24.10.12

Cappio d'anno



Se proprio dobbiamo trovare qualcuno a cui dar la colpa, direi il 1985.
L'anno sì, quello dell'Heysel, del terremoto in Messico e di We are the world.

Luis Miguel a Sanremo, Bubka sopra i sei metri e la neve, tanta neve. Troppa forse, ma in fondo cos'è il troppo per un ragazzino di nove anni?

È l'anno in cui abbiamo sfanculato con arroganza Orwell (per poi ritrovarcesene impelagati cinque lustri dopo), l'anno del primo trapianto di cuore, della coppa intercontinentale, di Reagan e Gorbaciov.

C'era ancora il muro, quello di Berlino dico, e poi la neve, tanta. Addossata al muro (quello di casa), ricordo, mi sovrastava. Troppa forse, e la Barabita che è morta quell'anno (era un pastore tedesco, di quelli buoni, di quelli che non ne hanno più fatti così dopo, non buoni almeno).

Nel 1985, il 30 giugno per la precisione che io il 26 compio gli anni, c'è stato il secondo intercalare e 'ste cose i bambini le sentono.
Quindi, vai a capire se la colpa è stata di quell'attimo in più, di quel mezzo respiro che ha ossigenato le idee di un mondo che stava prendendo la rincorsa verso il 2000, vallo a capire cos'è stato, ma sono successe tre cose:
- la Nintendo ha sfornato Super Mario Bros
- la Microsoft ha creato Windows 1.0
- c'è stata la prima edizione di WrestleMania

Che quando sei bambino mica ti rendi conto di quanto stretto sia il legame tra Storia e accadimenti, di come gli uni cambino l'altra e l'altra gli uni; vivi le emozioni, in modo addirittura puro, senza nemmeno misurarle, distante dal confronto, immergendosi d'unicità per natura più che per scelta. Le vivi e le abbandoni lì, che poi magari dopo trent'anni ripensi al body slam di Ultimate Warrior su Andrè The Giant e ti rendi conto che, cazzo, quel mezzo respiro l'avevi già restituito con gli interessi alla vita.

Nel 1985 ho pensato che avrei scritto. No, nessun sogno. Solo un pensiero, la manifestazione di una necessità. No, non quella, figuriamoci: nessuna zeia mania.
Solo la necessità di sfangarla, di sopravvivere. No, non come adesso.

Spiego.

Scrivere nel 1985 era un inaccettabile castigo.
Quel giorno il tema non l'avevo proprio fatto, come le altre volte d'altronde, averlo saputo che ci sarebbe stato l'alzati e leggi.
E io ho letto, sul foglio bianco, riga per riga, inventando, creando, plasmando il vuoto di quella pagina silenziosa.
Troppo bene, forse. Troppo, come la neve.

Me la ricordo bene la scena, davvero credevo di esserci riuscito quando mi ha detto "bellissimo tema, bravo. Siediti pure." È che poi è arrivato il "ma no dai, vieni qui che voglio darti un bel voto!".
Cazzo! (no, non l'ho pensato al tempo, ma cazzo).
Pagina bianca.

Vi metto solo le ultime due pagine della nota lungherrima che si è divertita a scrivere.


Ma tu ti credi il Padreterno!

Cazzo, sì!

Ecco, quel giorno del 1985 ho pensato che avrei scritto.

Bene, dopo questa rivelazione mi resta solo un'ultima stronzata da dire (che poi è l'unica cosa che avrei davvero voluto scrivere [assieme a una riflessione sulla nuova letteratura che arrivato a questo punto mi sono dimenticato di infilare dentro]).

Nel 1985 c'è stato il distacco, la fuga. Almeno secondo Google Ngram Viewer che conta anno per anno le parole presenti nei libri.


Fine.

16 commenti:

  1. Fossi in te m'incornicerei quelle due pagine.

    (ma dal momento che l'hai pubblicate potrebbero essere la tua condanna, sallo)

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    1. capirai, mica son le uniche. è che 'sta cosa dei compiti proprio non mi veniva.

      (ma cara, siete voi la mia condanna ^_^ )

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    2. masochista, almeno spero tu stia godendo ;-)

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  2. Concordo: me le terrei sempre lì davanti agli occhi, a memoria di un'insegnante agghiacciante che certamente il Padreterno non è, e per sogghignare del fatto che invece tu lo sei ;-)

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    1. A dire il vero aveva ragione lei...

      e io non sono padre di nessuno. almeno... sapete qualcosa che io non so?

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  3. considerata la quantità di parole scritte, la dimensione del testo e le pagine usate, immagino che la collega fosse oltremodo frustrata. le hai sbuffato in faccia...
    non la "quoto in toto" ma le son vicina (nel tempo e nello spazio).

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    1. io denoto solo che le maestre non sanno scrivere dentro le righe di terza elementare.

      E le ho sbuffato in faccia sì, era un bel tema! (cazzo)

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  4. Io ti comprendo. Ho sempre odiato i compiti. Li trovavo noiosi e una perdita del mio tempo. Però devo aver avuto fortuna, non mi hanno mai beccato e molto spesso li copiavo la mattina in classe prima che arrivasse la maestra/insegnante (ho continuato così anche dopo l'elementare).

    La dimensione delle parole mi fa pensare a qualcuno che alza il tono della voce, come se così facendo possa essere più incisivo.
    Al "ricordati che" mi è apparso Troisi :) ... per la serie "sì, sì, mo' me lo segno".
    Almeno un premio alla fantasia poteva dartelo.

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  5. Si sa che il potere ha sempre visto libero pensiero e creatività come minacce all'ordine costituito...ragion per cui fra il credere, l'obbedire e il combattere hai scelto l'ultima opzione (ribellandoti al rigido conformismo scolastico) ^_^

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    1. più che per il combattimento sono per il compatimento

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  6. non sai quanto mi piqce tornare a casa stanca morta e anche più annoiata, e leggerti!
    vorrei che lo sapesse la maestra...

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    1. probabilmente è un incredibile caso di causa che precede l'effetto...

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    2. o sarà che non ho la tv, e la pubblicità degli sfinterini la posso vedere solo qui...

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    3. Ecco, facciamo che non scendi al supermercato a chiedere degli sfinterini...

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È l'ultima cosa che potrete dire in questo posto. Pensateci bene prima di scrivere le solite cazzate...