23.12.11

Preferisco un poeta sconfitto


La scienza nasce dall'incoscienza, la musica dalla frenesia, la pittura dall'esigenza, la scrittura dalla condivisione, la danza dalla paura.

L'evoluzione dalla noia.

Saremmo ancora specializzati in caccia al bisonte e raccolta di bacche se non fosse stato per loro.
Vecchi, malati, storpi, scemi del villaggio, rinchiusi nelle grotte a contemplare il fuoco, ad annoiarsi crudelmente con gli occhi persi in un riflesso, un insetto, un segno tracciato sulla parete con un tizzone.

Noia.

Genitrice dell'invenzione, dello svago, dell'idea. Di un pensiero alternativo germinato tra le pieghe di operosità inoperosa, l'inerzia forzosa della monotonia che accelera sul piano inclinato della costrizione.

E quando si scrive è così.
Puoi farlo per soldi, fama, divertimento, sfogo, terapia, divulgazione, gioco, lavoro, amore, guerra, lotta, coscienza.
Ma alla fine, quando lo fai davvero, lo fai per noia.

Ecco, non mi sto annoiando abbastanza in questo periodo.
Cose varie.

E l'illusione è che avere quell'idea sia una vittoria.
Quando invece altro non è che l'ennesima conferma della propria insofferenza.

Mi capita di essere in disaccordo con De Andrè. Più spesso di quel che una superficiale visione della mia vita lascerebbe intendere.

Oggi non l'ho capito cosa intendeva lui. Io preferisco un poeta sconfitto.

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