17.7.12

Pur se andassi per valle oscura


"...mi soreeege il tuo LINCAASTROOO"
Ma davvero ha detto lincastro? Magari pensava fosse l'incastro. Ma 'ste vecchie vengono in chiesa solo per cantare le parole che non sanno? Mugugnano fino al vocabolo misterioso e lì spalancano l'ugola per far sentire quanto lo sbagliano.
Signora, vincastro. Vincastro da vinco, salice... è un bastone, cazzo, lo capisce il bastone signora?

Ci fossi stato tu, lo so, ti saresti girato a guardarla fingendo di osservare il soffitto e poi mi avresti detto qualcosa tipo "la mandemo da Gerry Scotti...".
Ci fossi stato, ma a pensarci bene che cazzo ci stavamo facendo io e te seduti su un banco di chiesa?

Se partono con "io credo, risorgerò.." scoppio a ridere, giuro. Signora non canti, signora.
Fa caldo.

Maggio anticipa prepotente l'inadeguatezza di un completo nero nella calura estiva. Non è estate, non ancora, eppure l'asfalto sfrigola accarezzato dalle foglie secche e i rumori arrivano distanti, manipolati dall'arsura.

Forse quando l'aria si surriscalda trasmette i suoni in maniera differente?

Dovrebbe piovere ai funerali.
Nei film piove sempre. Qui fa caldo invece.

L'odore dell'incenso invade le labbra socchiuse, strette di nascosto nella morsa dolorosa dei denti, trattengo le lacrime come si trattiene uno sbadiglio, "che do maroni" mi dici.
No, non dici nulla, non tu, ché tu sei morto e chiuso in una bara e io son qui a parlarti mentre lo sguardo si sperde tra le facce rassegnate.
Però, ci fossi stato (da vivo dico) l'avremmo presa per il culo la vecchiaccia che è arrivata in ritardo e ha pure fatto spostare il tipo con le stampelle. E come c'ha guardato l'omino delle offerte, mica erano falsi quei 50 centesimi? Silenzio. Forse è finita.

No, ora c'è gente che parla. Noo, io lo so come vanno 'ste cose, che poi sale sempre il collega che dice che ics era sempre gentile con tutti, disponibile, propositivo, il migliore dei colleghi, di quelli che sanno sorridere anche nelle avversità e ti aiutano quando possono. Ecco, succede che quando si dicono queste cose vedi sempre gli sguardi che si cercano, le occhiate ammiccanti, i sorrisetti maliziosi che si trattengono e quelli in fondo che si danno col gomito e accennano anche a roteare la mano, come dire 'sto cazzo.

E in quell'istante penso che vorrei salire sul pulpito e appoggiarmi al leggìo, guardare tutti negli occhi e dire che eri sempre disponibile, gentile, sempre con un sorriso per tutti, anche nei momenti più tesi.
E lo so che non vedrei nessuno a darsi di gomito, lo so perché nel tuo caso era vero. Manco agli stereotipi riuscivi a star dentro.
Ecco sì, direi quanto testa di cazzo sei stato, che mi hai fatto tornare. Rientro tra una settimana, mi dici, vieni anche tu, lavoriamo insieme per un po'. E sei morto.

Passa la bara.
Suppongo tu sia dentro. Giallo, come uno stramaledetto Simpson.

L'ultima volta avevi gli occhi così itterici che non si distinguevano dalla pareti giallognole dell'ospedale, e ti caricavi sulle spalle l'onere di dover rassicurare tutti, come sempre.
Poi mi scrivevi, mi chiedevi di cercare informazioni su questo e su quello, tu che sei bravo dicevi, ma so che speravi solo che fosse tu che puoi capire perché, magari tu che mi dirai le cose come stanno, perché di quel poco che ti sentivi non avresti voluto sprecarlo in false speranze.

Fanculo a te e agli scorpioni azzurri.

Cancro al fegato. Me l'hai detto sorridendo al tempo.
Ma al tempo mica avremmo voluto arrivare fino a qui.
Non avrei voluto arrivarci nemmeno oggi, lo sai.
Al tempo c'era ancora l'illusione statistica del riuscirci. Lograr, e non so nemmeno io perché l'ho pensato in spagnolo. Al tempo.

Poi la telefonata di qualche giorno fa, e a chi mi chiedeva dicevo l'ho sentito insomma.
Insomma.
E vaglielo a spiegare che non ti avevo sentito proprio, che non c'era più niente di vivo nella voce che si strascicava al cellulare, che non c'era più niente di te in quell'abbandono. Ed eri tu.
Insomma.
Sommando tutti i frammenti di quel disastro, eri tu.

Adesso no, non più.
Adesso smetto di parlarti, tanto non ci sei più.

E mi hai preso per il culo per l'ultima volta, e hai vinto tu.

(niente, ti sto ancora parlando).



10 commenti:

  1. Ế vero. Sei altissimo...

    Un abbraccio.
    (qualunque cosa tu possa decidere di farne)

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  2. Un mese fa, stessa cosa...
    Stesse chiese, stesse vecchie, stesse voci che insomma...

    Stesse bare che sfilano...

    Comprensione, serve a un cazzo. Ma almeno c'è...

    Chiara.

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    1. anche se non ci fosse, probabilmente sarebbe uguale. Ma sei tu l'antropologa. ^_^

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  3. Non ho parole, ma concordo con Orsa. Sei alto, altissimo, e non solo per la statura fisica.
    Un bacio, grande, e un abbraccio, immenso. E sì: puoi tenerlo da parte per l'inverno, che ora fa troppo caldo.

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  4. Analoghe esperienze passate...e no, non ci sono parole. Che le migliori, qui, le hai scelte tu.

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  5. Vado ai funerali solo per poter cantare "il signore è il mio pastore" ... Forse ero io la vecchiazza ...
    Hai scritto un bel ricordo, scommetto che piacerebbe anche al tuo amico.

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    1. il mio amico mi avrebbe preso per il culo ^_^

      e il signore è il mio pastore dovrebbe essere il tormentone di quest'estate

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È l'ultima cosa che potrete dire in questo posto. Pensateci bene prima di scrivere le solite cazzate...