naM-taR |
Ho comprato il primo Rat-Man nell'aprile del 1997, pescato a caso tra il porno dell'edicola sotto la caserma, ero a Roma.
Poi è ricapitato. Non l'avevo ben capita la periodicità, ma è ricapitato. Forse era trimestrale.
Mi sono congedato alla fine di quell'anno, con la cartolina rossa in mano e un interrogativo pesante a coprirmi il futuro.Avevo il cuore calmo e un'incoscienza di base che non mi faceva crescere.
Non ci sono passato in edicola quel giorno. E infatti il 4 di Rat-Man non ce l'ho mai avuto.
Non l'ho mai letto, ho anche preso un giorno una qualche raccolta ma non l'ho mai letto.
Dal cinque poi ho ricominciato, lentamente, come quando si riprende a respirare normalmente dopo la pleurite. Sei, sette, dodici, cinquanta, settantasei, novanta, cento. Tutti lì, ben impilati sulla scrivania.
Ce n'è uno con un orecchia che col terremoto l'anno scorso son caduti, un paio sono rovinati da quel mezzo limone che qualcuno ha pensato di mettere per spaventare i gatti, uno forse ha addirittura qualche vignetta colorata, una pagina è mezza staccata di sicuro. Due traslochi, qualche terremoto, un paio di alluvioni, giri in macchina, qualche lancio, i gatti, le chiavi buttate sulla libreria.
Niente, il senso è che sono pieni di vita quei giornaletti consumati.
La mia vita. Consumata.
E lì davanti sono passati amici, ridendo solitamente, e amori inascoltati, alcuni inattesi altri inesatti. Ho rubato baci a qualche risvolto impensabile, altri ne ho dati, ogni giorno con un ciao e un ti amo. Abbiamo sfilato, come su di una giostra, a ripercorrere con indifferenza quell'abitudine di essere, uno dopo l'altro in processione di fronte a quel variegato plotone d'esecuzione.
E sarà stato il tempo, sarà stata la troppa vita che d'improvviso mi ha sorpreso, è che la gente come me si rende conto di aver vissuto solo nel momento in cui sta traslocando.
Come pesci non badiamo all'acqua se non nell'istante in cui inizia a mancarci, viviamo di base, nemmeno per istinto ma per implicita essenza, tendiamo gli archi branchiali senza nemmeno rendercene conto e solo il cambiamento ci dà la giusta misura di quel che siamo, solo l'evolverci, il tramutarsi da pesci ad anfibi, ci pone finalmente di fronte a quel che siamo diventati. A come una pinna caudale si trasformi in un faticoso aratro mentre si striscia a terra, a quanto bruci l'ossigeno dell'aria, a come siamo fatti, quanto peso ci portiamo addosso e non è un male.
Sarà che sono passati diciassette anni da quel giorno di aprile in cui all'edicola di corso Francia ho comprato il primo Rat-Man. E Blue.
Sarà che in diciassette anni ho vissuto, mi sono innamorato, ho conosciuto persone incredibili, mi sono innamorato di nuovo, ho sofferto come non avrei pensato, ho perso, ho perso quasi tutto in certi istanti, e mi sono riempito le tasche di vita, di gente e silenzio, di sguardi e impressioni, illusioni, cicatrici, tormenti, sonni leggeri, attimi. Momenti scanditi da quel giro in edicola ogni due mesi, dall'odore buono della carta ruvida, dal quel nuovo colore a tracciare un altro segno sul muro, come un carcerato, prigioniero inconsapevole di me stesso.
È che ora, al vedere che tutta quella vita se ne sta comoda in una borsa della Coop, che il fremito di ogni attesa si scioglie nel comprimere di quella plastica frusciante, tutta la mia vita in una borsa della Coop.
Beh, a me un po' di tristezza la fa.
Insomma, Ortolani, perché 'sti Rat-Man non li hai fatti più grossi? Bastava che so, fare i disegni col carioca quello a punta grossa, oppure mettere una vignetta per pagina, o ancora lasciare tutti i dialoghi a parte sulle pagine in fondo, magari potevi usare la carta grossa dei menu delle pizzerie, mettere la storia anche in inglese come nei dvd, o forse solo lasciare delle pagine vuote da riempire, tante pagine bianche.
È così che fa la vita.
Ecco, io vado avanti col trasloco.