6.6.12

La dea della moenia


Mai riporre speranze in chi già sai che le disattenderà.

I Maya. Tanto clamore, tanto clangore, eccessivo sfarzo: comunicati, calendari, profezie.
E poi che succede? Venere passa di fronte al sole, si insinua in quel relativamente stretto corridoio come lo spermatozoo che sta per fecondare l'ovulo dell'Apocalisse, e non succede nulla.
Se ne sta lì, come il buco di una camera oscura da cui non si vede nulla, un neo sulla faccia annoiata dell'universo.



I Maya. Promesse da scafati politicanti, smentite, ripieghi, ritrattamenti.
Che epoca che dev'essere stata quella. Fortunatamente oggi le cose non sono più così, fortunatamente la storia ha ampliato le nostre coscienze fino a elevare le nostre menti fino al livello di non riuscire nemmeno a immaginare certe alterazioni della realtà.

Nel dubbio però io mi salvo sempre tutto, così, solo per verificare di tanto in tanto se qual che si sta dicendo è davvero coerente con ciò che si è già detto.

Ma solo perché sono malfidente, fortunatamente non sono più quei tempi.
Adesso se un politico dice una cosa è quella. Non che il giorno dopo smentisce, e sono stato frainteso, e non capite quando scherzo e io non l'ho mai detto. E se dice che scherzava scherzava.

O che, intra moenia, qualcuno scambi un gabbiano per un'anatra.
Intra moenia. Su facebook.
(va in moenia!).

Comunque Venere è passato, su Google Immagini si è visto in tutti i modi quel puntino.
Ma quella che preferisco è senza dubbio questa sequenza stroboscopica qui.

Che a guardarla bene




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