Ciao,
se siete arrivati qui cercando su Google 'recensioni John Doe 22', se volevate sapere com'è, se vale la pena spendere quei tre euro, se siete di quelli insomma che per comprare un fumetto si attengono alle indicazioni che altri danno loro e passano più tempo a leggere i forum per sapere cosa leggere piuttosto che leggere i fumetti che quelli del forum dicono loro di non leggere.
Bene, se siete quelli lì siete capitati decisamente male!
Ancora poche righe e qui passeremo direttamente all'ultima pagina dell'ultimo albo dell'ultima stagione di John Doe (a spoilerare, come dite voi giovani).
Quindi, dato che state mendicando un consiglio eccovi il mio: andate in edicola e compratelo!
E' un'ottima storia, una delle migliori che io abbia letto quest'anno (e non parlo solo di John Doe, anzi, non parlo solo di fumetto da edicola) e ai disegni si avvicendano autori talentuosi che, anche quando si sono cimentati solo per poche vignette, hanno svolto un lavoro egregio.
Addirittura la qualità di stampa (vera pecca di quest'ultima stagione) è decisamente di un livello superiore allo standard degli albi più recenti.
Quindi, senza indugio, recatevi all'edicola più vicina e compratelo. Basta, fine dei consigli per gli acquisti.
Ora, se proprio volete rimanere, sappiate che nella prossima riga dirò il finale.
John Doe è un personaggio dei fumetti! Dei fumetti!!!
Forte vero?
A volte mi domando come facciano a pensarle. Secondo me si drogano!
Sì, come i poeti maledetti, o quelli della beat generation.
Artisti...
Questa però in un fumetto dovrebbe essere la premessa, mica può essere il finale: qualcuno sta cercando di ingannarci.
Tentiamo un approccio differente:
Arriva John Doe è un film del 1941 diretto da Frank Capra.
Con il fumetto ha in comune non solo il nome del protagonista ma anche una parte importante della trama:
John Doe non esiste, è un personaggio virtuale, una marionetta mediatica. C'è qualcuno che scrive quel che deve dire e fare, c'è un'entità più o meno occulta che lo usa per arricchirsi, ne sfrutta l'immagine.
A un certo punto però John si rende conto di essere solamente uno strumento nelle mani del potere, il peso dell'inganno è tale da non intravedere nessun'altra forma di liberazione se non il suicidio.
Pare che questo fosse il
vero finale, Gary Cooper che se ne frega dei tentativi che fanno i suoi sostenitori per dissuaderlo e si getta da un palazzo.
Pare. In realtà il John Doe del film si lascia convincere.
Ecco, il John Doe del fumetto invece decide che l'unica via che l'eroe può seguire è quella della morte (editoriale).
Il Golden Boy è così, abbiamo imparato a conoscerlo ormai, se c'è una regola lui deve per forza infrangerla.
Dicono che sono i lettori che decretano la sparizione di un fumetto? Bene, lui di questo se ne frega, decide lui quando e come abbandonare!
E poco importa se per farlo dovrà ingannare tutti, scendere a compromessi con il proprio creatore, smettere di essere per conquistare lo status di essere.
John, che da uomo era divenuto Dio, ora da Dio si fa uomo e nella sua via Crucis dei generi sanguina la propria fine.
John che chiude alle proprie spalle la porta dell'irrealtà per ritrovarsi nel mondo degli umani.
John che da illuso creatore si riscopre creatura, robot assemblato pezzo per pezzo nei laboratori mentali dei tre autori.
John che, cazzo, è il piacente John Doe mica il mostro di Frankenstein. Potrà dileguarsi tra la folla, diventare quel qualunque che il suo nome rappresenta, in nomen omen è quasi una regola no?
Già, le regole ...
Vabbè, ci siamo capiti.
La storia scivola docile verso il finale.
Bartoli e Recchioni giocano. Giocano con le metafore, con lo spazio e con il tempo. Infrangono dimensioni, cuori, vite, morti.
Cercano di sorprendere, ancora. Preparano un insolito solito solo per il gusto di evitarlo, illudono, sviano. Dicono, sì c'avevamo pensato anche noi, ma no!
Si divertono. Pare anche quello, sì.
Cosa rimane?
Ah, le Alte Sfere. La nemesi. Gli imperatori da compiacere, il pubblico per cui essere giullare, noi: i lettori!
(Sì per chi non lo avesse capito quest'ultima stagione è stato un esperimento metafumettistico volto al trasportare l'eroe di fantasia nella nostra realtà costringendolo dapprima a scontrarsi con i propri creatori per poi metterlo a confronto con la massa variegata dei lettori fino a farne emergere il relativismo e l'impossibilità di fissare la vera anima di un personaggio dato che questa risulta composta dalle esigenze e dalle aspirazioni di differenti categorie di fruitori [il non mettere le virgole in questa frase fa parte dell'esperimento]).
Ci sono le pagine bianche, sì, ma da qui in poi diventa una cosa personale.
Quel che succede sulla carta è solo un'ipotesi, un esempio. In realtà il discorso è tra noi e John, tra ciò che vorremmo e ciò su cui incespichiamo inevitabilmente a ogni vignetta.
Pare addirittura scontato il suggerimento ad arrangiarci, disegnarcelo da soli, comporcelo come vogliamo il nostro John Doe (nooo, era quello il senso della copertina quindi?).
...
...
...
Ci siete cascati vero?
Quasi anch'io, quasi. Tutti quei
John ha fatto questo,
John ha detto quello, e
in realtà,
vero,
falso, e
John è ed è stato. Eccolo lì l'inganno: John non esiste, non così.
E' un personaggio dei fumetti.
Ve l'avevo detto che finiva così!
C'è un quadro di Magritte,s'intitola
I due misteri.
C'è disegnato il famoso quadro della pipa, quella che non è una pipa, e poi, fuori dal quadro c'è una pipa vera. O meglio, c'è un'idea di pipa, un'interpretazione iperuranica
Ecco, la pipa irreale, dipinta in un quadro che afferma lui stesso che non è una pipa, contrapposta alla pipa reale.
Bene, John Doe è quella pipa lì.
Quale, direte? Quella reale o quella finta?
Entrambe. Sono entrambe pipe disegnate, nessuna delle due è reale, uscire dal quadro è servito soltanto a finire in un altro quadro.
L'uscita da un fumetto confluisce inevitabilmente in un altro fumetto, l'essere un personaggio inventato non ha redenzione, non contempla sanatorie.
Non c'è via di scampo!
Dunque finisce così, con una risata soddisfatta e inaspettata che inganna addirittura il magone commosso che la fine di un'epoca si porta sempre con sé.
Adesso mi verrebbe da scrivere che c'è il vissuto di ogni lettore tra gli spazi bianchi di un albo, anche il mio. E quando ho comprato il primo John Doe, a dov'ero, con chi ero... e il secondo, e il terzo.
E l'ultimo.
L'ultimo.
Ma vabbé, questa è un'altra storia.
[Grazie a tutti quelli che l'hanno scritto (
lui,
lui e
lui) e che l'hanno disegnato. Un po' meno a quelli che l'hanno editato che ci son sempre quei fastidiosi refusi che... vabbè, grazie a tutti.]
Ah, visto che c'è sicuramente chi non capirà e vorrà assolutamente sapere chi è il misterioso personaggio che ritorna nel finale, beh, anni e anni di C.S.I. in tutte le città degli Stati uniti mi hanno insegnato qualche trucco.
Se avete una foto che il carnefice ha scattato alla vittima, garantito al 100% che ingrandendo l'iride degli occhi scorgerete nel riflesso il volto dell'assassino.
Visto?
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Maledetto Kiwi, lo sapevo che saresti tornato! |
Addio, John. E grazie di niente.