4.12.13

Long Wei 6 ovvero è tempio di morire


Visto che si sta parlando di kung fu, c'è una frase presa da Kung Fu Panda che ben si addice a introdurre il discorso sul numero 6 di Long Wei:
noi siamo spaghettinari! Il brodo ci scorre dritto nelle vene!
Spesso ci si imbatte nel proprio destino sulla strada presa per evitarlo.

Lo so, gli altri blogger mettono le citazioni di Bodhidarma o di Yang Ch’eng Fu ma la mia formazione sulle arti marziali ha, diciamo, seguito un percorso differente.
E comunque come può il kung fu fermare qualcosa che ferma il kung fu?

No vabbé, questo è Kung Fu Panda 2... ehm...

Dicevamo, il destino.
Il destino di Long Wei è con buona probabilità quello di essere ricordato. Magari non solo per le cose buone, ma ricordato. Ma di quei ricordi che si sdraiano tra la malinconia e l'entusiasmo, quelli che ti rispuntano nei forum per farti dire "eh, sì è vero...", quel ma vi ricordate che roba forte era?
Un po' come adesso capita di sentire parlare di Hammer o Esp o Morgan o Hammer di nuovo o del fumetto x, in base ai gusti. (fumetto x non è una testata, era per dire un qualsiasi altro nome di caro estinto).

Verrà ricordato, presumibilmente, perché ha portato in edicola qualcosa di diverso. Forse non di nuovo ma, per l'attuale congiuntura edicolofumettistica, sicuramente di diverso.
Più fresco, più dinamico. Una scrittura divertente, un disegno che si allontana dal classicismo senza però risultare troppo caricaturale, delle tavole che sfruttano tutte le potenzialità delle vignette, che sperimentano, che giocano con la struttura (e a me che sono vecchio ritornano alla mente i primi Nathan Never, ma perché erano davvero una gioia per il mio sense of wonder da composizione della tavola), e delle storie che si fanno leggere davvero bene, addirittura rileggere da quanto piacevoli.

Ma quindi, se il destino di Long Wei è questo: qual è la strada presa per evitarlo?
Presto detto: la strada che vorrebbe sviare il paladino di via Paolo Sarpi dal suo percorso è lastricata di passi falsi.
E l'inciampo principale è che un fumetto pensato, scritto e disegnato con tanta passione (e si percepisce tutta) debba poi essere trattato in questo modo in fase di confezionamento e distribuzione.
Dicevamo, i passi falsi.
Primo fra tutti la pessima qualità di stampa dei primi numeri. Spiace dirlo, ma alcune copie erano al limite del leggibile. Uno scivolone che credo abbia fatto nicchiare i meno puri e sicuramente desistere i palati più fini. A me non ha fatto effetto, ma sono un cialtrone.
Poi i problemi di distribuzione: arriva, non arriva, è arrivato ma è già nei resi, mai sentito nominare, lì ce n'è una copia e ne servirebbero 30, lì 30 ed è l'edicola dove vanno i giapponesi che coi cinesi si odiano. Insomma, non è sicuramente una responsabilità di chi ha fatto il fumetto, ma purtroppo suppongo abbia influito.
E poi c'è il lettering.
Che un refuso ci sta, c'è sempre, ci mancherebbe capita, ma cinque, dieci, iniziano a trasmettermi quel senso di incuria che lentamente si insinua a cercare di rovinarmi la storia.
È la cosa a cui sono più sensibile probabilmente, e non ho dubbi che da quel punto di vista questo Long Wei numero 6 Il Tempio sia quello che più mi ha fatto soffrire. Ma perché in quelle troppe troppe sviste traspare tutta la fretta e le limitazioni che, pur essendo assolutamente lecito e comprensibile che ci siano, bisognerebbe cercare di fare apparire il meno possibile.
Ma tipo tre refusi nello stesso ballon...


Davvero insopportabili.
E detto ciò: se dovessi misurare quanto tutte queste cose mi abbiano rovinato la lettura di quest'ultima uscita, beh, non credo che avrei molti dubbi. Zero.

Perché questo sesto episodio è davvero splendido. Ma splendido che può capitarti di rileggertelo di continuo come quando da ragazzino ascoltavi la stessa canzone fino a consumare il nastro della cassettina.
Il dinamico e affiatato duo veneto  Vanzella-Genovese confeziona quello che decisamente è il punto di svolta della serie. Sia perché con il numero sei siamo a metà delle 12 uscite previste, sia perché con questo numero la storia si alza di livello rispetto agli episodi precedenti, più picareschi, spingendo sull'acceleratore della continuity e introducendo elementi sconosciuti del passato di Long Wei. Fatti e personaggi che vengono rovesciati sul presente dell'ex attore cinese e sempre più velocemente si impossesseranno del suo futuro.
Ma il punto di svolta dato dall'albo è anche e soprattutto quello di aver alzato l'asticella delle aspettative.
Sia dal punto di vista della qualità ché, pur mantenendo gli elementi positivi degli albi precedenti, in quest'ultimo il lavoro fatto da Luca Genovese è davvero straordinario, sia dal punto di vista della storia in sé, dato che dopo un racconto così a fuoco e dopo l'introduzione dei nuovi personaggi, l'attesa è quella di episodi che mantengano lo stesso tenore e la stessa tensione, mescolando ancora più ad arte sia gli elementi più divertenti che quelli più drammatici.

E l'impressione è che ci riuscirà. Per questo verrà ricordato.

[Comunque, penso che a chi capiterà di leggere unicamente questa storia verrà decisamente non solo la smania di recuperare gli albi precedenti, ma anche l'impulso incontrollabile di viaggiare nel futuro per procurarsi i successivi. Almeno, a me è venuto. Poi mi son ricordato che i numeri vecchi ce li avevo già!]

Sulle copertine di LRNZ non dico più nulla, che tanto son sempre dei gioiellini...

14 commenti:

  1. Ci metto pure la mia, di cialtronaggine, ricordando quanta roba buona -o più che discreta- mi capitava di leggere in tempi lontani su carta non esattamente eccelsa...comunque al netto di refusi, carta o problemi distributivi Long Wei rimane un personaggio ben congegnato e meritevole di essere seguito con la dovuta attenzione (e sì, la decostruzione della tavola tipica della prima fase neveriana è un punto a suo favore...quasi mi fa tornare ai tempi del primo Bonazzi o del Casini de L'ultima onda e non solo, nostalgia canaglia). Quanto al non giudicare un libro dalla copertina, direi che con LRNZ si può ben fare un'eccezione...

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    1. Vabbé, la carta dei giornalini che leggevi tu diventava non eccelsa dopo l'uso però... ^_^

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    2. Ho sempre puntato a letture igieniche, io ^_^

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  2. hai un gatto adorabile! grazie mille Barone!

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    1. Barone? Come il cane di Peline?
      Quella micia lì è una stronza, l'adorabile è l'altra...

      Comunque grazie a voi, davvero. A parte che adesso dovrò recuperare Beta e non era previsto...

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    2. ho un debole per le gatte rosse ;)
      comunque... oh son dislessico. ho sempre letto barone nel titolo del blog! (gosh!) questo ti spiega tante cose ;)
      dai, recupera Beta che è bellissimo e poi facci sapere!

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    3. Beh, mi spiega che seguendo questa logica Beta avrebbe dovuto chiamarsi Bety, e sarebbe stata tutta un'altra storia... ^_^

      Chiedo a Gesù Bambino se me lo recupera...

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    4. Quindi, mi raccomando, per il prossimo Santo Natale regalate tutti Beta ai vostri bambini. Ci sono i robot e così i vostri figli e nipoti non imparano a drogarsi, che i robot non si drogano.

      E poi sappiate che Luca Genovese è Walter White, quindi se non lo comprate sono cazzi vostri...

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  3. ancora non l'ho letto ma volevo dire che qui c'è ovunque. magari in due copie a edicola ma visto che nell'arco di 48 km credo di essere l'unica a leggerlo, lo trovo con facilità.
    per il resto son d'accordo con voi.

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    1. vabbé, ma lì da te manco si legge l'italiano mi sa...

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    2. a leggere si legge. magari non si capisce.

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    3. tanto te insegni matematica ^_^

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  4. io appartengo alla categoria che non sopportava la pessima qualità di stampa dei primi numeri. Spiace dirlo, ma alcune copie erano al limite del leggibile. E ho lasciato; speriamo in un edizione sopportabile.

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    1. Guarda, se te la senti di accettare un consiglio da uno sconosciuto io questo lo leggerei comunque, che di fatto è un nuovo numero 1 e la qualità di stampa è notevolmente migliorata...

      (non lo dico a te, lo dico a il Giack che so che legge e 'sta cosa dell'elisione non l'ha ancora capita: un'edizione va con l'apostrofo)

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