22.6.14

Memento hominem



Ieri in treno uno si è mangiato una rotella Haribo mettendola tutta in bocca e masticandola.
Cioè, nemmeno un assaggio cautelativo per crogiolarsi nell'effetto da 33 giri morsicato, no, figuriamoci il lento sbobinare di quei laccio corvino, il contemporaneo suddividerlo in due semilacci liquiriziosi da tendere mentre si recuperano con la lingua sciogliendone la superficie sul palato, no.
Nessun avvolgere intorno al dito, nessun penzolare catartico alla ricerca della miglior posizione delle labbra, nessun azzardo, tentativo, esperimento.

Tutta in bocca e masticare. C'è davvero gente senza fantasia.

Ci pensavo, ieri, richiamando il gusto ferroso della liquirizia dai ricordi a medio termine, ci pensavo mentre venivo invaso dall'odore di piscio della stazione Termini, poi dal profumo farinoso delle pizzerie al taglio, l'ammoniaca dei bagni chimici sul marciapiede, poi l'olezzo salmastro dei mercati dell'Equilino, e ancora il retrogusto da saponetta dei tigli, il fresco ammuffito dalle grate delle cantine, e una ragazza bianca bianca che profumava di sapone di marsiglia.

Tutte le strade portano aroma. A ognuna la sua traccia invadente e inaspettata, a ognuna il proprio fragrante tatuaggio.

Ogni volta che devo ricominciare passo da lì, dall'aria viziata spinta dai treni nelle gallerie della metro, da quel sole aggressivo dell'una, che trasforma le piazze in una fotografia sovraesposta. Non perché ci sia qualcosa in particolare, qualche fonte miracolosa a cui abbeverarsi, un segreto, un trucco, un rituale.

No, passo da lì. Come un pendolare che scivola veloce attraverso posti che conosce solo come immagini che scorrono dal finestrino. Con cose che vorrei fare e che generalmente non faccio, anzi, che non ho fatto visto che ormai sono già qui, in questo luogo nuovo, ostile alla mia abitudinarietà, inesplorato dai miei automatismi.

E sì, fastweb è arrivata. Ha sbagliato indirizzo, allacciamento al centralino, tipo di abbonamento... ha messo in dubbio addirittura che io fossi io, riassumendo in un quarto d'ora quel che mi sforzo di fare da quasi trentott'anni.

Ora quindi posso ricominciare a scrivere (idee permettendo), non ho scuse se non quelle che riuscirò a inventarmi, e non mi importa che siano credibili ma dovrebbero essere belle.

Per esempio, ora scriverei ma devo pensare a quel tipo sul frecciarossa che si è mangiato una rotella Haribo senza nemmeno morderla, senza srotolarla, senza sognarla. Devo pensarci, perché lo odio, perché mi ha mostrato che si può, che si sopravvive anche così, senza evitare le linee delle fughe tra le pietre dei marciapiedi, senza immaginarsi di correre sul guard-rail che sparisce dietro al bordo del finestrino, senza contare gli alberi di Natale dal proprio lato. Mi ha detto che si può, che si vive anche così, anzi magari che si vive meglio.

Ecco, questa è la mia scusa di oggi.

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