionati da un indiano maori di nome Maritozzo (nell’universo alternativo Cristoforo Colombo ha mancato l’America a causa di una moneta infilata dietro la bussola ed è finito in Nuova Zelanda dove ha battezzato gli indigeni come indiani. Bellissima la canzone di De Gregori che dice “tra kiwi e locomotiva la differenza salta agli occhi…”. Maritozzo parla usando i verbi coniugati all’infinito ed è spassosissimo!)

La prova più terribile comunque sarà quella di recuperare il lievito entrando nelle stanze molli e umidicce del Colonseo, un’enorme arena a forma di colon difesa da gladiatori proctologi esperti di rettoscopia che indossano soltanto dei guanti in lattice, ma non sulle mani.
Proprio mentre Armandino sembra soccombere, ecco che accorre in suo aiuto Uria (segretamente innamorata di lui) che si oppone col proprio corpo alle spossanti spinte dei gladioproctologi (simpaticissimo il cameo di Owen Wilson comandante della legione).

Ora Armandino ha tutti gli ingredienti per ricreare la pasta per la pizza e aprire il portale che lo riporterà al proprio mondo di origine, sente però che c’è qualcosa che lo lega a quell’universo e proprio mentre sta per entrare nel varco Uria (che si pensava soccombuta di fronte all’irruenza dei gladiatori) riappare e durante l’ultimo dialogo strappalacrime Armandino si accorge di essere dislessico e che la Roma alternativa altro non è che una proiezione errata della propria mente che non riesce a pensare in modo ortograficamente corretto.

Il finale in questo caso richiama molto a Zoolander e pare sia stata un’imposizione della produzione americana, in realtà pare che Bergonzoni avrebbe voluto fare ritornare Armandino nel proprio mondo ma avendo il pizzaiolo tentennato troppo nel lasciare la mano di Uria, perde il braccio alla chiusura del passaggio tra i due mondi e non sarà quindi più in grado di far roteare la pasta per riaprire il varco.

Triste ma sicuramente d’impatto.

[sì, lo ammetto, due giorni a Roma coi ragazzi del corso di fumetto sono di un’insanità devastante, ma come sempre si scoprono cose nuove, nuove situazioni, caratteri, ansie, personaggi, nuove idee e nuovi stimoli a rinchiudersi in un bunker 300 metri sottoterra e confidare nel medioevo post-atomico e nelle bucce di patate fritte]

(a quelli che c’erano e che sono arrivati fino a qui: si fa per scherzare eh, in realtà il bunker andrebbe bene anche a 270-250 metri).

15 commenti:

  1. va' che la gufala mena sfiga.

    (chi è lorenzo battiston?)

    (io ci reciterei in un film così, sappilo. ma non a fare uria ché poi la mano magari mi potrebbe servire. in caso mettici una buona parola)

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    1. in effetti era scritto di merda, è Armandino che perde la mano. E lì c'è la battuta 'Uria volevo chiedere la tua mano ma tu hai avuto prima la mia!'.

      Pensa te, Battiston Lorenzo è il protagonista di uno dei capitoli più tristi di Ricordi di Scuola di Giovanni Mosca e quando sento il cognome Battiston mi viene sempre in mente.
      L'attore ovviamente è Giuseppe, che dovrebbe essere delle tue parti e probabilmente è l'unico motivo per cui ti sei accorta.

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    2. no no, me ne sono accorta perché, benché effettivamente glorioso simbolo della friulanità tutta, recita da dio (anche se a volte in film penosi)

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  2. hai mandato questo soggetto alla Disney? cosa ti hanno detto?

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    1. gliel'ho mandato ieri sera dal treno (quello delle 17.45), mi hanno telefonato all'altezza di Ferrara ma ho rifiutato la chiamata, mi hanno richiamato dopo cinque minuti e ho cercato di essere scortese perché non volevo che sembrasse che me la stessi tirando e mi hanno detto solo che il cugino di Armandino avrebbe potuto chiamarsi Nino e non Gigi (che ricordava Gigi d'Alessio). Insomma, me l'hanno cassato.

      Non credo che li risentirò.

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    2. Potresti proporre le avventure di un pizzaiolo monco prigioniero di un universo alternativo medieval-postatomico, costretto a consegnare pizze a enigmatici clienti rintanati in bunker collocati a centinaia di metri di profondità (270-250, tanto per dire) dove crescono tuberi la cui buccia ha il potere di neutralizzare l'eccesso di lievito che blocca la riapertura dei varchi, un tempo numerosi quanto le pizzerie...e va bene, lo ammetto, l'insanità è contagiosa ma tieni conto che lo faccio per darti una mano, altrimenti come potrei più avere il coraggio di guardarmi allo specchio sapendo di non aver fatto tutto il possibile per salvarti dalla cassata Disneyana...

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    3. e in effetti ho sempre pensato fossi un esperto di cassate...

      e comunque se sei venuto a rubarmi l'idea e cambiare due cagatine e farci il film te, sai cosa ti dico?
      maracuya!

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    4. E io che pensavo di non farmi nemmeno accreditare nei titoli di coda per lasciarti tutto il merito...vabbè, non se ne fa più niente (aiuti gli artisti e ti becchi pure accuse di furto e maracuya, che tempi grami)!

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  3. Corso di fumetto??
    E io che pensavo venissi qui a Roma per un noiosissimo aggiornamento sugli addetti ufficio marketing/preventivi ecc. portandoti dietro un po' di riso e bisi surgelato ;)
    Assapello!

    Ma vedremo mai qualche tua "opera" da queste bande?

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    1. Beh, il corso lo fanno gli altri... io sono un credente non praticante.

      Eccone un'altra, "opera" la chiama... l'ho già detto, mi spiace, ma foto nudo non posso metterle nel blog!



      (psss... psss... c'è la mail lì a destra... scrivimi ;) )

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    2. L'ho fatto, ma l'ultima volta mi hai risposto che non sei fotogenico.
      Mi toccherà lavorare di fantasia ;)

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    3. Vabbè, mi toccherà lavorare di Photoshop

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