ovvero l'imprescindibile necessità di scrivere qualcosa (nell'attesa di una buona idea)
e comunque questo blog si sarebbe dovuto chiamare "dalla Parte di Topper Harley"
4.4.12
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I prossimi post che non scriverò saranno:
- un post dal titolo "Degenerando" su John Doe n.17.
Con arguzia e ironia avrebbe descritto il percorso degli ultimi episodi dell'ex Golden Boy. Con la sagacia di chi ne sa, si sarebbe soffermato sulla svolta che dal numero 12 della nuova stagione ha condannato JD (e anche il lettore) a spaziare tra i diversi generi. Rimpiangendo un po' la roboante esplosione metafumettistica del numero 11 che ha portato però al rinchiudersi nella gabbia degli stereotipi.
E in quel degenerando sta l'intuizione semantica: attraverso i generi per degenerare, assottigliarsi, ridurre all'osso la storia fino ad annullarla.
Eppure in ognuna c'è un particolare nascosto, un puntino col numerino sopra di cui ci accorgeremo soltanto perché ce l'avranno detto gli autori. E allora tireremo le nostre linee e penseremo che era facile. Dopo.
In questo numero c'è Autumn. C'era anche nel precedente.
Non importa che si parli di fantasy, sport, sentimenti, avventura, porno: i punti fissi sono quelli, da lì si ricomincerà per finire. Penso.
Ecco, questo avrei scritto se avessi scritto quel post. Magari avrei parlato anche dei disegni di Flaviano Armentaro, anche di come una pessima stampa non ce li abbia fatti apprezzare abbastanza, eppure c'è una dinamicità bizzarra in quelle tavole. Questo avrei detto.
Avrei parlato anche della storia, del tentativo di ricostruire quel mondo immaginario nel regno impossibile della disponibilità. Delle forzature. Del Lovelace D.T. e di come il gioco a volte non faccia sorridere abbastanza. Avrei provato anche a trarne delle conclusioni serie, probabilmente.
Ma non l'ho fatto.
- un post dal titolo "Televuoto" sull'Almanacco della Paura 2012 con inclusa storia sul Bowling a Amici.
Avrei detto che Brindisi è sempre una certezza, che gli omaggi a Zed sono sempre graditi, che il dinamico duo Uzzeo-Recchioni sa come raccontare una storia. Il peso delle vignette, il loro scorrere, l'incastrarsi fluido. Persino la caratterizzazione dei personaggi, con Groucho che pare uscito dall'Ultimo uomo sulla terra.
Avrei anche detto che a fine lettura mi sentivo orfano di un tocco di soprannaturale. Di quella tensione ingannevole che ti fa credere che ci sia, poi che non ci sia e poi che tutto è invece normale e magari non lo è e avevi creduto sbagliato. Ecco, quella roba alla Dylan Dog insomma.
Anche qui avrei detto, ma non lo farò.
- un post dal titolo "Quando c'era Dailan" su Dylan Dog n.307 "L'assassino della porta accanto". E avrei parlato dei disegni di Gerasi.
Che a dire altro non ci sarei riuscito, anzi forse avrei detto che la storia senza Dylan sarebbe stata ancora più interessante. E non l'avrei detto scherzando, no. Un altro protagonista, più idoneo magari, avrebbe sicuramente valorizzato meglio un soggetto che da par suo era senza dubbio interessante.
Ma non l'ho scritto. E non lo scriverò ché questi sono i post abbandonati.
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