In realtà era già capitato che mi rubassero due biciclette in un giorno.
Cioè, ho vissuto a Padova per dieci anni, lì c'è un'ordinanza che se non ti hanno rubato la bici almeno una volta nei primi tre anni dopo il trasferimento ti tolgono la residenza.
Qualche anno fa avevo una bici per andare da casa alla stazione dei treni e un'altra bici per il percorso dall'altra stazione al lavoro. Sparite tutte e due. Lo stesso giorno. Anzi, mi piace pensare lo stesso momento, con lo schermo tagliato in due come in un film di Ang Lee, i lucchetti che saltano con un sincronismo perfetto, il dettaglio della ruota che scatta all'indietro per uscire dalle staffe e i ladri di schiena a pedalare in direzioni opposte, con le righe di mezzeria che si sovrappongono quasi a formare le due metà di un'unica strada, da un lato palazzoni umidi di nebbia dall'altro platani macchiati di foglie secche e muffe.
Si badi, io non sono contrario a priori al furto. No. Se uno sta morendo di fame ha il dovere di rubare il pane in qualche ipermercato. Lo trovo molto più onorevole della questua, decisamente meno umiliante sia per chi lo fa che per chi lo subisce. Rubare per sopravvivere per quel che mi riguarda è ammirevole.
Rubare per sfizio come quando eravamo ragazzini è stupido e irrispettoso, rubare per professione è un reato, rubare approfittando della propria carica è un reato ancora più grave.
Ma rubare la bici, a me che generalmente serve, che non è che fosse una bici da sceicco con la catena d'oro e uno xilofono di cristallo al posto del campanello, che anzi erano due legate con la stessa catena e almeno una potevano anche lasciarla, che a meno di non rubare una di quelle bici superfighe da migliaia di euro che
È una questione d'onore, la catena si lascia lì, a terra, fredda come un serpente morto che non può più mordere. Invece a terra c'era solo il lucchetto divelto, quello con la combinazione, il mese e l'anno di nascita di quella ragazzina che ti ha messo in subbuglio l'adolescenza, e nemmeno c'hanno provato a indovinare quella sequenza di numeri, a ripercorrere per un istante tutta quella vita, non c'hanno di sicuro pensato alle poesie scritte di notte sotto alle coperte, a quel bacio che non arrivava, agli addii mai veritieri, no, un colpo secco e tutto quella sofferenza è stata scavalcata, disonorata dalla via breve dell'effrazione.
Ecco, facendo un brutale riassunto direi che incularmi la bici è proprio da pezzi di merda!
Perché, porca troia, non stai morendo di bici. Non ti salverà la vita, non la stai usando per correre in ospedale appena in tempo per farti ricucire il braccio, non la trasformerai in un risciò per portare libri gratuitamente nei quartieri poveri, non diventerà un fenachistoscopio per far brillare gli occhi ai bambinetti che si accalcano pestandosi i piedi per vedere meglio.
No, quella bici, la mia bici, la rivenderai a uno studente a cui la riruberai tra sei mesi per rivenderla a un pensionato a cui rirubarla ad libitum. È il ciclo della bici, come il ciclo dell'acqua solo che fa molto più effetto Droste perché bici si dice anche ciclo.
In Danimarca, che sull'argomento sono sempre un passo avanti a noi, ci sono talmente tante bici pro capite che non c'è nessuna necessità di rubarle, ci sono talmente tante bici che non c'è posto per legarle. In Danimarca rubano i pali. Il reato più diffuso a Copenaghen è il furto di palo per bici, dicono che li verniciano e li ripiantano da un'altra parte.
E niente, se penso al proprietario di quel palo un po' mi consolo, e mi brucia meno il fastidio che mi abbiano rubato due bici ieri, 'sto testa di cazzo col suo tronchesi di merda, mi riappacifico con l'equilibrio generale e non penso più a quello stronzo deambulante distruttore di lucchetti.
È proprio vero, tutto il mondo è paese!
Palo per bici rubato sulle rive del lago Esrum |
Poliziotto danese indaga sul furto di un palo |
Sei e rimani sempre un genio!
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