È inutile nascondersi dietro alle solite scuse: l'autunno ha il ditino sul campanello ormai.
Anzi, qui dalle ormai fredde lande padane la mezzanotte è passata da un'ora, astronomicamente siamo entrati nell'equinozio.
La giusta notte.
Giusta per chi? Per lo strudel ovviamente!
La mente e gli atteggiamenti umani sono spesso impre... impes... im... imperscrutabili.
Ho trascorso gli ultimi mesi immerso in una relativa calma, beandomi di orari abbastanza docili e dedicandomi a pros... porsp... posporre qualunque incombenza mi si presentasse a tiro.
Ora invece che ringrazio il fatto che la respirazione sia un atto involontario, e quindi non ho bisogno di ricordarmene, mi scapicollo per riuscire a infilare in una giornata già temporalmente erosa anche tutto quello che avendo invece tempo avrei rimandato. (anche la consecutio temporum è un atto involontario, almeno così pareva!).
Quindi, pur tornando a casa alle 21, sta' sicuro che mi vien voglia di cucinare.
Bando ai sofficini, quindi.
Dato che la zucca piace a tutti, ho pensato di usarla per fare un ottimo minestrone.
La ricetta è un po' complicata: tagliate le verdure a dadini e mettetele in una pentola riempita di tanta acqua pari al peso delle verdure.
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Sì, dovete accendere il fuoco sotto la pentola.
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Il fuoco ve lo accendo solo se cucinate i sofficini, merde! |
Generalmente per sbucciare una zucca ci sono due metodi:
occorre avere tra le mani la
zantetsu-ken, o adottare in alternativa il vecchio trucco del passarla prima al vapore.
A dire il vero esiste una terza via, ma è un segreto che si tramanda di generazione in generazione e attualmente solo una persona al mondo lo conosce.
E io non so chi sia.
Poi, adesso che mi viene in mente, si potrebbe anche... Vabbé, ci sono diversi modi di sbucciare una zucca, noi abbiamo scelto di rischiare e di andare di coltello sull'eburnea scorza temprata dall'italico sole. Mica ci si taglia così, no no, è praticamente impossibile.
Passatemi un cerotto, va'.
Dicevamo, prendete un quarto di zucca, sbucciatelo (!) e tagliatelo a fettine fine, tanto strette al punto che dovete immaginarvi a come starebbero su una padella sfrigolante con dell'olio d'oliva e uno spicchio d'aglio.
Lasciatela lì (la zucca) a conversare con un fuoco decisamente allegro.
Come si rende allegro un fuoco?
L'alcool è un buon metodo per dare allegria, ma finisce subito. Meglio una barzelletta di quelle che fanno faville (ah ah ah): sapete come fa a rilassarsi un caminetto? Con una canna... fumaria.
Bene, ora che il fuoco è allegro lasciamo che il destino della zucca si compia: bastano 8-9 minuti, giusto il tempo di prendere 250 grammi di funghi champignon e affettarli doviziosamente seguendo la linea longitudinale.
(Affettare i funghi è divertente, ti sembra di essere un incrocio tra Marrabbio, lo chef Tony e un Power Ranger).
Ora aggiungete il fungame alla zucca e speziate con del pepe, del prezzemolo, del sale e basta.
Basta, non aggiungeteci altro, lasciateli lì, a danzare al ritmo psichedelico della fiamma che ballonzola cambiando colore e si ritorce su sé stessa aggrovigliandosi in una spirale multicolore che si stringe intorno alla padella come le spire di una serpente piumato sorridente...
(cazzo di funghi ho preso???)
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Tagliatele la zucca! |
Quando il piatto sarà pronto lo scoprirete da soli, ve lo dirà lui col suo sapore e i suoi colori autunnali.
Se non parlate l'autunnese, lasciateli su per un quarto d'ora - venti minuti.
Ora tagliate a dadini due mele. Sì, siamo già passati allo strudel. Sbucciate due mele giallo-verdi (prima di tagliarle a dadini, mi raccomando che se no poi vi ci vuole una vita dadino per dadino per dadino [dadino al cubo]).
Mettete i
dad cubetti in una terrina e aggiungeteci dell'uva passa a piacimento, dei pinoli a goduria, due gran cereale croccante sbriciolati, un cucchiaio di zucchero, una spolverata di cannella e... rullata di tamburi.... rrrrrrrrrrrrrr.....rrrrrrrrrrrrrrrr.rrrr.....tatatatattatatatata....tatatatattata...rrrrrrrr...rrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr
CAZZO BASTA, TE LO SPACCO QUEL TAMBURO!!! BONGHI DIMMERDA...
dicevamo, un bicchierino abbondante di Vov (di quei bicchierini che dite, ma è solo un bicchierino e se lo misuri scopri che è mezzo litro, dai, sapete a cosa mi sto riferendo. Io sono astemio).
Vi chiederete, perché? Perché è tutta roba che avevo in casa.
Avvolgete tutto in una sfoglia di quelle preconfezionate: io l'ho presa a 0,98 in offerta, ma se vi danno fastidio i due centesimi di resto potete anche farla seguenedo il procedimento scritto da qualche parte su questo blog... (mi sa che era su giallozafferano).
Chiudete i bordi e infornate a 220 °C per trenta minuti.
Servite caldino con del gelato alla crema variegato amaretto del Prix.
Qualsiasi altro tipo di gelato lo rovinerebbe, per via del Vov penso, ma io il Prix ce l'ho di fronte casa (guardate su Google Maps) e quindi non mi cale.
Non ho spennellato la crosta di uovo o latte: no! Che poi restano lì aperti e vanno a malo.
(Malo è in provincia di Vicenza, guardate su Google Maps).
Fin.
Huespedes.
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Ho chiesto il corpo di Cristo e mi date un fungo? Come? Cap...? Ma tipo la Sistina? |
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Meehehe! |
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Onde meco egli si strudel... |