9.9.13

Ragione(ria) e sentimento (post che avrei preferito scrivere il 06.05.1994)


"Lei sa!"
Me lo ripeto nella testa, salendo i due piani di scale che conducono proprio di fronte alla porta dell'aula. Quarta B.
Il nome è incavato con lettere bordeaux su una targa d'un beige svogliato. Lei sa!
E non perché io ne sia convinto, anzi, io sono certo e spero che lei non sappia (che senso avrebbe, poi? no, il mio dire l'ho detto e lei non sa), ma quell'anagramma è così inesorabilmente confortante che pare un ossimoro, la prosecuzione inconsapevole di quel gioco d'inchiostri e pagine strappate, messaggi in bottiglia affidati al mare muto del sottobanco.

Entrare nell'aula è un'immersione ruvida, polvere di gesso e caldo si appiccicano a maggio e ai polmoni. Il primo respiro gratta la gola come se ci si muovesse avvolti da una nebbia di vetro finemente frantumato.
E cerco il muro, le spalle al muro.
Ciao, io sono lui. Esteticamente vorrei essere il Dylan Dog del primo Roi, quello di Ti ho visto morire, per questo porto la camicia sgualcita fuori dai jeans e (accantonato il bello) mi escogito tenebroso con risultati quantomeno inosservabili.

Lei è giù. Due piani.
Perché la Seconda A è proprio qua sotto. Lei è lì, potrei vederle le scriminature dei capelli corvini se non ci fosse tutta questa scuola costruita intorno. Da qui addirittura il profilo degli occhiali e il riflesso del suo sguardo delizioso sulle lenti. Poi poco altro, che avvolta in quelle felpe larghissime non ha un'altra forma se non quella di quel sorriso letale come la lama di un rasoio troppo affilato.
E certe ore di quelle noiose, col gomito appoggiato sul banco dietro di me, io guardo giù, con la soffocata speranza di vedere al di là, e scrivo, scrivo che a volte mi pare che le parole arrivino direttamente dalle mani, senza passare nemmeno dal cervello o dal cuore. No, il cuore no, quello è un muscolo, roba da poeti e da macellai. L'amore ha il suo rifugio nella testa.

Che poi c'ha il moroso, dice. E io son qui col Tuir che mi chiedo che attinenza ci sia tra l'amore e un debitore insolvente. Entrambi sfuggevoli, bugiardi e decisi a fregarti.

Kurt Kobain è morto, era vecchio, non dovrebbe fare notizia ma è morto. Me ne ricordo ogni volta che indosso una camicia a quadri. Non voglio farmi notare, ma vestirsi male mi serve a questo, che poi per me non è nemmeno vestirsi male, è solo il rifiutare il resto.
Anche Senna è morto, e prima di lui Ratzenberger. Non se lo ricorderà nessuno ho pensato e ho deciso di appuntarmelo mentalmente. Ogni volta che diranno Senna io penserò Ratzenberger, non ci sarà un motivo particolare, solo un allenarsi al ricordo.

Anche lei vorrò ricordarmela, e come potrei non farlo? Cos'altro potrà mai succedermi di così grande? No, davvero, non ce l'ho abbastanza fantasia per immaginare un evento che possa destarmi da questo sentire.
Dicono il tempo, la vita. Che col tempo, con la vita tutto viene messo in disparte, passa oltre, come detriti intrappolati in un conoide di deiezione.
E che anche a trovarlo un modo di frenare quella corrente, una diga emozionale che imbrigli quel soccombere di attimi, beh, quanto potrebbe reggere? Quanto insostenibile potrebbe diventare il peso della memoria?

È che io non voglio perdere nulla, sostituire lo spazio occupato da queste sensazioni con quelle che verranno. Non voglio perdere nulla di tutto questo.
E guardo giù, a ignorare quei due piani di piastrelle rossastre.
E la vedo.
È bella come questa disillusione, più di ogni cosa che ho scritto nascondendomi dal suo giudizio.

Adesso è qui, assieme a tutto quel che avrò.
E ancora, e ancora, ancora...
Poi chissà...

16 commenti:

  1. Io lo ricordo Ratzenberger.

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  2. a scuola mia solo femmine. un vasto mare di tette. l'unico maschio arrivò in prima mentre io ero in quarta. camminava saltellando. ogni passo era un rimbalzo. non c'è alcuna giustizia a questo mondo.

    se dico che mi piaceva zurbriggen non c'entra niente immagino.

    (a fare due conti, nel '94 stavo all'università. diobuono, stavo all'univeristà...)

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    1. W Girardelli!

      Pensa te, un mare di tette e te che facevi la risacca...

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  3. L'amore ha il suo rifugio nella testa. Vero. Il cuore si limita a battere più forte registrandone la presenza...a patto che l'amore ci sia, altrimenti si è tachicardici. Di certo, comunque, il sentimento a senso unico al cuore non ha mai fatto bene (che a volte, quando lei diceva di avere il moroso, quello poi c'era davvero)...

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    1. è che quel moroso lì non ho mai capito se ci fosse veramente stato davvero... e il sentimento a senso unico non ha mai fatto bene nemmeno al fegato.

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    2. Già...fegato e cuore (e testa) meglio che li evitino 'sti sensi unici, se possibile.

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  4. La mia il moroso l'aveva, certificato, ed era anche nazionale della squadra di nuoto, cosa che rendeva la sfida impari (e mi forniva un forte alibi per non farmi avanti) - che paralleli, da me era morto Villeneuve, ma io mi ricordavo di più Ronnie Peterson, che se ne era andato qualche anno prima. Il cuore pulsava e Battiato cantava 'la stagione dell'amore viene e va...'. Tutti uguali voi italiani.

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    1. io ero nazionale della squadra di vuoto.

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    2. io di scuoto, puoi immaginare... (ecco ho fatto outing, però è così, ho il coraggio di ammetterlo, vi dà forse fastidio la parola 'masturbazione' ? e io la dico...)

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    3. no, la parola no. però quelle foto potevi tranquillamente lasciarle nel tuo telefonino...

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    4. le foto sono chiaramente un falso, grossolanamente fatto con fotosciop, quella volta non avevo il telefonino...

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  5. "Each night I cry I still believe the lie
    I'll love you, 'till I die"

    https://www.youtube.com/watch?v=N8h1Wj70kzk

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