18.3.12

Nathan Never n. 250 - ovvero ritorno a un passato futuro


Nel 1992 (Vecchio Calendario) avevo 16 anni.
Da qualche anno un amico mi aveva avevo scoperto Dailan Dog e ne stavo recuperando gli arretrati.
La domenica mattina prendevo la mia bicicletta rossa e giravo le edicole per cercare i numeri che non avevo, e quand'ero fortunato me ne tornavo a casa con la molla del portapacchi (quello fatto come le trappole per topi) bella tesa a stringere la mia colonna di fumetti.

Fatto sta che il giovane Mauro frequenta la terza superiore,istituto tecnico commerciale Gino Zappa, ed è un marzo abbastanza piovoso. Con la scuola è in gita, si chiamava ancora gita al tempo, tipo alle Cinque Terre, c'erano ancora le Cinque Terre al tempo, o giù di lì.
Cammina leggendo questo

quando sul bordo di una banchina, abbandonato tra due cassonetti, lo vede.

Si stava asciugando in bilico su uno spiraglio di sole, la copertina raggrinzita, le pagine ondulate che si abbracciavano l'una all'altra quasi a non voler distinguersi ma che nello stesso tempo si allungavano verso il sole a non voler estinguersi.

Il ragazzo abbandona per un istante il suo isolamento, c'è un mondo al di là dei suoi brufoli che si sta spalancando. Socchiude il colophon e scorge gli stessi nomi di quel fumetto che stava divorando.
E lui, che già allora non crede ai segni ma si diverte a inventarseli, decide che deve assolutamente leggere quel Nathan Never chiedendosi se c'entrasse qualcosa Anna Never, scocciandosi che i personaggi dei fumetti dovessero avere sempre la stessa iniziale per nome e cognome, e gustandosi la dinamica atleticità dei disegni di Castellini, che tanto l'aveva entusiasmato nella Casa Infestata.

Ecco, quando ieri il non più giovane Mauro si è ritrovato tra le mani un Nathan Never con la stessa copertina di quel lontano numero 1, beh, credo che non avrebbe timore nell'ammettere di essersi un po' emozionato. Perché tra le dita stringeva non solo un fumetto, ma sineddoticamente l'odore di quelle pagine raccontava i suoi ultimi vent'anni e tutto quello che gli hanno portato.

Ora, com'è questo nuovo inizio?
E' come in quei documentari in cui a un certo punto vedi il filmato del videoamatore che ti mostra la scena da un'altra angolazione, o forse come se qualcuno avesse montato i ciak differenti degli stessi episodi.
Fatto sta che il lavoro fatto dagli autori è stato quello di spostare la macchina di quel poco che si è dimostrato utile per svelare particolari che durante la prima visione risultavano impallati, o troppo in ombra, o magari sottovalutati.
Ecco, a riguardare il tutto con gli occhi di chi ha rielaborato quei momenti per ven'anni, li ha visti evolversi, spegnersi, ritornare, è ben più della nostalgia quello che sale.

E' la coscienza stessa di ciò che è un fumetto, è la realizzazione di quanto soggettivo possa essere quell'attimo tra una vignetta è l'altra, di come ogni closure viene riempita dalla nostra immaginazione in base a ciò che siamo nell'istante stesso in cui viviamo quella lettura. E di quella nostra storia nella storia occupiamo gli spazi fino a renderli un tutt'uno con il fumetto stesso, senza renderci quasi più conto del dove vada a collocarsi il punto di giuntura tra la nostra fantasia e quella degli autori. Come quei sogni che fai da bambino e che non riesci più a distinguere dalle tue memorie di adulto.

E così, quando torniamo indietro come in questo caso, quando sveliamo dei retroscena forse banali ma crudelmente profondi, quando c'è chi si è ufficialmente preso la briga di disegnare tra quei vuoti, beh, anche se a prima vista potrebbe sembrarti tutto solo un sottile strato di amarcord, intuisci che nasconde altro, che c'è un'altra storia da raccontare, un'avventura che ti era sfuggita e che ora reclami.

Non dice molto questo nuovo inizio, non in termini di rivelazioni. Dice tantissimo invece in merito alla potenzialità di rivelazione che i prossimi numeri potrebbero portare con sé.
Dice anche, o quantomeno vuol dire, che stiamo troncando il legame con tutto quel che è successo prima, nessun riferimento allo scorso 249 infatti, solo una storia, nuova seppur in un contesto conosciuto. Il modo degli autori per dire che è un nuovo fumetto che ha bisogno di nuovi lettori.

E' un primo numero in edicola. (Con tutte le vaghezze e le divagazioni dei primi numeri, tra l'altro).

Giardo intinge il pennino nei ricordi, in quel tratto prestante del primo primo numero che ripropone a modo suo in questo secondo primo numero. Nonostante il peso della responsabilità si diverte, stupisce, arriva addirittura agli easter egg. E inanella una prova spettacolare.

Forse scivola in qualche vignetta, Sigmund non è mai completamente a fuoco a mio gusto, certe scene appaiono troppo statiche anche se dal tratto perfetto, ma nel complesso è superba la sua prestazione.

Che altro dire? Che saranno passati vent'anni ma quel Nathan, quella Legs, quel Raiser... Indubbiamente sono personaggi che ancora funzionano. Quantomeno per il non più giovane Mauro.

Attendiamo il passato del futuro.

3 commenti:

  1. Beh, quei personaggi funzionano ancora anche per il non più giovane Giuseppe...Giardo mi ha impressionato positivamente, riportandomi di fatto ai vecchi tempi dei Nathan "unici" di Castellini e Rinaldi.
    Una buona storia che unisce la nostalgia del passato (rivedere Nat, Legs, Siggy e Reiser com'erano allora, e anche quel simpaticone di Skotos) con quello che sappiamo del futuro (ma che allo stesso tempo non ci toglie il gusto della sorpresa, nemmeno nei recessi più profondi dell'Alfa Building)...per quanto mi riguarda Serra, Giardo e Perniola hanno fatto un ottimo lavoro e il risultato mi fa ben sperare per il futuro (passato?) neveriano.

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  2. A proposito, passasti poi dalle parti di Cartoomics?

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  3. mi sono fermato a Mantova (Comics)... Milano mi sarebbe piaciuto ma ero preso con altro

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