9.9.13

Ghe manca on bojo - Puntata 1


Che in effetti una rubrica di cucina tradizionale veneta mancava.
La scrivo in italiano per cortesia.
La cosa strana è che mi sono messo a scrivere 'sta cosa dopo aver letto di quella scuola elementare di Bergamo in cui i genitori italiani hanno fatto togliere i propri figli perché nella classe (prima) c'erano troppi bambini stranieri, e a loro avviso avrebbero di sicuro rallentato l'apprendimento dei propri pargoli.
Come se le Peppa Pig e i Dragon Ball che trasmettono sulle tv degli immigrati fossero filtrate e parlassero in un'altra lingua. E niente, 'sta gente non si rende conto che l'apprendimento è rallentato dall'ignoranza e dalla stupidità (e probabilmente dai loro figli, che generalmente gli stranieri c'hanno più voglia di imparare e più stimoli. Ma questo me lo dicono i maestri che conosco, quindi non gente del ramo...)

Comunque, stavo pensando che io sono arrivato in prima elementare senza aver mai parlato in italiano in vita mia. Provengo dalle profondità della pianura padana, la bassa, l'italiano lo usavi come linguaggio segreto quando non volevi farti capire. In certi quartieri, quelli più mimetizzati tra le fratte, l'italiano era una sorta di essere mitologico. Si diceva che un tempo un vecchio zio che abitava a Battaglia Terme era in grado di parlarlo, ma nessuno lo aveva mai sentito davvero. Per il resto ci si giocava sopra e si faceva finta di saperlo parlare emettendo suoni gutturali, un po' come quando fai ahlacamalahala fingendo di parlare arabo.

Un altro dei miti che dovevano essere ancora sfatati era quello degli gnocchi.
Fino a quindici anni non era mai apparsa nella mia breve esistenza la seppur minima avvisaglia del fatto che gli gnocchi potessero essere conditi in maniera differente che alla veneta.
Al ragù, al pomodoro, ai quattro formaggi, non solo erano combinazioni che non conoscevo, ma soprattutto erano abbinamenti che non mi sarebbero proprio mai saltati in mente. Cioè, è come se mi avessero detto che si poteva giocare a calcio a testa in giù.

In realtà la ricetta è quella dei maneghi, che si differenziano dagli gnocchi per due caratteristiche principali: non vengono passati su grattugie, forchette, pollici o quant'altro ma rimangono dritti come manici, e sono fatti con le patate americane (che al dire il vero mia nonna li faceva con il pan biscotto, ma quella è una ricetta che non sono ancora riuscito a recuperare).

Il condimento deriva da un gusto tutto rinascimentale che obbligava i poveri cuochi a coprire il sapore stantio o salato degli ingredienti (dovuto ai metodi di conservazione) con un tripudio di spezie e dolcezza.

Comunque, presupponendo di mettere gli ingredienti a caso e poi aggiustare il tiro man mano, si fa così:
più o meno un chilo di patate americane lessate (lo so, tutte le patate sono americane. Ma evidentemente alcune sono più americane di altre. E comunque queste in sudamerica le chiamano batata), sbucciate a caldo e passate subito allo schiacciapatate. Appena la purea e tiepida si amalgama molto rapidamente con almeno 200 gr di farina e un uovo. Aggiungete farina fino a che viene bene. Quando la massa è bella compatta si lavora coi palmi delle mani, staccando delle piccole porzioni e trasformandole in cilindri spessi un dito e lunghi 3-4 centimetri e dalla forma vagamente somigliante a una lippa.
Si cuociono in acqua bollente salata al momento e appena riaffiorano si pescano con una schiumarola.
Nel mentre si mette a rinvenire in acqua tiepida una manciata di uva passa.
Si fa sciogliere in un pentolino una dose generosa di burro e vi si unisce l'uvetta ben scolata. Si spegne.
In una ciotolina a parte si prepara un condimento secco formato da formaggio grana grattuggiato, zucchero (indicativamente in parti uguali) e cannella in base al gusto, ma comunque mai troppo poca.

A 'sto punto si condiscono i maneghi con burro e uvetta e si spolverano con formaggio zucchero e cannella.
La ciotolina poi si mette in tavola che uno se ne aggiunge quanto vuole a seconda dei gusti.

Ecco, e questa è la cucina tipica veneta. Basta, non mi risulta ci sia altro.

Fine.






10 commenti:

  1. bojo? (potrebbero avere un senso ma dovrei tirare via l'uvetta)

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    1. (beh, certo. e i risi e bisi hanno senso senza piselli)

      bojo= unità temporale minima di cottura della pasta
      in italiano si potrebbe tradurre con bollore anche se è riduttivo visto che può essere usato anche come bollente

      Daghe un bojo= fallo bollire
      te si de bojo= scotti
      xei coti i subioti? ghe manca un bojo = è cotta la pasta? manca proprio un ultimo secondo in acqua
      ghe manca un bojo = riferito a persona non molto intelligente

      mani fredde, cuore caldo, figa de bojo

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  2. Fino alla prima elementare in pratica eri uno straniero proveniente dalle profondità...

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    1. Oggi invece ci sono un bel po' di italiani superficiali (e dall'apprendimento lento stile bradipo artritico. Mica possiamo permetterci che vengano a mettere in discussione le nostre tradizioni, eh...sono cose che ti LEGAno)

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È l'ultima cosa che potrete dire in questo posto. Pensateci bene prima di scrivere le solite cazzate...