ovvero l'imprescindibile necessità di scrivere qualcosa (nell'attesa di una buona idea)
e comunque questo blog si sarebbe dovuto chiamare "dalla Parte di Topper Harley"
24.10.14
Un dialogo per capello
A me piacciono le donne.
No, non è un'affermazione del mio orgoglio etero. Mi piacciono le donne in quanto tali.
Una delle cose che più mi piace è che generalmente puoi dire a una donna "Ciao, cos'hai fatto ai capelli?", e lei avrà sempre una risposta articolata a piacere.
Cioè, non ti dirà mai: niente!. Al limite ma no, li ho solo lavati oppure sembra un'acconciatura? li ho raccolti perché avevo caldo.
Io lo faccio spesso, lo ammetto.
È una cosa che mi dà soddisfazioni, anche se in certi contesti non c'è dubbio che possa rivelarsi un'arma a doppio taglio.
Cioè, non è che puoi dire a una donna che si è fatta le mèches e invece sono colpi di sole, così come non puoi confondere un frisè con una permanente (un trucco, per capire se è un frisè basta che vi ricordiate della pasta brisè).
Ho quindi deciso di stilare un breve glossario, a uso e consumo di noi uomini cacciatori, così da non trovarci a fare figure controproducenti di fronte alla chioma della nostra preda.
mèches: mi raccomando, non confondetele coi colpi di sole. Questa tecnica prevede la decolorazione di alcune ciocche di capelli in modo da renderle più chiare rispetto al colore naturale. Ora il punto è: ma se non si conosce il colore originale come si fa a capire che è una mèche? È ovviamente un tema su cui si è dibattuto molto in tutti i convegni di parruccheria, la risposta che è stata data è che per avere la certezza del colore naturale bisogna essere molto in confidenza.
colpi di sole: da non confondere con le mèches. I colpi di sole (a differenza di quel che dice wikipedia che li etichetta come una condizione patologica che si manifesta in seguito ad una prolungata ed eccessiva esposizione del corpo umano ai raggi solari, specialmente quando ciò avviene con la testa scoperta) consentono di schiarire delle ciocche di capelli in modo da renderle più chiare rispetto al colore naturale. Come vedete tutt'altra cosa rispetto alle mèches. Vabbé, vi dico il trucco: i colpi di sole colorano le ciocche di un colore differente rispetto a quello base (più chiaro o più scuro), non le decolorano. (poi rimane che se non si sa quale sia il colore originario sempre a cazzo siamo messi)
degradè: ecco, passiamo adesso a qualcosa di completamente differente. Il degradè è quella tecnica che seleziona delle ciocche all'interno della capigliatura, le decolora e poi le tonalizza. Difficile quindi da confondere con mèches o colpi di sole. L'origine del nome è ancora a oggi al centro di diverse ipotesi: c'è chi dice che si ispiri al degrado e quindi ai capelli degli homeless bruciati dagli acidi degli scarichi con cui si riscaldano. Altra ipotesi è invece quella slava (slavata), che presuppone l'origine di questa tecnica nella città di Grado.
balayage: quando però selezioniamo delle ciocche e le schiariamo di alcuni toni, in modo meno evidente sulle radici e più marcato sulle punte otteniamo lui, il famigerato balayage.Capita spesso di confonderlo con il degradè, o con i colpi di sole. O con le mèches. In realtà il balayage è molto più difficile da pronunciare.
shatush: allora, con lo shatush cambiamo completamente prospettiva. Grazie a questa tecnica infatti riusciremo a schiarire le ciocche sulle punte. Un po' come le mèches o i colpi di sole ma avvicinandosi di più al concetto di fondo del balayage, rimanendo comunque nell'ambito del degradè. Insomma, lo shatush è proprio la ricrescita. Solo che la cara vecchia ricrescita era gratis, lo shatush invece è a pagamento. Per il resto sono uguali. Quindi mi raccomando, nel dubbio non dite mai "ricrescita" perché potrebbe essere shatush. Anzi, nel dubbio state zitti, che funziona sempre.
ombrè: copio e incollo. "La tecnica per eseguire l’ombre hair è simile a quella dello shatush, ma il risultato della schiaritura si concentra esclusivamente sulle punte, che vengono trattate separatamente in quanto necessitano di decolorazione. Mentre quindi nel caso dello shatush si tratta di riflessi che imitano il naturale schiarirsi delle ciocche al sole, nel caso dell’ombre hair c’è una differenza piuttosto netta di tonalità tra radici e punte."
Dunque, o girate con la mazzetta dei pantoni come gli imbianchini oppure l'ombrè non lo beccate di sicuro.
dip-dye: avete presente Heat Ledger in Batman, quando fa il Joker coi capelli verdi? Ecco, il dip-dye è quell'effetto lì. Un po' Carrie dopo la secchiata di sangue, un po' una che ha fatto un pompino in bilico su di un bidone aperto di colore. La caratteristica vantaggiosa del dip-dye è che non si confonde con le altre tecniche di colorazione. Lo svantaggio è che una che si fa i capelli così forse non è la persona giusta per voi.
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17.10.14
Certificato mendico
Non lo faccio spesso, ma volevo riportare una cosa che mi è capitata oggi.
Lo faccio per avvisare le future generazioni. Avvertirle sulla pericolosità dei computer.
I computer. Questi esseri che stanno prendendo sempre più il sopravvento sulla nostra esistenza.
Apatici e crudeli nel medesimo istante. I computer, che dirigono le nostre vite, che ci obbligano a fare cose. Skynet è iniziata così. Matrix è iniziata così. HAL 9000 lavorava in anagrafe prima del 2001.
Ecco l'estratto del dialogo.
Interno giorno.
Ufficio anagrafico decentrato di una nota metropoli del Nord-Ovest.
Personaggi:
- IO, atletico, aitante, avvolto in un completo casual con una cravatta color acquamarina che risalta la profondità di quegl'intriganti occhi nocciola;
- L'IMPIEGATA DELL'ANAGRAFE, vabbé lasciamo perdere.
IO: Buongiorno! (sorride)
L'IMPIEGATA DELL'ANAGRAFE: Cosa deve fare? (non sorride)
I: Buongiorno signora, cortesemente, dovrei fare dei certificati. Mi servono residenza, cittadinanza, stato di famiglia e certificato di nascita.
L: Residenza, cittadinanza e nascita.
I: ...e stato di famiglia.
L: Residenza, cittadinanza e stato di famiglia.
I: No signora, residenza, cittadinanza, nascita e stato di famiglia.
L: (Sbuffa) Ma le serve anche la cittadinanza?
I: Residenza, cittadinanza, nascita e stato di famiglia.
L: Non può fare l'autocertificazione?
I: Beh, sono venuto qui in anagrafe, evidentemente mi serve fatto da voi...
L: Motivazione?
I: De che?
L: A cosa le servono?
I: Per lavoro...
L: No, non è una causale accettabile deve darmene un'altra.
I: Signora, mi servono per lavoro cosa vuole che le dica?
L: Lavoro è una causale che non esiste più da due anni, deve darmene un'altra!
I: Beh, mi dica che causali sono ammissibili...
L: Deve dirmela lei la causale.
I: (inspiegabilmente educato) Sì signora, ma come posso sapere IO che causali accettate VOI? Mi state chiedendo la causale ditemi quale volete, altrimenti che faccio mi metto a dire motivazioni a caso finché non becco quella che volete. (pensa che potrebbe dirle che gli servono per: cambiare sesso, adottare un koala, invadere il Cile, iscriversi all'ISIS, aprire un negozio di sassi, essere assunto all'anagrafe, comprare una betoniera)
L: (scocciata) Noi non vogliamo nessuna causale.
I: (sgrana gli occhioni) Come non volete la causale? Se mi mi avete detto che "lavoro" no che ne serve un'altra che devo dirvi che bisogna esplicitare l'uso che qual è la causale!
L: No, non siamo noi che vogliamo la causale. È il COMPUTER!
I: Ah, il computer... Ehm... e beh, allora, guardi... se è il computer... ma posso dire "uso personale"?
L: Sì, 16 euro.
I: Ecco. Grazie buongiorno.
L: A004...
13.10.14
Coincidenze
C'è qualcosa che non va oggi nel sole. Non è sorto.
No, non intendo che è soffocato dietro qualche nuvola, smorzato da questa pioggia testarda che pare scender giù per noia.
No, non è un autunnale sole smarrito di carducciana memoria. Non c'è.
Eppure ieri era estate. Ventisei gradi a Padova, la luce frangeva contro la torre della Specola come un'onda, vibrava sulla superficie increspata del canale che pareva si fosse frammentata nell'impatto.
Ti ricordi quando giocavamo a fissare il sole, per indovinare su un muro bianco cosa ci fosse rimasto impressionato sulla retina? Saremmo diventati ciechi ci dicevano. Per quante cose saremmo diventati ciechi allora.
Anch'io, credevo che tutto quel guardarti avrebbe consumato la mia capacità di osservare il mondo, come se quel tuo essere così bella avesse potuto adombrare qualunque altra cosa io avessi cercato di guardare. Come se a un certo punto l'unica immagine che sarei stato capace di mettere a fuoco sarebbe stata la tua, statica di fronte agli occhi come se mi ti avessero attaccata alle palpebre con lo scotch.
E invece non ti ho più vista da allora.
Sei sparita nella nebbia di quel giorno. Nebbia vera, di quella che non vedo più da anni ormai.
Non ci sei più. Come questo sole oggi
A volte ho pensato che i miei unici momenti davvero da salvare fossero quelli che ho vissuto nella nebbia. Le cose che mi hanno cambiato la vita, quei punti di snodo in cui capisci che stai modificando direzione, che hai imboccato quella biforcazione a partire dalla quale il cammino tracciato di fronte a te sarà irrimediabilmente nuovo, differente. (Imprevisto o imprevedibile?)
Te lo ricordi quel giorno in cui sei sparita nella nebbia? Era novembre forse, nei campi si stavano formando dei fontanazzi che gorgogliavano come se fosse un sibilo, erano le quattro di mattina, questo lo ricordo io, lo ricordo bene perché ho guardato il cruscotto della macchina al di là della portiera aperta ed erano le quattro, la lancetta grande ti indicava lì, una macchia senza un contorno definito di fronte al cofano.
Non lo so nemmeno quanti anni siano passati, però oggi il sole è sparito.
Se non sono coincidenze queste...
9.10.14
Senti nulla sentinella?
Le sentinelle in piedi® hanno ragione loro.
Hanno ragione a leggere i libri che leggono, a dire le cose che dicono, a difendere quella che per loro dovrebbe essere la realtà.
Hanno ragione le sentinelle a dire che 2 + 2 fa 4.
A pensare di essere loro i Winston Smith che resistono al lavaggio di cervello di questa società alla deriva.
Hanno ragione ad affermare che la libertà di espressione sia il cardine del vivere civile, e che lo sia nonostante loro, cioè anche se quel che pensano o credono spesso va in contrasto con tale libertà.
2 + 2 = 4.
In base 10.
In base 3 mi risulta che 2 + 2 = 11.
In binario nemmeno si può. Al limite verrebbe una roba tipo 10 + 10 = 100.
Insomma, non sto dicendo che le sentinelle in piedi sono ignoranti, dico solo che fare i conti in base 10 è comodo, ce lo insegnano a scuola fin da piccoli, lo usano per le vincite dei quiz in tv, è quel che più ci viene naturale ormai. Ma è una convenzione. E non è nemmeno l'unica che esiste, cioè, si può fare i conti in tanti altri modi. Con basi diverse, simboli diversi, strumenti diversi. A mente o con la calcolatrice. Annodando corde. In base unaria usando una sola cifra. Con i numeri romani, tailandesi, cirillici, giapponesi, georgiani, babilonesi, cinesi, egizi, indiani, maya, inca, glaglotici.
I plantigradi non contano in base decimale e nemmeno i bruchi.
Quindi, se le sentinelle in piedi vogliono vivere in un mondo in cui si conta solo in base 10, non solo hanno il diritto ma addirittura il dovere di dirlo.
Poi, che senza un sistema numerico in base 60 non esisterebbero le ore (quelle per misurare il tempo, non il giornale porno eh, che se non esistesse il giornale porno alle sentinelle farebbe piacere che i rapporti uomo-mano sono contronatura, anche se consenzienti) e che gli astronomi babilonesi avrebbero al massino misurato quante spanne ci sono tra la luna e Venere, beh diventa un dettaglio.
E se non avessimo iniziato a utilizzare la base binaria probabilmente i computer mica sarebbero come adesso, anzi forse non ci sarebbero, e nemmeno gli smartphone o i tablet, non ci sarebbe il sito delle sentinelle in piedi, le foto in digitale e tutto l'armamentario che utilizzano per la propaganda delle loro lecite idee.
Dunque le sentinelle in piedi per quel che mi riguarda hanno ragione.
A parte per quella cosa di stare in piedi a leggere un libro!
Cioè, stare in piedi a leggere un libro è contronatura.
Non c'è nessun animale che lo fa, non esistono in natura i libri e non mi risulta ci siano nemmeno animali che, pur venendone in possesso si mettano in piedi in silenzio tutti insieme a leggerseli.
Esistono bradipi che si inculano tra maschi, scimmie che si sfregano la figa a vicenda, coppie di albatros dello stesso sesso che accudiscono uova non loro. E a nessuno verrebbe da pensare che sono atteggiamenti contronatura.
Cioè, la regola è che se si può far vedere in un documentario del National Geographic non è contronatura.
E io di bradipi che vegliano sui valori della società in piedi con un libro non ne ho mai visti. ma nemmeno su Super Quark.
E neanche albatros che si sposano a essere precisi.
Ora, non dico che mi facciano schifo eh, cioè, anch'io ho conosciuto delle sentinelle in piedi, sono persone così sensibili, però trovo indecente che si mettano in piedi con un libro davanti a tutti così.
Io non critico chi vuole starsene con un libro in piedi a casa sua, cioè, uno tra le mura domestiche può fare quel che vuole col suo corpo. Ma nelle piazze? Davanti a tutti? Davanti ai bambini? Cioè, come la spieghi una roba del genere ai bambini? Sai c'è gente che non è uguale a noi, se ne sta in piedi a leggere un libro perché così gli uomini non si sposano.
(Ovviamente anch'io penso che due uomini non dovrebbero sposarsi. Ma nemmeno un uomo e una donna. Le uniche che dovrebbero sposarsi sono le lumache secondo me, ma questa è una mia opinione [tra l'altro le lumache sono ermafrodite, lo ricordo])
Tra l'altro, anche questo post in un certo senso è contronatura. Cioè, non ho mai utilizzato le parole "di merda". Libri di merda, idee di merda, valori di merda, gente di merda, mondo di merda che hanno in mente... È una violenza che mi sono fatto, lo ammetto, è il modo che ho trovato per provare la sensazione di essere costretti a non essere sé stessi, a limitare il proprio essere. Ma in effetti chi me lo fa fare?
Ecco, nel mentre mi sono venuti in mente dei titoli bellissimi per un post sull'omosessualità che non scriverò mai:
- Peni superflui
- Stufati di patate
- Condivisione dei peni
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6.10.14
Accadimento terapeutico
Cara Silvia, ne è passato di tempo eh?
Ma vedi, a volte basta aspettare.
Non nego che durante questi anni ti ho pensata spesso, non per un motivo particolare, non per astio come probabilmente sarai stata portata a credere. Sì, insomma, credo che anche tu ti sarai soffermata spesso su quel che è accaduto tra di noi, di come precipitevolmente le cose si sono assestate su questa lontananza (indifferenza mi verrebbe da dire) che dura da più di vent'anni.
Non so se sia iniziato tutto da quel giorno, tu sorridevi spensierata mentre un sole frizzante di fine maggio accarezzava le tue lentiggini, avevamo forse 10 anni, direfarebaciare e io sceglietti senza indugio, fissando incantato la punta del tuo naso. La ricordo ancora l'espressione schifata che ha stravolto il tuo volto al mio squillante: baciare! Per diversi anni è stata protagonista di un incubo ricorrente che mi ha accompagnato fino all'adolescenza, uno di quelli per cui ti svegli e pensi che è troppo tardi per correre in bagno. Mi umiliavi anche così.
E il tuo quindicesimo compleanno te lo ricordi? Quando con le rose gialle - i tuoi fiori preferiti - ho scritto "ti amo" di fronte alla finestra della tua camera. Prima hai urlato e bruciato tutto con la benzina, poi ridevi, dicevi che era uno stupido cesso, me lo ricordo bene che mi puntavi il dito e dicevi "stupido cesso!", e anche le tue amiche in pigiama rosa ridevano e il fumo mi entrava nelle narici e cercavo di spegnere le rose ma mi si chiudeva la gola e ho vomitato.
E l'anno dopo, dietro al campetto di hockey quando ti ho dato quella lettera con la busta di Diddle.
Una settimana mi era servita per scriverla, c'era anche una poesia con le iniziali del tuo nome e le parole d'amore più belle che penso di avere mai scritto, perché poi, dopo quella tua reazione isterica, dopo il calcio nei coglioni, dopo il pestaggio da parte di Davide, e Andrea, e gli altri della squadra, e di uno che passava ma mi ha visto ricoperto di sangue e mi ha scambiato per un drogato, ecco, io dopo quel giorno non sono più riuscito a scrivere nulla di così bello.
E così, Silvia cara, sono passati più di vent'anni da allora, vent'anni di silenzi, di nulla. Vent'anni in cui non ti ho odiata, mai, ma in cui ho comunque atteso che arrivasse il momento in cui ti saresti ricreduta, in cui ti saresti guardata indietro e avresti capito quale occasione ti era capitata, una persona così devota a te, che ti amava come ti ho amato io, e cioè come nessun altro avrebbe mai potuto fare. Ti saresti guardata indietro e avresti capito che era troppo tardi ormai, pentita, rammaricata, avresti pianto, maledetto te stessa per quel che eri stata, mi avresti cercato, pregato, supplicato addirittura. Ho pensato spesso a cosa ti avrei risposto in quel momento.
C'è un proverbio cinese che dice: siediti sulla riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai il cadavere del tuo nemico. Ecco, quel giorno è oggi.
Mi hai cercato, ti sei umiliata, prostrata, ti sei cosparsa il capo di cenere. Mi hai cercato.
Per ben tre volte ieri, due richieste per giocare a Candy Crush Saga e un invito per regalarti dei covoni di fieno a Farmville. E oggi ancora due, una richiesta per Candy Crush e un invito per un evento del gruppo country di tuo fratello.
Beh, cara Silvia, la risposta è no!
Dopo tutto quello che mi hai fatto passare, dopo gli anni in terapia, dopo i due tentativi di suicidio di cui uno con denuncia per interruzione di servizio pubblico, non avrai covoni di fieno da me.
E ritieniti fortunata che non ti tolgo l'amicizia.
(p.s. ti ho regalato una vita a Candy Crush)
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2.10.14
Spazio pro-forno (Il fantasmino di Anna Never)
[DISCLAIMER: leggo Dylan Dog dal primo numero e ho ancora il portafoglio a casa. Negli anni ho comprato il MAX col calendario, TUTTO con la storia di Baglioni, il diario con Gnut!, Un GRAZIA o GIOIA o una roba del genere con una storia disegnata da Casertano con le pagine che sanno di camomilla (non è una metafora, profumano davvero di camomilla), il cd col videogioco, il cross-over con Martin Mystere, con Ken Parker, con Napoleone, gli albetti parodia degli anni '90 tipo Dylan Blob, Dailan Bob quelle robe lì, gli inquilini arcani, un albo francese e ho letto i libri di Sclavi. In definitiva, in base alle regole della rete e dei social sono autorizzato a dire quello che mi pare.]
RECENSIONE BREVE: A me va bene così!
RECENSIONE MENO BREVE: A me va bene così, non tanto per la storia in sé ma soprattutto per l'idea che implicitamente trasmette. E no, non parlo del sottotesto meta-editoriale di cui personalmente avrei preferito non venire a conoscenza (è una fisima mia, i sottotesti (in questi contesti) li tollero se sono smaccati, spiattellati in faccia al lettore in modo che proprio non possa evitarli, insomma, tutto il metaforico che non viene chiaramente esplicitato, che dev'essere intuito, elaborato, espone il fianco a troppe ipotesi, introduce una componente d'interpretazione aleatoria che mi distrae, mi trasforma il sottotesto in metatesto, una traduzione incompleta degli intenti di chi scrive, con un residuo comunicativo che a un relativista come me spalanca un varco spazio-temporale sulle sterminate pianure dell'indeterminatezza. [oh, nella mia testa questa frase ha un significato. Tra l'altro non molto diverso da quel che ho scritto qualche giorno fa per Orfani, sono ripetitivo]).
Dicevo, quello che mi ha confortato è l'intuizione di base, l'introduzione di quell'incertezza nelle situazioni e nei risvolti che induce il lettore a non essere tranquillo per quel che potrà succedere nel prossimo numero.
Ecco, a me è questo spirito che va bene, che non c'era e ho ritrovato. Perché quel che ho sempre cercato leggendo un fumetto come Dylan Dog non è tanto il fatto che mi piacesse, ma che riuscisse in qualche modo lasciarmi una qualche sensazione di sorpresa, inquietudine, smarrimento o anche solo l'impressione che a qualcuno avrebbe potuto darla.
Sarei comunque uno stupido (non che chi non la pensa così lo sia, lo sarei io) se mi impuntassi a voler percepire ogni albo come quando avevo quattordici anni, ne ho trentotto, ho superato da un po' i trentatrè anni di Dylan e si sa che non sempre tutto quel che fanno i giovani ci è chiaro.
RECENSIONE CHE AVREI SCRITTO SE LA MIA UNICA FONTE DI INFORMAZIONE FOSSERO I COMMENTI DI FACEBOOK: Allora, premetto che a me la fantascienza piace anche. Però 'sta cosa di trasformare improvvisamente una serie come Dylan Dog in Star Trek mi pare una cosa un po' avventata. Comunque comprerò i prossimi numeri e vedrò come va, certo, se iniziano ad arrivare gli alieni e i Klingon credo che smetterò subito che per quello c'è già il comandante Picard. A me piaceva il Dylan ambientato a Londra col maggiolone e il Groucho normale, ma Recchioni ha deciso che è più consono trasportare tutti nello spazio e vabbé, mi chiedo solo come faranno con i vecchi personaggi, cioè, sono morti oppure qualcuno è stato ibernato e ritornerà?
Che poi, mi viene un dubbio: Dylan è stato mesmerizzato nel numero 57 dal dottor Hicks e nel numero 77 vediamo che tutta la popolazione terrestre è morta per un super-raffreddore ma che lui nel 2560 è ancora vivo, è possibile che l'umanità non si sia dunque estinta completamente ma che si sia trasferita nello spazio dove ha continuato a proliferare costruendo colonie su astronavi o che ne so sulla luna? Dunque nel 2427 oltre agli androidi con i ricordi di Dylan esiste anche il Dylan vero mesmerizzato e ancora "vivo"? C'è in previsione un incontro tra Dylan e i suoi cloni?
Tra l'altro, siccome abbiamo visto nell'ultimo color fest che Dylan Dog è ambientato nello stesso universo di Nathan Never, e siccome nel numero 26 di NN vediamo che nel 2395 la Terra è ancora abitata ma gli Ultra Sapiens vengono cacciati e Lucy Seward si sveglia dall'ibernazione e fa tre figli che sono quindi presenti nel 2427, ci sarà qualche relazione tra loro e Dylan? Il computer con cui vengono catalogati i ricordi che servono a sintetizzare i cloni di Dylan è forse il brain comdeck che appare anche nell'anno 2606 in Generazione Futuro?
Ecco, che Dylan abbia bisogno di un rilancio è un dato di fatto, spero che qualcuno in Bonelli ci pensi seriamente, ci fosse stato LUI di sicuro, per dire, Bloch mica lo facevano sparire dalla serie che aveva ancora tanto da dare e senza l'ispettore l'old boy non sarà mica più lo stesso.
Che poi, nel numero 100 che vi ricordo è l'ultimo della serie in assoluto, Bloch c'è e fa l'ispettore. Quindi questo come lo giustificate? L'hanno reintegrato? Era uno scherzo, un sogno, un richiamo da parte di Scotland Yard di tutti i vecchi ispettori come in Space Cowboy? (ancora lo spazio, notate...)
Secondo me Recchioni avrebbe dovuto leggersi almeno gli albi principali prima di profanarli.
Che poi c'è tutto questo pretesto dell'avventura spaziale per sottointendere in realtà tutta una situazione editoriale, in pratica ci sono cinque nuovi Dylan (che rappresentano l'inedito, lo speciale, il maxi, il color fest e il gigante) che hanno il compito di catturare ogni mese i lettori, che sono rappresentati come degli spettri imprigionati nelle gabbie delle edicole, mentre vagano senza razionicinio in un'enorme astronave-galera che rappresenta facebook (bella mancanza di rispetto verso noi lettori a rappresentarci così, ma evidentemente è come ci vedono). Comunque a un certo punto iniziano a eliminare le testate (e il gigante infatti sparirà) e i personaggi, fino a che rimarrà solo l'inedito che però nessuno dei lettori-spettri vorrà e allora tutto verrà risucchiato da un buco nero (di bilancio) e Dylan che si risveglia e si getta in un crepaccio (suicidio editoriale?) ma continua a sopravvivere come clone (ristampe???).
Evidentemente in Bonelli hanno deciso di puntare tutto su Tex, e li capisco, visto che LUI Dylan Dog nemmeno voleva farlo. Un po' come adesso Sclavi che non vorrebbe assolutamente rilanciarlo ma lo hanno in pratica costretto via internet, e si è visto dalla faccia che ha fatto in conferenza.
Comunque, per chiudere, questo numero insomma, magari se non fosse tutta una copia potrebbe anche starci, ma così mi pare davvero una presa per il culo. Cioè, un conto è fare gli albi che citano e si ispirano a Shining, Terminator, Il miglio verde, Fuori orario, Blade Runner, La città verrà distrutta all'alba, Nigthmare, Il silenzio degli innocenti, Il nome della rosa, Dieci piccoli indiani, Io sono leggenda, Un lupo mannaro americano a Londra, I segreti di Twin Peaks, Psycho, L'isola del dottor Moreau, Poltergeist, La zona morta, Accadde domani etc etc etc, e un conto è invece PLAGIARE visto che il comandante Kobayashi ha guarda caso lo stesso nome dell'avvocato dei Soliti Sospetti.
Inoltre la vignetta in cui i Dylan sono intorno alla plancia di comando è praticamente identica alla scena del film Avengers in cui loro sono intorno al tavolo sull'astronave di Nick Fury e tutte le scene in cui si vedono le astronavi sono ispirate a quelle di Orfani. O meglio, sarebbero identiche se Mari sapesse disegnare, e invece lo capisco anche mio cugino che ha letto l'album in braille che i personaggi sono tutti storti e Dylan non somiglia per niente a quello di ROI che è l'unico veramente riconosciuto da noi lettori.
Che poi un robot che si chiama numero 5, secondo voi Recchioni ha copiato da Corto Circuito o da Cyborg 009?
Ah, e questo penso sia la prova definitiva: a un certo punto uno dei Dylan dice "Porca puttana!", proprio come Peter Finch nel famoso monologo di Quinto Potere, "Sono un essere umano porca puttana! La mia vita ha un valore!", ed è ironico che sia proprio un androide che umano non è a sottointendere questa frase, insomma pare proprio fatto apposta, e aggiungerei con scarsa fantasia.
[probabilmente dice "figlio di puttana" ma è comunque un atto contro i valori cristiani e questo basta!]
Quindi, riassumendo, hanno voluto cambiare ma io sinceramente 'sto gran cambiamento non l'ho percepito.
Cioè, se proprio devo fare un'analisi seria di questo numero posso dire soltanto che il principale punto di distacco di questa fase 2 con il periodo precedente è che Dylan non ha più i calzini. La cosa è anticipata dalla copertina e viene ripresa più volte nell'albo.
Cioè, è un anno che ce la menano con fase uno fase due fase tre e l'unico cambiamento che fanno è stato togliere i calzini. Peggio delle basette di Nathan Never. Che poi le Clark senza calze è praticamente impossibile portarle, almeno che non gli abbiano messo i "fantasmini", che per l'indagatore dell'incubo avrebbe anche un senso.
Probabilmente c'è anche dell'altro che ora mi sto scordando, tipo che Dylan si fa la barba senza schiuma come Wesley Snipes in Expendable 3 o che con la nuova grafica hanno risparmiato sul colore del logo e del bollino del prezzo ma mica ce l'hanno fatto pagare meno. E altro che mi verrà in mente.
Scusate la lunghezza, ma sono cose che andavano dette!
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1.10.14
Adultere
Quando avevo diciott'anni leggevo Richard Bach.
Per gli ignoranti: Richard Bach è quello del gabbiano Jonathan Livingston. Per quelli più ignoranti ancora: il gabbiano Jonathan Livingston è un libercolo new age che ti spiega che se ci metti gioia, abnegazione, sacrificio diventerai una persona migliore delle altre.
Quando sei un adolescente è figo scoprire le metafore sulla crescita, ti fa sentire il tuo stare al mondo meno scomodo.
I personaggi inquieti, mai a loro agio, reietti, isolati, non capiti, diversi, sono ottimi per immedesimarsi. C'è chi sceglie gli X-men, chi il piccolo principe, chi Gesù.
In ogni caso la tendenza è quella di pensare di fare schifo perché si è in qualche modo speciali, qualcosa d'altro rispetto alla normalità. E pur percependo quel moto di cambiamento l'idea è quella che tutto potrebbe rimanere fissato in quel periodo. Adolescere significa crescere e gli adulti sono dunque quelli che hanno completato il loro percorso di crescita. Cazzate.
Comunque leggevo tutto quello che Richard Bach scriveva, Illusioni, Un ponte sull'eternità, Biplano, Illusioni, Illusioni e altri libri che non cito qui perché negli anni mi sono poi ricostruito una reputazione. Il punto è che erano tutte sensazioni in cui credevo.
Cioè, avrei potuto credere in Dio, o in Satana, o nella moda, nei computer, nella figa. E invece no, mi è capitato di iniziare a credere nella capacità umana di cambiare, nelle frasette illuminanti, nel fascino erotico della saggezza.
Per un po' è durata. Poi boh, forse gli ormoni, forse quegli stessi processi chimici per cui una mattina ti svegli col cazzo duro e cambiano le tue priorità, mi sono addormentato un pomeriggio sul divano e quando ho riaperto gli occhi non credevo più.
In niente
Mi limito a credere a qualcosa, senza nemmeno troppa convinzione a volte, ma credere in qualcosa proprio non mi riesce.
Ora, saran passati vent'anni da quel giorno, mi sono trasferito a Milano e il sabato mattina esco e cammino tra i sacchi di immondizia allineati ordinati sui marciapiedi, sono trasparenti e raccontano storie.
Mi parlano della festa durata fino a poche ore prima, di un pianto soffocato in un nugolo di fazzolettini, di giocattoli rotti, di dieci scatole di fiesta mangiate per scommessa. E cammino, e spio, e non credo, non credo nemmeno che sia tutto vero, che esista il concetto stesso di immondizia, di cose che si buttano via.
E ripenso a quando da ragazzino leggevo i miei libri e credevo che il mondo fosse tutto lì.
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