11.12.13

L'amore ai tempi della collera


Avevo un appuntamento ieri.
Una ragazza. Vorrei descrivervela ma non sono così bravo con l'italiano. Cioè, di libri ne ho letti so come si fa, è che proprio non ce l'ho una parola che renda merito a quei suo sguardi liquorosi, densi e sfuggevoli come certe nuvole estive. Ho anche sfogliato il vocabolario, a caso per cercare una qualche definizione che mi servisse, ma niente. L'ho letto tutto ieri notte, sullo schermo del telefonino mentre ero in macchina. Da abaca a zwinglista, ma lei non l'ho trovata.

Avevo un appuntamento con 'sta ragazza ieri.
Lei era bella come certi quadri di Von Stuck, in certe sue espressioni repentine pareva dipinta davvero, ma magari era solo la luce al neon dietro al bancone del bar.
Ecco, sto già sminuendo le cose, probabilmente è un riflesso incondizionato: un rimedio a questo rabbiosa delusione che mi si è aggrappata al respiro.

Lei parlava. Parlava e sorrideva come se non ci fosse differenza tra le due cose. Con quel suo accento che boh, non era di qui.
E io non potevo fare altro che ascoltare, davvero, come ascolti il silenzio attutito della neve mentre ciaspoli di notte.

Ci vediamo al distributore mi ha detto, domani alle quindici. Poi parto.
Ha detto solo questo. Senza un numero di telefono, un cognome, nient'altro. Solo ci vediamo e poi parto.
Prima però mi ha baciato. All'improvviso, per quanto improvvisa possa essere una cosa che hai desiderato per tutto il tempo. E quando mi ha baciato è come se gli organi interni non avessero più avuto peso, come se fluttuassero nella cassa toracica come le matite nei video dalle stazioni orbitanti.

Son rimasto così, solo con un nome e il sapore di un bacio a tormentarmi le labbra. Ah, e un appuntamento con luogo e ora, null'altro. Aveva il romanticismo dei film in bianco e nero.

E ieri ero lì. Sono partito all'una per non fare tardi, anche se ci vogliono solo venticinque minuti da casa mia. Trenta chilometri.
Sono partito due ore prima e sono rimasto lì, a morire nel blocco.
C'era gente che rideva e mi batteva sul finestrino per infilarmi dentro dei volantini.
La rivoluzione, la chiamavano.
Io ero lì, fermo tra due camion come ogni giorno andando al lavoro, e loro la chiamano rivoluzione.

Non siamo violenti, gridavano.
Anche a quelli che ribattevano che privare alle persone della libertà di andare dove gli pare è una violenza, la coercizione è violenza, far chiudere i negozi, impedire di portare i figli a scuola, ostacolare le ambulanze, negare alle mense degli approvigionamenti, tutte violenze.
Violenza pacifica, parrebbe.

Però io non ho figli, negozi o ambulanze. Io volevo solo innamorarmi.
Come si fa a non chiamare violenta una cosa che ti porta via l'amore?
Cazzo! Un'azione più crudele io oggi non riesco a immaginarmela... E lei era bella, ci pensavo ieri nel mondo ovattato dell'abitacolo, con le grida che arrivavano da fuori e l'ombra di quel camion che mi toglieva anche il flebile tepore del sole invernale.
Mi toglieva lei, quel caldo buono del suo respiro ancora troppo sconosciuto.

Ci sono arrivato, poi, a quel distributore. Ore 16.30.
Lei non c'era. Parto, aveva detto.
La rivoluzione era in pausa, ne ho approfittato sgasando sulla corsia opposta e sono arrivato al mio appuntamento. Troppo tardi naturalmente.

Ecco, li chiamano fascisti, forconi, arrabbiati, indignati, popolo: per me sono i ladri che mi hanno rapinato dell'amore. Esiste forse una pena per i ladri d'amore?
Basta l'imbroglio di questa rivoluzione semplice come condanna?

Io non lo so come andrà a finire, cosa succederà.
Però so con chi non sarò, so qual è la violenza che ho subito. E tanto mi basta.

Abbasso la rivoluzione.
Non mi va di dire nient'altro.






17 commenti:

  1. E non si ha forse il fottutissimamente sacrosanto diritto di essere arrabbiati e indignati (no, incazzati neri) quando ti portano via qualcosa di non così comune quanto si vorrebbe far credere -e nemmeno poi tanto alla portata di chiunque- quale è l'amore CORRISPOSTO? :(

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  2. giusto bravo! Io quelli che non fanno la rivoluzione pacifica li ammazzerei tutti di botte!

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    1. Avanti così! Pacificamente violenti e violentemente romantici! Nessuno può permettersi di abbassare la guardia quando arrivano i forconi dell'amore!!

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    2. ma noi al forcone preferiamo le porcone! ^___^

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    3. eccone una, lo so per certo. L'ho vista in un video su youDem ^__^

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    4. youdem sta per youdemente immagino :-)

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    5. Ciku, si dice"animali superiori" ;-)

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  3. ma metti che, se invece di imbufalirti, durante il blocco ti guardavi in giro... magari notavi occhi più cerbiattosi e più languidi di una creatura più popputa e più disponibile...
    disponibile all'amore, dico.

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    1. in tangenziale? coi camionisti? disponibile all'amore? e me le davi tu le 50 euro?

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    2. va' che certi camionisti hanno delle tette che non ti dico

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    3. beh, 50 euro risparmiati allora

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  4. Hai vissuto l'amore platonico e ti lamenti? L'amore romantico, irraggiungibile e inscopabile, hai sta' fortuna che è partita e ti lamenti?
    Cioè nell'epoca del "tutto è possibile, subito e mo mo" tu hai avuto il tuo amore impossibile e frigni? Eh no Eh!

    E comunque è Von Stuck! ;D

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    1. quindi 'sta cosa dell'inscopabile è un colpo di fortuna dici?
      Minchia, ma allora sono il Signor Bonaventura, il Gastone Paperone dell'inscopabile...

      Potrei vincere il superenalotto oggi, me lo sento...


      A me ha detto di chiamarsi Van... come Van Basten

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    2. Godi del non goduto, che a godere troppo poi, si gode sempre un po' meno.
      E poi i Paperon de paperoni della scopata mancata hanno fascino... rimorchiano il doppio. Fidati...
      lkjhuyfdffffffff
      (Lascio questo sbafo, è il mio cane che si è spaparanzato sulla tastiera, chissà che voleva dirti?!)

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  5. lkjhuyfdffffffff? Ma è né più né meno quello che direi io, a chiunque cercasse di convincermi del senso di una fortuna insita nell'ennesima scopata mancata! Probabilmente seguito anche da un bel wfrtyghjhjiiop...

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È l'ultima cosa che potrete dire in questo posto. Pensateci bene prima di scrivere le solite cazzate...