14.10.12

Il Boia di Parigi - ovvero splendida esecuzione


Raymond Queneau scrisse che la grande storia vera è quella delle invenzioni. Sono le invenzioni quelle che provocano la storia... 

Storia e invenzione. Antipodi che s'incontrano amalgamandosi nel fulcro su cui si appoggiano gli accadimenti, in una leva imperfetta, l'inesatto fluire dei fatti che si calcificano nel duro ossario del tempo.
(no, non l'ho so nemmeno io cosa ho detto. Credo che il senso fosse che Storia e storia sono intrecciate come la doppia elica del DNA e questo le rende materia costituente di ogni attimo)


Parte forse dall'invenzione della ghigliottina questa prima storia de Le Storie (maiuscola minuscola, ancora), il magnanimo apporto di una scienza che subito si ritrae, l'evoluzione della pietà che repentinamente muta il suo senso, da rapida assoluzione a lento spettacolo grandguignolesco.

Oppure parte dall'invenzione di una vita, quella di Charles-Henri Sanson boia di Parigi, figlio e padre di boia passati e futuri. Uomo magnanimo forse, onorevole e ligio, uomo silenzioso che poco lasciò di sé.

Qualcuno disse che chi fa la storia non ha tempo di scriverla, e nell'accavallarsi dei propri drammi interiori Sanson diventa, se non artefice, strumento per la realizzazione di drammi superiori, eterni, storici.

Chi scrive è invece Paola Barbato, decisamente a proprio agio nell'alternanza dei passaggi tra storia e Storia, capace di tracciare il tormento di una personaggio persona irrisolta attraverso la cupezza intima dei pensieri che la assillano e soprattutto nella semplicità morbosa e cadenzata dei gesti.

La sceneggiatrice bresciana propone un raffinato studio della biografia del boia di Parigi, riesce a delineare in pochi passaggi lo spirito e il carattere delle figure storiche protagoniste della Rivoluzione Francese (Danton, Marat, Robespierre [si dicono sempre in quest'ordine, come liberté, égalité, fraternité {che poi, fraternité un cazzo che si sono ammazzati tutti come Caino e Abele, Romolo e Remo, insomma si sono ammazzati tutti come gente che  non era fratella}]).
E con la stessa apparente semplicita riesce a colmare i vuoti di una storia privata lacunosa, apocrifa.
Inventa, crea addirittura gossip, elementi attrattivi, mai irreali eppure sottilmente unici, speciali. Crea la storia laddove la Storia era elemento sovrastante.

Ed è proprio nei punti in cui questo processo viene limitato che il racconto dà l'impressione di essere più debole. Nei vuoti in cui la mano della narratrice lascia quella del lettore, nei salti temporali lievi ma decisi in cui  veniamo abbandonati alla nostra immaginazione, a un processo creativo personale che si attiva in modo incostante, brusco e proprio per questo a tratti disturbante. In fondo siamo il popolo, e il popolo è morboso, vuole vedere.
Pare forse che in questo senso la storia soffra un po' della foliazione, forse qualche pagina in più, o forse no. 

Ecco, a cercare il motivo vero mi sa che non lo trovo, ma un po' il finale ne paga, cosa da poco comunque di fronte all'appassionata bontà del lavoro svolto

Impeccabile invece è il lavoro di un incredibilmente ispirato Giampiero Casertano, i disegni graffiano il foglio crudi e morbidi allo stesso tempo. Ogni tavola è una meraviglia e anche nel confronto con le iconografie dei personaggi storici il pennino del disegnatore risulta quanto mai illuminato.

Quindi, in conclusione, esordio assolutamente positivo per questa nuova collana che statisticamente si rivela allo stato attuale promossa a pieni voti (1/1).

Per tutto quel che riguarda carta, cartoncino, layout, frontespizio, costina, colori, cazzi e smazzi, beh, non me ne frega un cazzo quindi va bene così.

Se vi capita compratelo, che 3,50 euro, a sapere il lavoro che ci sta dietro, sono decisamente meno che giusti.

Fine della Storia storia.

4 commenti:

  1. certo, la cosa dei salti temporali è vera ma questa una storia che prende velocità. inizia lenta, con presentazioni, descrizioni, racconti per proseguire in modo più esagitato quasi (sembra) a seguire la rapidità dell'evolversi della situazione francese. e non c'è più tempo per le spiegazioni, non c'è spazio per i discorsi, danton muore, marat muore, robespierre muore. la vendetta si compie e sull'ultima battuta, finalmente, si respira.

    però ok, qualche pagina in più ci sarebbe stata bene.

    cmq altra cosa positiva (ma che riguarda me) è la curiosità che m'ha messo riguardo un periodo storico che conosco poco al di là delle misere cose lette a scuola e delle ultime puntate di lady oscar...

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    1. per la mia personale sensibilità fumettistica ho inteso l'intento di accelerazione ma non sono riuscito a viverlo pienamente durante la lettura. Questa mancata percezione, tra l'altro, mi verrebbe da imputarla ai disegni che, seppur grandiosi, non raggiungono mai quel livello di allucinazione che spesso ha caratterizzato Casertano e che avrebbe dato al tutto quel certo che di frenetico e fremente.

      Ma si sta facendo le pulci su un qualcosa di per sé piacevolissimo, of course.

      E comunque sì, il grosso merito della storia è proprio quello di incuriosire e di spingere a documentarsi e conoscere un periodo storico così citato ma così poco sviscerato sotto i suoi aspetti più umani e politici.
      Infatti da quando ti ho detto adesso scrivo a quando ho postato è passata mezza giornata, spesa a saltare di qua e di là tra le pagine sull'argomento.

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  2. Vero, il popolo-lettore vuole vedere...ma la Barbato probabilmente lo considera capace anche di una visione indiretta che sia in grado di riempire le immaginarie vignette collocate idealmente tra i "prima" e i "dopo" della Storia (in maiuscolo, per la misura in cui la tragica e -a suo modo- epica figura di Sanson si lega alla tragedia di quel particolare momento storico), anche se qualche pagina in più nella parte conclusiva non mi sarebbe dispiaciuta in effetti. Riguardo ai disegni del bravo Casertano, il tratto leggermente contenuto può darsi sia stato ritenuto più adeguato a rappresentare orrori (drammi umani) pubblici e privati che in questo contesto narrativo, forse, non necessitavano di particolari trattamenti stilistici allo scopo di risultare maggiormente efficaci su carta...insomma una scelta più che un limite -per quanto comunque quasi impercettibile- all'interno di un prodotto di caratura alta (lo vale il prezzo di copertina, e spero che anche a micia lassù sia piaciuto ;) ...).

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  3. Alle micie non gliene frega un cazzo di come sono scritti o disegnati, per loro sono solo comodi (e vallo a capire perché).


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