21.3.12

Equinozio


Quand'è che ci siamo persi? Dove?
E cosa? Quando?
 
Che il pensiero di te afferrava il mio respiro fino a farne polvere di vetro. 
Poi il silenzio.

Nessuna notte frinente d'estate, nemmeno il fruscio delle foglie marcescenti sotto ai nostri passi mattutini e autunnali, lontano da noi l'eco sorda delle rincorse sventate e ventose di neve e d'inverno.
D'inferno.


E ora chi sei? E dove?
Quanto di noi hai ficcato in questa lontananza e quali sogni hai perduto nei tuoi viaggi?


E io non lo so se la tua assenza è vera, "sia vera" ti correggerei, e arrossiresti sorridendo per nascondere il fastidio. Non so se sia stato vero tutto questo, non lo so:
mi acquatto nella penombra di questo vuoto di luna (sottile metafora penseresti, a ragione), e tendo la mia trappola al pensiero del tuo esserci.


Chissà, se è più quel che ci manca o quel che abbiamo, e se da qualche parte o in entrambi ci siamo noi e se hai sentito che ti ho pensata e se hai inciampato ancora nei miei se.
Come nei tuoi seni io, ma è di certo memoria apparente.


Non ci credo alla primavera, lo sai. E' mero inganno. Beltà illusoria.
Come quel giorno, forse.


Ma questa notte, ecco questa notte vivila ovunque essa sia, ovunque tu sia.
E' una notte giusta, equa. Vivila. In pace, ti prego. Se non con me almeno con te.
Se non con te almeno con quella luna smarrita che ancora si nasconde. Ancora.
Ma lo sappiamo che c'è.


Come me.


Ti lascio questa notte giusta, un panno di vento ha terso la vastità del cielo.
E a contare le stelle si finisce giusto a metà.

3 commenti:

  1. Ecco, ecco... questo rosso qui, perfetto!
    :D

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  2. E lo sguardo impaurito?
    Noooo, Mauro, troppo retorico...

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  3. ma non è impaurito, io non c'ho letto paura... nel mio immaginario era uno sguardo d'addio

    e sì, sono sfacciatamente retorico.

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È l'ultima cosa che potrete dire in questo posto. Pensateci bene prima di scrivere le solite cazzate...